Cacciatrice di nazisiti, schiaffeggiò Kiesinger

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La giornalista Beate Klarsfeld, candidata della Linke alla presidenza della repubblica, divenne famosa il 7 novembre 1968, quando salì sul podio di un congresso della Cdu a Berlino e mollò uno schiaffo al cancelliere Kurt Kiesinger, tra il ’66 e il ’69 alla guida di una grande coalizione con i socialdemocratici. Prima di essere portata via dal servizio di sicurezza riuscì a gridargli per tre volte «Nazi, Nazi, Nazi», nazista. Kiesinger era stato iscritto al partito nazionalsocialista Nsdap sin dal febbraio 1933. Dal 1940 aveva lavorato al ministero degli esteri come vicedirettore del dipartimento per la politica radiofonica, che gestiva una rete di emittenti straniere filotedesche e, in collegamento col ministero della propaganda, organizzava campagne antisemite e di sostegno alla politica militare del Reich . Nata a Berlino il 13 febbraio 1939, Beate Kà¼nzel partì nel 1960 per Parigi pensando di lavorare un anno come ragazza alla pari. Ci restò molto più a lungo. Lì venne confrontata col punto di vista francese sulla guerra. Lì conobbe lo storico e avvocato Serge Klarsfeld, ebreo francese, che aveva perso il padre a Auschwitz, e che divenne suo maritò nel 1963. Dal 1964 lavorò come segretaria per un’associazione che si proponeva di intensificare i contatti tra giovani francesi e tedeschi. Ma in seguito alla pubblicazione di due articoli critici su Kiesinger su una rivista francese, Beate Klarsfeld, nel frattempo iscritta alla Spd come membro estero, venne licenziata dal Deutsch-Franzà¶sisches Jugendwerk. Kiesinger restava invece imperterrito al suo posto, nonostante già  nel novembre 1966 la Rdt avesse pubblicato documenti compromettenti sul suo conto. Poteva contare anche sull’appoggio della Spd: l’antifascista Willy Brandt era ministro degli esteri e vicecancelliere nel suo gabinetto. Klarsfeld, non disposta a compromessi, già  il 2 aprile 1968, dalla tribuna del pubblico del parlamento di Bonn, gli aveva urlato «Nazista, dimettiti». Quella prima contestazione non ebbe conseguenze penali. Lo schiaffo a Kiesinger del novembre successivo costò invece a Klarsfeld una condanna per direttissima a un anno di carcere, che tuttavia, grazie alla sua seconda cittadinanza francese, non dovette subito scontare. Tornata a Parigi, ricevette un mazzo di rose rosse mandatole, in segno di riconoscimento per il suo gesto, dallo scrittore Heinrich Bà¶ll. In appello la pena venne ridotta a quattro mesi di carcere, sospesi con la condizionale. In tandem col marito, si dedicò negli anni seguenti a una sistematica caccia ai criminali nazisti. Furono i Klarsfeld a scovare nel 1972 in Bolivia Klaus Barbie, il capo della polizia nazista a Lione, che fu poi processato in Francia. Nel 1984 e nel 1985 Beate viaggiò in Cile e in Paraguay alla ricerca di Walter Rauff e Josef Mengele. Nel 1991 si batté invano per l’estradizione dalla Siria di Alois Brunner, che lì si era rifugiato. I Klarsfeld hanno pubblicato un libro con i nomi di 80mila ebrei deportati dalla Francia. Sono anche riusciti a raccogliere le fotografie di 11.400 bambini deportati. Questo lavoro è stato alla base di mostre che denunciano la complicità  delle ferrovie nelle deportazioni, organizzate in stazioni tedesche nonostante i divieti della Deutsche Bahn . Nell’aprile del 1968 Beate Klarsfeld era stata a Berlino est, per chiedere documenti su Kiesinger che ottenne. Lei stessa, nella sua biografia, aveva raccontato che la Rdt le aveva pagato 2000 marchi come onorario per un articolo su Kiesinger. Tanto è bastato alle testate del gruppo Springer per attaccarla come «agente» della Rdt. «Ho sempre agito per conto mio», replica Klarsfeld. Del resto nel 1971 aveva dimostrato davanti all’università  di Praga contro la «restalinizzazione, la repressione e l’antisemitismo», e in seguito non poté rimettere piede nella Rdt.


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