Il Corano bruciato: uccisi altri 2 militari americani

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Un altro effetto dell’ondata di indignazione suscitata dal rogo di alcune copie del Corano nella base Usa di Bagram. Da allora sono già  sei i militari Usa/Nato uccisi più la trentina di afghani nelle proteste successive. La dinamica dell’episodio di ieri non è chiara. Non si è capito se a sparare siano stati uno o due. Uno dei due pare sia un soldato afghano e un altro un insegnate che viveva nella base per alfabetizzare i soldati afghani. Entrambi sono stati abbattutti sul posto dal fuoco di risposta dei militari Usa. Le copie del Corano ufficialmente erano state mandate all’inceneritore della base di Bahram perchè usate dai prigionieri taleban per scambiarsi messaggi. Ma i resti bruciacchiati erano stati recuparati da addetti afghani che avevano fatto scoppiare lo scandalo. Da allora manifestazioni violente di protesta si sono susseguite in tutto il paese, almeno una trentina di manifestanti afghani uccisi dalla polizia, con i taleban che hanno avuto buon gioco a soffiare sul fuoco e incitare gli afghani (a cominciare da quelli con la divisa del governo Karzai) a uccidere quanti più «miscredenti» capitassero a tiro. Gli americani e la Nato stanno cercando di circoscrivere l’incendio che ha messo in una luce ancora più cruda il reale stato della situazione in Afghanistan dopo 11 anni di presenza Usa/Nato e quando mancano solo due anni all’annunciato ritiro delle truppe straniere. Le proteste contro il rogo del Corano sono «legittime», ha dovuto riconoscere ieri in una conferenza stampa a Kabul il capo della missione Onu in Afghanistan, Jan Kubis, chiedendo alle autorità  americane di prendere «misure disciplinari» contro i militari responsabili del gesto.


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