Il gioco d’azzardo sulla scuola cancella 10mila nuovi professori

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Secondo Renato Balduzzi infatti «la ludopatia (l’ossessione per il gioco, ndr) sarà  presto, prestissimo considerata a tutti gli effetti una malattia». Per ora sulla stabilizzazione di 10mila precari scoppia un pasticciaccio e sul dl semplificazioni il Pd addirittura minaccia di staccare la spina al governo Monti. 
Si era infatti deciso che la copertura finanziaria per le assunzioni sarebbe arrivata dalla tassazione su birra, alcolici e alcool etilico, ma nelle commissioni Affari costituzionali e attività  produttive della camera la norma non passa. Scomparse le nuove tasse, scomparsi anche i 10mila precari che per mezza giornata avevano sperato di essere assunti. A bocciare la copertura per le assunzioni, martedì notte, era stato il sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo, quello che vorrebbe vedere Berlusconi al Quirinale perché «ha salvato la democrazia». Ieri mattina entra in scena l’altro sottosegretario, Vittorio Grilli, e l’articolo 50 viene riformulato e poi approvato con qualche astuzia: il numero dell’organico potrà  aumentare con il crescere del numero degli studenti, ma soprattutto resta legato ai tagli alla scuola previsti dalla manovra Tremonti del 2008, come riferisce una gongolante Maria Stella Gelmini che segue passo passo la trattativa: «Non c’è alcuna stabilizzazione dei precari, ogni tre anni verrà  calcolato il fabbisogno di docenti e personale amministrativo sulla base della popolazione scolastica». Il Pd invece si infuria. Anche perché è ancora Polillo a insistere perché si cambi un’altra modifica introdotta al decreto, pena la presentazione in aula, da parte del governo, di un maxi-emendamento con un testo diverso da quello delle commissioni. L’intero dl infatti approda nell’aula di Montecitorio senza il fondo per gli imprevisti. 
Il capogruppo Pd in commissione affari costituzionali, Gianclaudio Bressa, alza allora la voce: «C’è da chiedersi chi sia Polillo e chi rappresenti, perché l’accordo tra il parlamento e il governo ha sempre previsto che la fiducia venisse apposta sul testo uscito dalla commissione; per quanto mi riguarda se così non dovesse essere proporrò al mio gruppo di non votare la fiducia al governo». 
Ipotesi allontanata prontamente dal capogruppo del Pd Dario Franceschini, che però sbotta: «In un sistema parlamentare dopo un voto della commissione gli organi dello stato devono collaborare a individuare le coperture, ma non contrastare un voto del parlamento». Gli risponde il presidente dei deputati pidiellini: «Il governo ha tenuto conto non solo del parere della ragioneria, ma anche della valutazione sostanzialmente negativa emersa nel dibattito della commissione bilancio che fino a prova contraria fa parte anch’essa della camera». Il segretario della Cgil scuola Mimmo Pantaleo parla invece di emendamento ipocrita perché restano i tagli e si aumenta l’età  pensionabile: «Le assunzioni rispetto all’aumento della popolazione scolastica in queste condizioni non ci saranno mai»


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