La caduta dello spread, sotto quota 300

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ROMA — Sono da poco passate le 10, quando sul mercato secondario accade ciò che in molti aspettavano, e auspicavano, da quando si sono spenti i fari della speculazione sull’Italia: il temutissimo spread, il differenziale di rendimento tra i Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale durata, termometro del grado di rischio del debito sovrano del Paese, scende sotto quota 300 punti. Meno di quattro mesi fa, in novembre, era a 575 punti, il record massimo toccato mentre i grandi investitori d’oltreoceano parlavano di limite di non ritorno per l’Italia. 
Lo spread raggiunge i 298 punti e poi cala fino a 292 punti, lo stesso livello dell’1 settembre, prima che la corsa al rialzo acquistasse velocità . Il rendimento si attesta al 4,73%, un tasso che non si vedeva addirittura da giugno. Nel corso della giornata le cose cambiano un po’: lo spread risale e chiude a 300,8 con un rendimento al 4,81%. 
La soglia dei 300 punti è ancora lì, ma ormai la discesa è una tendenza in atto e con essa le previsioni economiche più negative sembrano scongiurate: la recessione durerà  poco, il prossimo anno la crescita del Pil sarà  positiva, come dicono gli economisti della Banca d’Italia che, nel disegnare il quadro delle loro previsioni, hanno legato la realizzazione dello scenario più favorevole, o meglio meno negativo, alla discesa dello spread stabilmente sotto quota 300. In base a tali proiezioni l’economia dovrebbe stabilizzarsi nella seconda metà  dell’anno e riprendersi definitivamente nel 2013. Senza contare che c’è chi – e il direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni è tra questi – ha indicato come possibile anche un ritorno degli spread sotto i 200 punti. 
Certo la cautela non è mai troppa, i rischi sull’economia, a iniziare dal prezzo del petrolio, sono ancora tutti lì, come sottolinea a Francoforte il presidente della Bce, Mario Draghi, ma intanto sui mercati le tensioni si allentano. Il clima si distende sull’onda delle notizie provenienti da Atene che per la prima volta o quasi, da tre anni, producono un effetto positivo. L’esito dello scambio di titoli di Stato ellenici da parte dei creditori privati, segnala infatti il successo dell’operazione a poche ore dalla scadenza, allontanando così lo spettro del default della Grecia. 
A festeggiare sono anche le Borse europee che chiudono in positivo, con Francoforte e Parigi in vantaggio sulle altre proprio perché sono francesi e tedesche le banche più esposte nei confronti della Grecia. Comunque è il comparto creditizio a trainare i listini: Francoforte avanza 2,45%, Parigi segna un progresso del 2,54%, Londra sale dell’1,18%, Madrid dell’1,78% e Atene del 2,78%. Anche Piazza Affari chiude positiva guadagnando l’1,62%.
L’Italia «sta lavorando in maniera molto determinata e i mercati se ne accorgono. Comunque siamo solo all’inizio di un lungo lavoro da fare in favore del nostro Paese», commenta il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera.


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