Manganellate al leader della Val Susa “Quell’agente voleva spaccarmi la testa”

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BUSSOLENO – In Val Susa tutto accade appena si fa buio. È successo mercoledì sera quando una pioggia di lacrimogeni e cariche furiose hanno sgombrato lo svincolo di Chianocchio, liberando l’autostrada per il Frejus. E succede alle 20 di ieri quando due cortei partono da Bussoleno, uno per occupare ancora l’A32, all’altezza della galleria Pra’ Pontin, cinque chilometri di tunnel tra Bussoleno e Susa, l’altro diretto allo svincolo di Chianocco, presidiato da carabinieri e polizia.
Un altro giorno di rabbia in Val di Susa. Le botte di mercoledì sera hanno lasciato il segno: i feriti tra i No-Tav si contano a decine. In pochi si sono presentati agli ospedali però. Tra loro c’è anche Alberto Perino, l’uomo che volle farsi leader. Alle 18 si presenta all’assemblea nella piazza del mercato a Bussoleno mostrando l’ingessatura al gomito: «Volevano spaccarmi la testa – racconta – non gli è parso vero di avermi a loro disposizione. Stavo parlando con un colonnello dei carabinieri del più e del meno. Improvvisamente ho visto venirmi contro un poliziotto con la faccia rotonda e con il manganello alzato. Ha mirato alla testa. Ho alzato il braccio per parare il colpo e ho sentito che il gomito era partito. Mi ha salvato un carabiniere che si è messo tra me e il manganello, parando i colpi con la sua schiena».
Che mercoledì sera le cariche siano state particolarmente violente non ci sono dubbi. Dopo quattro ore faccia a faccia con gli ultimi irriducibili sull’unica rampa dello svincolo ancora occupata a sostenere immobili insulti e cori sprezzanti poliziotti e carabinieri hanno picchiato duro. Paoletta Montaldo, titolare del ristorante La Rosa blu, a pochi passi dallo svincolo, mostra il pannello di compensato che sostituisce la porta mandata in frantumi dai manganelli e spiega: «Avevo chiuso le porte per proteggere i clienti, l’hanno buttato giù i poliziotti. Poi una volta dentro non hanno toccato nessuno, solo controllato i documenti…».
Al mattino si sono contate auto con i vetri rotti mentre nei giardini si raccoglievano i bossoli dei lacrimogeni. «Abbiamo tentato sino all’ultimo di evitare le cariche. Non c’è stato modo di convincerli». ammette un dirigente delle forze dell’ordine. Il bilancio finale di quella sera di violenza registra venti feriti tra i poliziotti e otto tra i carabinieri, cinque manifestanti denunciati e uno, Federico Cambursano, 32 anni di Bussoleno, arrestato. E soprattutto una rabbia profonda che avvelena la valle.


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