Militare Usa fa strage di civili tra le vittime 9 sono bambini

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KANDAHAR – E’ stato un crollo nervoso, forse una follia scattata in un soldato americano. L’esercito non ha spiegazioni, così come non ne ha la Casa Bianca. Ma alle tre di notte (le 6,30 italiane), il militare ha lasciato la sua base, è entrato in tre case di due villaggi – Alkozai e Balandi, del distretto di Panjwai -, e ha cominciato a sparare. Nella prima abitazione, che si trova a circa 450 metri dalla base Usa, ha ucciso 11 persone, tra cui donne e bambini piccoli. Poi ha continuato in altre due case dove, secondo le forze dell’ordine afghane, ha lasciato a terra altri sette cadaveri.
Il ministro afghano Asadullah Khalid ha comunicato per il momento la morte di 16 persone. I feriti, tra i cinque e i nove, sono stati portati in un ospedale vicino, ma il bilancio resta incerto. Dopo la carneficina, il soldato si è consegnato ai suoi superiori ed è stato arrestato. Secondo il racconto di un reporter che si trovava sul posto ed è entrato nelle case, i bimbi uccisi non avevano più di 2-3 anni.
“In una delle abitazioni c’erano i corpi di dieci persone, fra cui donne e bambini, che erano stati tutti uccisi e bruciati in una stanza. Un’altra donna invece giaceva morta all’entrata della casa. Sono stati uccisi e bruciati. Ho visto fra i cadaveri almeno due bambini di età  fra i due e i tre anni, che erano  stati bruciati”, ha raccontato il giornalista. Il presidente afghano Hamid Karzai ha comunicato poco dopo che tra le vittime ci sono “nove bambini e tre donne”. Per il capo del Paese si è trattato di “omicidi intenzionali” e ha chiesto alla Nato di fornire spiegazioni. Karzai ha condannato “l’imperdonabile” gesto. “Quando afghani vengono deliberatamente uccisi dalle forze americane, si tratta di azioni di omicidio e terrore, azioni imperdonabili”, ha detto.


I testimoni.
Il distretto colpito si trova a sud-ovest di Kandahar City ed è stato uno dei campi di battaglia più duri della guerra in Afghanistan, oltre che luogo di nascita del movimento dei Talebani. Un abitante del villaggio, Aminullah, ha raccontato: “Una delle case in cui è entrato a uccidere appartiene a un anziano della comunità , Mohammad Wazir. Non sappiamo il motivo per cui il soldato abbia agito”. Poi ha aggiunto: “Era solo. Non c’è stata lotta, non ci sono state reazioni”. L’esercito americano continua a ripetere di non sapere cosa possa aver spinto il soldato al gesto folle. Ma altri testimoni raccontano l’attacco non di un killer solitario impazzito, ma di un “gruppo di soldati americani, che ridevano ed erano ubriachi”. Haji Samad, abitante di uno dei due villaggi colpiti, ha parlato di “soldati ubriachi che sparavano all’impazzata”. Lui al momento del massacro, in piena notte, era fuori casa. La tv ha mostrato immagini dell’interno della casa con sangue dappertutto. I soldati “hanno versato liquido infiammabile sui corpi e tentato di dargli fuoco”, ha raccontato Samad. 

L’inchiesta. Il generale americano John Allen, che dirige l’Isaf ha assicurato che tutte le persone responsabili del massacro dovranno rispondere “pienamente dei loro atti”, promettendo una “inchiesta rapida e approfondita”. “Sono determinato a fare in modo che ogni persona la cui responsabilità  sarà  accertata risponda per i suoi atti”, ha detto il generale Allen in un comunicato. L’ufficiale si è impegnato “con il popolo afgano affinché sia svolta una inchiesta rapida e approfondita”.

La versione talebana. Secondo il portavoce dei talebani, Qari Mohammad Yusuf Ahmadi, si sarebbe trattato di un vero attacco, e non di un gesto isolato. Ahmadi ha detto che non uno, ma più soldati “hanno attaccato numerose case del villaggio di Balambi” e “secondo testimoni vi sarebbero una cinquantina di cadaveri”, fra cui undici appartengono alla famiglia di Mohammad Wazir”. Su internet il commento dei talebani è duro: “Le cosiddette forze di pace americane – si legge – si sono ancora una volta dissetate con il sangue di innocenti civili afghani nella provincia di Kandahar”.

Casa Bianca: “Addolorati”.
La carneficina di oggi si è verificata poche settimane dopo la vicenda deicorani bruciati da militari Usa 2, proprio quando l’ondata di protesta, con diversi morti tra cui anche soldati americani, iniziava a calmarsi. Il ministero della Difesa afghano si è detto “profondamente scioccato e addolorato per l’uccisione di civili innocenti per mano delle forze della coalizione internazionale”. Sullo stesso tono il commento di Caitlin Hayden, portavoce della Consiglio nazionale di sicurezza della Casa Bianca, che ha riferito come il presidente Barack Obama e il segretario alla Difesa Leon Panetta siano stati informati dell’incidente. “Siamo molto addolorati e stiamo controllando la situazione da vicino”, ha detto Hayden. 

Obama – “Questo incidente è tragico e scioccante, e non rappresenta l’eccezionale carattere del nostro esercito e del rispetto che gli Usa hanno nei confronti del popolo afghano”, ha detto Barack Obama nel suo primo commento alla tragedia di Kandahar. Il presidente Usa ha aggiunto che è indispensabile “accertare i fatti e assicurare, nel tempo più breve possibile, i responsabili alla giustizia. Il mio pieno appoggio va al lavoro del capo della Difesa Leon Panetta e del generale Allen perchè si faccia piena luce”. Il presidente americano ha chiamato al telefono il presidente afgano Hamid Karzai per “esprimere il suo shock e la sua tristezza per la notizia dell’uccisione e il ferimento di civili”. Obama “ha espresso le sue condoglianze al popolo afgano e ha ribadito l’impegno a chiarire tutti gli aspetti della tragedia”.

La protesta.
Nel distretto di Panjwai ora è scoppiata la protesta. Entrambi i villaggi dove sono morte le persone chiedono al presidente Karzai di punire il soldato o di consegnarlo a loro. E l’ambasciata Usa ha avvertito coloro che si trovano nella provincia di Kandahar di “muoversi con cautela” perché esiste il serio rischio di rappresaglie anti-americane. Con un comunicato anche la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ha espresso cordoglio per le vittime definendo il fatto “profondamente deplorevole” e ha promesso un’inchiesta congiunta dei militari Usa e delle autorità  afghane. Il vice comandante, generale Adrian Bradshaw, sostiene di non essere “in grado di spiegare le ragioni del gesto del soldato”. Bradshaw ha aggiunto che si è trattato di “un gesto disumano” che “non faceva in alcun modo parte di un’attività  autorizzata dell’Isaf”.

Il summit di maggio a rischio.
Questa mattina durante un evento pubblico, il presidente Karzai ha sottolineato la necessità  che le forze straniere lascino il Paese. “Abbiamo un forte esercito e una forte polizia. Quindi va a nostro beneficio avere buone relazioni con la comunità  internazionale, non avere le truppe internazionali nel nostro territorio”, ha detto. Il governo afghano, ha aggiunto Karzai, è in attesa di firmare un accordo di partnership reciproca con gli Usa prima di un summit della Nato che si riunirà  a Chicago a maggio, “ma intanto è importante che le forze straniere lascino il Paese per garantire la sovranità  nazionale. Le forze internazionali che rimarranno dopo il 2014 dovrebbero operare sotto strette linee guida che definiscano le loro responsabilità  e anche quando possono o meno lasciare le basi”. Come condizione per firmare l’accordo, Karzai ha chiesto che le forze internazionali smettano di condurre raid notturni nelle case in cerca di sospetti militanti.

(11 marzo 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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