Confindustria, via libera a Squinzi

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ROMA – Giorgio Squinzi, classe 1943 fondatore della Mapei, multinazionale della chimica, ha incassato ieri il via libera della Giunta della Confindustria sul programma e la squadra (119 vicepresidenti e cinque comitati tecnici) con cui intende guidare l’associazione degli industriali nei prossimi quattro anni. Ha ottenuto 102 voti a favore, 21 contrari e 22 astensioni. Sarà  l’assemblea, il 23 maggio prossimo, a eleggerlo formalmente presidente, il ventottesimo della centenaria storia della Confindustria. Ma la sua è stata anche una delle elezioni più contrastate.
Il voto di ieri ha rafforzato Squinzi rispetto all’esile maggioranza (undici voti) con la quale aveva superato l’altro candidato Alberto Bombassei nella corsa per la designazione a presidente. Il patron della Brembo si è astenuto, quasi un segno di riconciliazione dopo lo scontro molto aspro delle ultime settimane. I suoi di “Impresa al centro” si sono divisi tra voti contrari e astensioni. Il Veneto, che sembrava una delle roccaforti di Bombassei, si è espressa pubblicamente con il presidente regionale Andrea Tomat a favore di Squinzi. Nella cui squadra entrano due veneti: Stefano Dolcetta, ad della Fiamm, che da vicepresidente della Federmeccanica diventerà  vice di Confindustria con l’importante delega alle relazioni industriali; e Andrea Bolla che presiederà  il comitato tecnico per il fisco restando fino al 2013 anche presidente degli industriali di Verona. Dunque, si volta pagina.
Ma certo il programma stringato, e ancora senza alcuna “ideona”, per usare una recente espressione del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, non fa pensare a una svolta. L’impressione è che Squinzi voglia giocare molto sulla continuità  e volare, almeno all’inizio, molto basso pur annunciando, in vista dell’assemblea di maggio, una sorta di Manifesto programmatico per lo sviluppo. La lotta alla burocrazia è la priorità  del prossimo leader degli industriali, insieme a quella per la crescita dell’economia e la lotta per la legalità  (confermato Antonello Montante come delegato del presidente in questa funzione). Per quanto riguarda i rapporti con la Pubblica Amministrazione si registrano intanto «avanzamenti interessanti», ha detto Emma Marcegaglia, nella trattativa per lo smobilizzo dei crediti nei confronti delle imprese: «Siamo pronti a firmare con l’Abi anche un accordo dove le banche mettono a disposizione una prima tranche da 5 miliardi».
Nella squadra, in cui entra l’ad di Enel, Fulvio Conti (Centro studi), ha avuto super delega (lo sviluppo economico) Aurelio Regina, presidente di Unindustria Roma che, con la fusione tra le province laziali, è diventata un modello per la riorganizzazione di Confindustria. Di questo si occuperà  un comitato presieduto da Carlo Pesenti insieme al vicepresidente Antonella Mansi (ex Toscana), una delle tre donne in squadra (le altre sono Diana Bracco, con delega all’innovazione, e Lisa Ferrarini, tutela del made in Italy). Regina, invece, avrà  la politica industriale, dall’energia (tema delicatissimo per i conflitti che determina all’interno di Confindustria) alle infrastrutture. Tra i vice c’è Ivan Lo Bello, ex presidente della Confindustria Sicilia, che ha legato il suo nome alla lotta per far uscire dall’associazione le imprese in odore di mafia. Vicepresidenti anche Alessandro Laterza (Mezzogiorno) e Gaetano Maccaferri (Politiche regionali e semplificazione).


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