E Sarko mise in salvo l’orologio

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PARIGI — «Popolo di Francia, ascolta il mio appello… Francesi, aiutatemi! Aiutate la Francia!», grida Sarkozy sul palco di Place de la Concorde, domenica pomeriggio, concludendo il discorso prima di intonare la Marsigliese e scendere tra il pubblico per il bagno di folla, rituale momento di unione del condottiero con il suo popolo. Solo che, appena pochi istanti dopo la solenne invocazione repubblicana, e proprio mentre il presidente stringe le mani dei volenterosi cittadini che dovrebbero aiutarlo, l’uomo viene raggiunto da un pensiero più terreno: l’orologio. 
Un Patek Philippe. Valore 55 mila euro. Regalato da Carla, sua moglie, poco dopo il matrimonio, quattro anni fa, e da allora sempre al suo polso. Lì, non c’è sommo destino che tenga, bisogna salvare il gioiello anche lui toccato, forse un po’ troppo, dall’entusiasmo popolare. Sarkozy continua a stringere mani, a sorridere alle donne e agli uomini pronti a salvare con lui la Francia eterna ma intanto, con destrezza, si sfila velocemente il cronografo. Il Patek Philippe finisce al sicuro nella tasca della giacca, lontano dalle braccia operose — e magari malandrine, non si sa mai — dei suoi adorati concittadini. 
L’attimo è stato colto dalle telecamere di iTélé, e ha fatto ricordare il precedente del presidente americano George W. Bush, che nel 2007 durante una trionfale visita in Albania si fece — secondo la leggenda — rubare un ben più volgare Timex da 50 dollari. Le riprese mostrarono abbastanza chiaramente Bush stringere le mani con l’orologio al polso e un istante dopo senza, ma in quel caso la portavoce della Casa Bianca intervenne ufficialmente per evitare un incidente diplomatico: «Nessuno ha rubato l’orologio del presidente, se lo è tolto da solo». 
L’universale pratica del bagno di folla non è mai priva di rischi per i politici. Bisogna sopportare gli spintoni, magari anche i fischi, e avere i riflessi pronti. Dieci anni fa il centrista Franà§ois Bayrou rifilò un ceffone a un ragazzino che cercava di derubarlo, e gli gridò davanti alle telecamere «non provare a mettermi le mani in tasca!»; seguirono dibattiti e polemiche sulla legittimità  dello schiaffo per un ex ministro dell’Educazione. Più di recente, il candidato della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon è stato preso a male parole da un tizio che gli ha gridato «non mi piacciono gli ex ministri» e che si è preso la risposta «e a me non piacciono i cretini», mentre settimane fa Franà§ois Hollande si è lasciato infarinare da uno squilibrato poco prima di prendere la parola a un comizio. 
Sarkozy domenica ha salvato il regalo di matrimonio e il buon umore in una giornata importante, che avrebbe dovuto sancire la rimonta del presidente in carica nei confronti dello sfidante Franà§ois Hollande, da mesi favorito nella corsa all’Eliseo. Ieri però, a pochissimi giorni dal voto del 22 aprile, i sondaggi hanno indicato che il vantaggio del socialista aumenta: è dato vincitore — per la prima volta da settimane — anche al primo turno, e al secondo turno del 6 maggio Hollande potrebbe imporsi con il 55% contro il 45% di Sarkozy. E il premier in carica, Franà§ois Fillon, annuncia di volersi «prendere una pausa», dando l’impressione di uno sfaldamento del campo sarkozista. La rimonta di Nicolas sembra finita ma l’uomo, come dimostra il guizzo dell’orologio, ha mille risorse.


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