Il crimine globale non è un pranzo di gala

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Una città  di mare; un porto tra i più importanti d’Europa, porta di ingresso delle merci provenienti da mezzo mondo, ma anche uno degli hub più sensibili dell’economia che non ha conosciuto nessuna crisi, quella criminale. L’ultimo romanzo di Massimo Carlotto è ambientato a Marsiglia, oggetto del desiderio di servizi segreti e organizzazioni illegali, perché chi la controlla può controllare il flusso del commercio d’armi, di cocaina, eroina, del traffico di organi e dello smaltimento di rifiuti tossici. Come ogni grande metropoli europea è un milieu di uomini e donne provenienti da tutto il mondo. E come avviene anche per l’economia legale, ogni comunità  di migranti ha un ruolo specifico nella divisione del lavoro criminale. I messicani si danno da fare con lo spaccio di cocaina, forti dei legami con la madrepatria; gli asiatici con il traffico di organi, perché, come afferma con cinismo una delle protagoniste del romanzo, i «poveri possono finalmente essere utili per l’umanità », fornendo «pezzi di ricambio» per i ricchi. C’è la vecchia guardia della malavita locale – i corsi, soprattutto – ma si muove con cautela, perché i nuovi arrivati non rispettano nessuno dei codici d’onore della criminalità  e sono pronti a sparare e a dare vita alle tante guerre per il controllo del territorio. Ci sono anche poliziotti che non vogliono vedere la loro città  cadere nelle mani delle nuove organizzazioni criminali, che si muovono come pesci nel mare dei flussi di merci, capitali resi liberi dalla globalizzazione. La morte violenta, viene da annotare, è il compagno di vita di chiunque si muovi nelle strade di Marsiglia.
È da alcuni anni che Massimo Carlotto segnala, nei suoi noir, che la criminalità  organizzata è cambiata. Le mafie si contendono il controllo del mondo, in un gioco a risiko dove al posto dei piccoli carrarmati ci sono vite da sacrificare. Ma in questo Respiro corto (Einaudi, pp. 201, euro 17) lo scrittore italiano sposta l’attenzione sulle nuove generazioni criminali, cioè i giovani che vogliono scalzare dal podio i vecchi boss. Molti di loro sono violenti e non ci penserebbero due volte di uccidere il migliore amico per salire nella gerarchia della propria organizzazione criminale. Ci sono invece altri giovani che guardano con disgusto all’uso della violenza. Lavorano per una nuova organizzazione del crimine. C’è chi pianifica, progetta le cose e chi esegue gli ordini. A loro il compito di progettare, tessere legami con l’economia «legale» e, cosa più importante, entrare nel cerchio magico che racchiude esponenti politici e i «capitani di industria» che hanno saccheggiato le ricchezze pubbliche. Sono loro i protagonisti di questo romanzo. Hanno studiato in una prestigiosa università  inglese, quella di Leeds, con le rette pagata dalla camorra, la mafia russa e quella indiana. La quarta componente del gruppo viene da una rispettabile famiglia di banchieri svizzeri, ma vuole arrivare in cima, vuole il potere senza attendere la «successione». I «cattivi di Leeds» non hanno problemi di soldi, sono già  ricchi, ma vogliono una «vita pericolosa» dove le scariche di adrenalina produce, appunto, un «corto respiro». L’adrenalina è data non dalla violenza, che aborrono, ma dal realizzare un progetto che li rende sempre più potenti non solo a livello locale, ma su scala globale. Il russo viene mandato a Marsiglia dal servizio segreto russo, dopo che gli ha venduto la famiglia mafiosa. Deve costruire un’attività  imprenditoriale di copertura all’attività  del servizio segreto, che va a Marsiglia per neutralizzare un traffico di armi verso la Cecenia. 
Le pagine russe che aprono il romanzo tolgono il respiro. La caccia ai lupi in un paese vicino alla centrale di Chernobil rinviano a scene cyberpunk. Pochi sanno infatti che in quei luoghi da paesaggio «postatomico» sono organizzate battute di caccia per ricchi facoltosi. E poco noto è il fatto che esiste una fiorente industria del legname radioattiva che viene «ripulito» facendolo passare per legname slovacco. Beh, l’ispiratore del business è il giovane russo, che continuerà  i traffici per conto del servizio segreto. E come in una matrioska, emergono anche le altre figure dei «cattivi di Leeds». L’indiano gestisce la tratta dei migranti e la dismissione delle navi, che sono smontate pezzo dopo pezzo da un esercito di nuovi schiavi; l’italiano, dal canto suo, oltre a smistare i migranti provenienti dall’Asia, dirotta una parte di essi verso una clinica compiacente che li tratta come «pezzi di ricambio» per il traffico di organi. La donna ripulisce, tramite la banca dove lavora, i soldi sporchi accumulati. Marsiglia è la città  dove la criminale «banda dei quattro» vuole fare il grande salto. Vuole recidere definitivamente i legami familiare, mettersi in proprio e cominciare a salire verso l’Olimpo della finanza mondiale. Nella città  francese c’è però una poliziotta. Non va tanto per il sottile. È a capo di una specie di corpo separato della polizia che ha mano libera nel colpire il crimine. Creato dopo che la protagonista ha fallito nel tentativo di mandare nelle patrie galere la cricca politica-economica che si spartisce la torta degli affari, deve tenere sotto controllo la malavita locale. E visto che il fine giustifica i mezzi può assoldare mezze tacche e sfruttarle per portare sotto controllo le guerre per il territorio. 
Nella descrizione di Marsiglia, Carlotto non usa mezzi termini. Il crimine di strada è sempre violento, feroce. Si uccide e si viene uccisi; si violentano donne e uomini e si viene violentati. Non c’è pieta per nessuno. Questo romanzo disturberà  non poco le sicurezze dei cultori di Rousseau, laddove sosteneva che uomini e donne nascono buoni ed è la società  che li rende cattivi. In Respiro corto tutti sono cattivi per bramosia di soldi e di potere. Ma quello che appassiona in questo romanzo è appunto la trasformazione del crimine globale. C’è impresa a rete, decentramento produttivo che alimenta una nuova divisione internazionale del lavoro criminale che ha bisogno di un accentramento delle decisioni. Nelle mani della finanza, cioè come come avviene nell’economia legale. Il «respiro corto» dato dalla adrenalina per il grande progetto diventa quasi un rantolo. La lotta per il potere è infatti una cosa seria. E se non si è preparati è meglio lasciare il campo. Perché l’economia criminale globale non tollera improvvisazioni o dilettantismi. E a questo punto la parola torna alle armi. Perché il potere nasce sulle canna di un fucile a pompa.


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