Indignati, perquisizioni e arresti in tutta Italia

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Per individuarli sono stati passati al setaccio centinaia di filmati girati il 15 ottobre, molti dei quali presi anche da Youtube. Un lavoro certosino al quale hanno partecipato tutte le questure e i comandi provinciali dell’Arma dei carabinieri e che ieri ha portato all’emissione di 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti attivisti dell’area antagonista e anarchica, ma anche di alcuni ultras della Roma e del Teramo. Tutti sono accusati di devastazione, saccheggio e resistenza aggravata per le violenze compiute nella capitale durante la manifestazione degli indignati del 15 ottobre scorso. Tra i fatti contestati ci sono l’assalto al blindato dei carabinieri dato alle fiamme in piazza San Giovanni, il saccheggio del supermercato Elite e la devastazione dell’ufficio postale di via Cavour, oltre agli scontri avvenuti sempre a San Giovanni. «C’è stata un’aggressione preordinata e violentissima contro i rappresentanti delle forze dell’ordine», ha spiegato ieri il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile del pool antiterrorismo di Roma che ha coordinato le indagini condotte dal pm Francesco Minisci insieme Digos e Ros. La fine di questo nuovo filone di inchiesta (in tutto finora sono 34 le persone arrestate, 8 delle quali già  condannate con pene variabili tra i 4 e i 5 anni, e 50 quelle denunciate) ha provocato anche uno scontro tra toghe. La procura aveva chiesto infatti la custodia in carcere per tutte le persone arrestate, ma il gip Riccardo Amoroso ha preferito adottare provvedimenti meno severi come gli arresti domiciliari e l’obbligo di firma. Motivo per cui la procura ha già  annunciato che presenterà  ricorso al tribunale del Riesame.
Il blindato in fiamme. E’ sicuramente l’episodio più violento della giornata, tanto che le immagini del blindato di carabinieri prima circondato, poi assalito e infine dato alle fiamme dai dimostranti che inseguono colpendolo anche il carabiniere che si trovava alla guida, sono diventate uno dei simboli di quella giornata. «Un episodio gravissimo e di eccezionale violenza – scrive nella sua ordinanza il gip Riccardo Amoroso – di uno scenario tipico da guerriglia urbana, che avrebbe potuto avere conseguenze ben più drammatiche se il carabiniere non fosse riuscito a mettersi in salvo fuggendo». Al punto che per il giudice l’assalto al mezzo blindato integrerebbe «gli estremi del più grave delitto di tentato omicidio».
Sei le persone indagate per questo episodio. Si tratta di due romani legati per gli inquirenti al gruppo ultras della Roma «Offensiva Ultras», Giacomo Spinelli, 20 anni e Massimiliano Zassolo, di 28, di uno svizzero, Mirko Tomasetti, 30 anni di Baden, e di Davide Rossi, 30 anni, di Teramo, Marco Moscardelli, 33 anni di Giulianova e Mauro Gentile di Teramo. Con loro è indagato anche Cristian Quatraccioni, 33 anni di Teramo, che avrebbe preso parte all’assalto di un blindato della polizia sempre a San Giovanni. Il gruppo di Teramo sarebbe stato controllato da polizia e carabinieri che li hanno seguiti la mattina del 15 ottobre quando, insieme ad altri, sono partiti da Teramo in pullman diretti a Roma. In particolare Rossi e Gentile farebbero parte del gruppo «Azione antifascista Teramo» e secondo il questore di Teramo, Amalia di Ruocco, avrebbero segnato il loro passaggio nella capitale firmando sui muri con la scritta «Antifa Teramo». Nei filmati presi in esame dagli inquirenti si vede Rossi – che è risultato primo non eletto di Prc nelle ultime elezioni comunali – in felpa grigia con cappuccio mentre lancia pietre o altri oggetti contro il blindato poi dato alle fiamme.
L’assalto al supermercato. Graviterebbero tutte nell’area del movimento di lotta per la casa le persone indagate per l’assalto al supermercato Elite di via Cavour. Si tratta di Francesco Cesario, 58 anni, originario della provincia di Caserta e Richard Yabe Condori, 34 anni, boliviano. Entrambi abitano in uno stabile occupato di Roma e sono vicini al centro sociale Acrobax «impegnato – scrive il gip – nelle politiche sociali per la tutela delle classi più povere». Per quell’azione sono indagati anche Piero Rossi, romano di 55 anni, Nadia Vecchioli, 47, anche lei di Roma e Fabrizio Lisci, 45 di Oristano. Cesario e Condori, per gli inquirenti, avrebbero «protetto» il saccheggio del supermercato impedendo ad altri di entrare durante l’azione.
Scontri a San Giovanni. Quattro persone, infine, sono indagate per aver lanciato sanpietrini contro le forze dell’ordine. In questo caso si tratta di Davide Bastioli, 27anni di Foligno, Emanuele Bonafede, 28 anni di Roma identificato attraverso una fotografia scattata dalla Digos durante un presidio tenuto dai No Tav alla stazione Tiburtina di Roma il 6 ottobre 2011, Salvatore Pappalardo, 36 anni di Motta di Livenza, in provincia di Treviso e Giuseppe Parise, 52 anni, di Cosenza detto «il coreano». Per tutti loro, accusati di resistenza a pubblico ufficiale, il gip ha disposto l’obbligo di firma.


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