La Finanza dagli orafi di Ponte Vecchio gli incassi aumentano fino al 400%

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FIRENZE – Nessuna protesta, soltanto qualche sorriso un po’ tirato, «prego, venga» e qualche mugugno velenoso: «dopo i commercianti e gli industriali controlleranno anche i politici?». Gli orafi delle storiche botteghe di Ponte Vecchio a Firenze, uno dei tabernacoli del turismo internazionale, ieri mattina hanno aperto le porte agli ispettori dell’Agenzia delle entrate. Dopo Cortina, Portofino, Courmayeur e altri, tocca al cuore dello shopping sull’Arno. Venti controllie nessunoa campione: tutti mirati. Gli 007 del fisco sapevano dove andare, avevano un preciso elenco di indirizzi e si sono diretti là  dove, incrociando studi di settore e indicatori misti, le magre dichiarazioni dei redditi di certe botteghe allungavano ombre e sospetti. Alla fine della giornata non sono stati resi noti i risultati dei controlli rimandando l’elaborazione dei dati ai prossimi giorni, però qualche indizio è trapelato e sembra che rispetto alla media degli altri sabati di marzo si registri un sensibile aumento degli incassi in contanti: «in un caso quasi del 400% in più».

Non è stato un blitz, ma una visita discreta, passata quasi inosservata agli stormi di turisti che passeggiavano sul Ponte. Non fosse che ad un certo punto la voce in città  si è sparsa e telecamere e fotografi si sono affollati intorno al direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate. «Chi stanno intervistando?» ha chiesto qualcuno generando una epidemia di curiosità  negli altri passanti. Così si è creato un capannello di un cinquantina di persone e uno, tanto per buttare benzina sul fuoco, ha suggerito (a due settimane dalla bruciante sconfitta 0 a 5 della Fiorentina con la Juve): «Ma chi c’è, Del Piero?». Un altro alzandosi in punta di piedi per vedere meglio ha chiesto: «E’ uno del Grande Fratello?». Appena hanno capito che si trattava di Nunzio Garagozzo, direttore dell’Agenzia delle Entrate di Firenze, personaggio meno cool rispetto alle attese, il gruppo si è dissolto risucchiato dalle consuete rotte del turismo. «Ben vengano i controlli così toccheranno con mano che cos’è la crisi nel settore» spiega un dipendente della gioielleria Tozzi mentre un ispettore pattuglia gli scontrini della giornata. «I negozianti partono sempre come presunti colpevoli – racconta Roberta Vaggi, di una storica bottega non toccata dai controlli- qui non troveranno grandi irregolarità , si lavora soprattutto coi turisti stranieri e noi, come altri, facciamo le fatture per applicare ai clienti non europei la tax free, cioè lo sconto dell’Iva». A Ponte Vecchio non ci stannoa passare come evasori: «Chi compra qui paga con carte di credito o assegni, tutto è tracciato» spiegano alla gioielleria Elisabetta Fallaci. «Vengono a controllare gente che lavora dieci ore al giorno» sottolinea un altro.

La crisi economica e l’impennata dei prezzi dell’oro hanno cambiato i contenuti delle vetrine: «C’è meno oro da 18 carati, qualcuno vende anche quello a 9 e l’argento» aggiunge la presidente dell’Associazione Ponte Vecchio, Laura Piccini, 80 anni, a capo di una bottega passata da una generazione all’altra della stessa famiglia dal 1903. «Le tasse vanno pagate – prosegue – quindi niente da dire sui controlli, ma dopo i commercianti, i professionisti e gli industriali, li faranno sui politici che ci hanno portato in questa situazione? Controlleranno gli sprechi di denaro pubblico?». Il sindaco Matteo Renzi da Palazzo Vecchio approva «i controlli spot e simbolici» ma aggiunge «l’Agenzia dia anche risposta alle 30 segnalazioni fatte dal Comune su cittadini che non dichiarano nulla e possiedono tante macchine».


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