«Aiuto, manca tutto» E Casoria brucia l’arte contemporanea

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Il direttore del Cam (Contemporary art museum) di Casoria, Antonio Manfredi, e i suoi collaboratori ci hanno sperato con tutte le forze che qualcuno li fermasse. Hanno aspettato fino all’ultimo, precipitandosi ogni volta che squillava il telefono. Ed è squillato in continuazione, fra artisti che chiamavano per dare solidarietà  e giornalisti che chiedevano se fosse intervenuto qualcuno o qualcosa a far cambiare i programmi. Ma niente: un segnale da una qualunque istituzione non è arrivato. Non un politico o un amministratore. Qualcuno che si prendesse la responsabilità  di dire: fermatevi. E così, alle 6 di sera in punto, è andata in scena la protesta più clamorosa che Manfredi e il suo staff potessero ideare davanti al museo napoletano: il rogo di una delle opere esposte, laPromenade (un fiore su tela dipinto ad acrilico, valore tra i sette e i diecimila euro) della francese Séverine Bourguignon. E comunque la si pensi sull’arte contemporanea, l’atto di bruciare un quadro è un atto doloroso.
Manfredi ci è arrivato per disperazione. Dice: «La latitanza del presidente della commissione Cultura del Parlamento europeo Doris Pack, del ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi e del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro sulle problematiche culturali è scellerata. E fino a quando questi signori non vedranno con i loro occhi, con una visita ufficiale, le condizioni difficili nelle quali questo museo è diventato un avamposto sociale oltre che culturale, e fino a quando un’azione concreta non verrà  messa in atto per salvaguardare questa realtà , noi continueremo a bruciare le opere della nostra collezione permanente».
Al Cam chiedono l’assegnazione di fondi adeguati alla gestione di un museo e di uno spazio migliore rispetto al sottoscala di una scuola, dove al momento sono esposte le opere. E certo questa è una situazione estrema, ma oggi è tutta l’arte contemporanea italiana che soffre come mai prima. Del Madre di Napoli, ridotto ormai ai minimi termini, il «Corriere» ha riferito ieri. Ma lo scenario è desolante dappertutto: dalla Galleria civica di Trento al Man di Nuoro, dal Maxxi di Roma al Riso di Palermo. E non c’è differenza tra strutture pubbliche e private, i finanziamenti scarseggiano per tutti e per tutti il futuro è un grande punto interrogativo. L’Amaci, associazione che raccoglie 27 istituzioni del settore chiede un incontro al presidente del Consiglio Monti e al ministro della Cultura Ornaghi, non solo «per fare il punto sulle criticità  e le fragilità  del sistema museale dell’arte contemporanea in Italia», ma anche per «dimostrare al governo la capacità  dei nostri musei di generare cultura, educazione, formazione, occupazione e crescita economica in tutto il territorio nazionale».
L’Amaci parla di «grave danno di immagine a livello nazionale e internazionale all’intero sistema culturale italiano» provocato dal commissariamento del Maxxi, ma sull’argomento Ornaghi ha altre convinzioni. Ritiene il provvedimento «un atto dovuto» e dice che l’obiettivo del governo per il museo romano è «potenziarlo e salvaguardarlo».
Sul Cam, invece, il ministro non ha nulla da dire perché «non è di competenza dei Beni culturali». E con questo a Casoria possono mettere fine alle speranze. Il direttore Manfredi definisce il rogo di ieri «un momento drammatico» e ammette che di fronte al programma di continuare ancora oggi e domani e poi ancora e ancora, «i dubbi vengono perché è veramente brutto». Ma ha condiviso questa scelta con gli artisti coinvolti. Ieri Séverine Bourguignon è stata collegata via Skype con il museo per tutta la durata dell’operazione. «Un artista prova dolore ed emozione a veder distruggere un suo lavoro. Distruggere è un sacrificio, ma sostengo la protesta del Cam e spero nella reazione delle persone», dice. 
Anche Manfredi parla di «sacrificio», ma aggiunge che è «per il bene dell’arte e della cultura», e si pone come «capofila di un’azione di protesta allargata con l’appoggio degli artisti europei che vivono le stesse problematiche economiche. Stiamo facendo una rivoluzione, e nelle rivoluzioni purtroppo ci sono sempre le vittime». 
La prossima al Cam la conteranno oggi, anche se ovviamente sperano ancora che qualcuno si faccia vivo e li convinca a fermarsi. Altrimenti brucerà  un’opera di Rosaria Matarese. «Che però per fortuna è napoletana e quindi verrà  qui e ci penserà  lei», dice Manfredi. «Almeno stavolta mi risparmio di accendere il cerino».


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