Edonisti e pragmatici i filosofi della felicità 

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La lettura idealista della bioetica produce dissertazioni teoriche, casuistiche raffinate, retoriche brillanti, ma pochi risultati concreti. La filosofia viene praticata nell’astrazione pura, consacrando sempre un culto allo Spirito assoluto. Si commentano i grandi testi, si riprendono gli autori canonici, si producono dei concetti, ci si muove nella storia della filosofia proprio come fa un pesce nell’acqua, si aspetta il proprio turno… 
Dall’altra parte del pianeta, agli antipodi di questo pensiero, Peter Singer insegna all’università  di Melbourne (Australia) e dirige il centro di bioetica umana nel rispetto della tradizione utilitaristica anglosassone. Lì non disserta sugli autori canonici dei programmi universitari, ma su casi concreti. L’analisi dei testi serve a monte, e, nel caso particolare, serve a fabbricare un’intelligenza analitica che possa essere applicata ai fatti. leggere Platone, sì, ma non come un professore che sia costretto a commentare e a citare per tutta la vita questo o quel frammento della Repubblica… 
Tesi contro fatti, un concetto contro delle analisi, autori morti contro figure attuali, professori di fronte a filosofi – idealismo tedesco versus utilitarismo anglosassone: l’alternativa non permette ambiguità  e mette una contro l’altra una filosofia per filosofi e una filosofia pubblica, un discorso chiuso, riservato, elitario e un discorso aperto, in condivisione e democratico. Pensare per la casta o per il maggior numero di persone: non si sfugge ai termini di questa antinomia. 
Per praticare una filosofia popolare, non c’è nessun bisogno di diminuire o di impoverire il quadro generale, basta soltanto volere una forma accessibile, un’espressione generosa e per niente autistica. L’utilitarismo rifiuta le finzioni semantiche che servono a selezionare il pubblico e a rivolgersi solamente alla propria consorteria filosofica, nella maggior parte dei casi anch’essa costituita da gente di potere. Prendiamo in mano un testo qualsiasi di Jeremy Bentham, di John Stuart Mill – oppure anche di Peter Singer, Thomas Nagel o Stanley Cavell, solo per citare qualche vivente; di fatto, constateremo una filosofia incarnata… 
La Francia filosofica vive in regime di scrittura idealista. Subisce la legge dei vincitori – una mania… a mo’ di punizione – o si condanna a celebrare una tradizione di filosofi oscuri, illeggibili, fumosi, brillanti ma superficiali, concettuali e a loro agio nel cielo degli intellettuali ma incomprensibili ai più – una prosa che trasforma lo psittacismo in norma –, oppure si costruisce un discorso generale vagamente infarcito di autori canonici e ci si accontenta di spillare i luoghi comuni del momento. Evito i nomi… 
Fondamentale per l’utilitarismo è che, quando si scrive in una lingua semplice e ripulita da quelle che Bentham chiama le finzioni utili alla riproduzione del mondo com’è, non deve essere sacrificata la profondità . Nella storia delle idee, la sua traccia viene cancellata sotto i solchi scavati dalla colonna dei blindati idealisti: per esempio, Bentham produce gli idéologues francesi. ma chi è che legge ancora Cabanis, Destutt de Tracy o Volney, materialisti impenitenti? Chi è che conosce l’ottimo Rapporti del fisico e del morale dell’uomo (1802) del primo? D’altra parte, nessuno ignora l’esistenza della Fenomenologia dello spirito (1807)… 
Nel 1792, la rivoluzione francese dà  la cittadinanza francese a Jeremy Bentham – dopo di che, la sua patria d’adozione non è stata più adatta per lui… L’utilitarismo – sensualista, materialista, edonista, ateo – propone un’alternativa concreta al cristianesimo, anche alla sua versione laicizzata e kantiana. Forse è proprio in questa sua potenzialità  che bisogna vedere una delle ragioni dell’oblio, della disaffezione, del discredito o della cattiva reputazione filosofica di cui gode da due secoli. Karl Marx presenta il filosofo inglese come modello del pensiero borghese, come il suo pedante oracolo, come il genio della sua stupidità  – quante violenze si trovano nel Capitale – e Michel Foucault lo fa uscire dall’anonimato solo per farlo precipitare di nuovo nella vergogna: di fatto, Sorvegliare e punire lo trasforma nell’inventore della società  poliziesca, nello scienziato impazzito per la prigione a causa del suo panopticon, trascurando, in maniera incomprensibile, tutto il suo lavoro di umanizzazione delle pene e della giustizia, o anche – Reati contro se stessi: la pederastia (1785) – la sua battaglia contro la persecuzione, la reclusione e la condanna a morte degli omosessuali… 
Dell’utilitarismo, quindi, io voglio conservare lo spirito, i modi e i metodi: la preoccupazione per il concreto, l’uso dei concetti non tanto per se stessi, quanto per le possibilità  di analisi e di riflessione, l’accostamento immanente e materialista al mondo, la preferenza per le causalità  pragmatiche e non per i giochi teoretici sul linguaggio. E poi: io sottopongo i miei propositi alla finalità  edonista. La bioetica deve puntare alla felicità  del maggior numero possibile di persone. Non fosse per questo imperativo categorico, non meriterebbe un istante di fatica. 
(Traduzione di Michele Zaffarano e Luigi Toni)


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