Genova, si indaga per terrorismo un superteste ha visto chi ha sparato

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GENOVA – Il sorprendente silenzio degli attentatori è a suo modo un messaggio, che rende la sfida criminale ancora più complicata. Chi ha gambizzato il manager dell’Ansaldo? Ieri la procura di Genova ha aggiunto al fascicolo per lesioni, aperto subito dopo il ferimento di Roberto Adinolfi, un’aggravante che è una risposta: «finalità  terroristiche». Si indaga ufficialmente sull’arcipelago brigatista, perché la tecnica e l’obbiettivo dell’agguato sono quelli. Però 48 ore senza rivendicazioni incrinano un poco le certezze degli inquirenti. Che subito dopo lo sparo si sono mossi su due terreni: l’eversione di matrice marxista-leninista e il calderone anarco-insurrezionalista, campo ancor più scivoloso nelle sue derive ambientaliste. Ma adesso guardano con più attenzione anche ad un altro scenario, i cui protagonisti non avrebbero nessuna intenzione di farsi pubblicità . Quello delle commesse estere di Ansaldo Nucleare, di cui Adinolfi è amministratore delegato: un business di straordinarie proporzioni, su cui nell’Europa dell’Est vorrebbe mettere le mani la malavita organizzata locale. Facendosi annunciare da una revolverata sotto il ginocchio del numero uno dell’azienda italiana.
L’attentato era stato preparato da mesi, confermano gli investigatori. Parlano di almeno un “basista” genovese che avrebbe pedinato a lungo la vittima, studiandone a memoria i movimenti, suggerendo di colpire nel luogo e nel momento migliori, indicando un percorso di fuga in mezzo alla città  altrimenti troppo complicato. Provano a dare un volto ai due aggressori del manager. «È possibile che qualcuno li abbia visti senza casco», ipotizza il procuratore capo, Michele Di Lecce. Esiste un super-testimone? «Può darsi», taglia corto.
L’uomo che impugnava la Tokarev calibro 7,62 sarebbe alto un metro e ottanta, ha i capelli lunghi e gli occhi scuri. Ma forse ci sono altri elementi, estrapolati dalle telecamere a circuito chiuso di via Sauli, dove i due attentatori hanno abbandonato lo scooter nero usato durante la gambizzazione. E poi i filmati recuperati dall’atrio e dai binari delle due principali stazioni ferroviarie del capoluogo ligure, Brignole e Porta Principe. Ci sono buone ragioni per credere che lo sparatore e il suo complice si siano allontanati a bordo di un treno nella mattinata di lunedì.
Nei prossimi giorni verranno mostrate delle fotografie a Roberto Adinolfi? «Non lo escludo», risponde il pm Silvio Franz, titolare dell’indagine che lunedì aveva ascoltato a lungo il ferito in ospedale. «Ha confermato di non avere mai ricevuto minacce in passato. E mi è parso sinceramente sorpreso per quanto accadutogli». Nei prossimi giorni sarà  nuovamente interrogato.
«È stata un’azione di tipo militare, che presenta notevoli analogie con attentati compiuti dalle Brigate Rosse negli anni Settanta. E proprio ai danni di dirigenti dell’Ansaldo», ha spiegato il procuratore aggiunto Nicola Piacente. «Le modalità  utilizzate portano a ipotizzare lo scenario terroristico». Ma non tutto torna, dice il magistrato. «Perché non abbiamo nel nostro territorio frange terroristiche. Però abbiamo frange criminali. Per cui possiamo ipotizzare anche uno scenario criminale. Abbiamo anche frange anarchiche molto attive. Gli scenari sono molteplici. Fino a che non prevarrà  un’ipotesi sulle altre, per noi restano tutte valide».
Molto ruota intorno a quella troppo attesa rivendicazione. Ma questa volta non aspettatevi lettere o volantini. «Sono facilmente tracciabili», spiegano in procura. «Se si faranno vivi, gli attentatori utilizzeranno siti, mensili di area insurrezionalista, giornali clandestini». Massima attenzione dunque anche al web dove, nei mesi scorsi, sono stati pubblicati su siti specifici appelli a «alzare il tiro», oltre che l’elenco di società  e aziende che – come Ansaldo – si occupano di nucleare.
La pista eversiva resta quella “privilegiata”, ribadiscono gli investigatori. Ma è il caso di verificare se il lavoro, che porta regolarmente all’estero Adinolfi, potrebbe in qualche modo essere legato al drammatico episodio di lunedì. Oggi dovrebbero ascoltati alcuni colleghi del manager colpito. Tra di loro anche Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, proprietaria di Ansaldo Nucleare. Il dirigente genovese è da oggi sotto protezione, così come i familiari di Adinolfi. Lo ha deciso il comitato per la sicurezza presieduto dal prefetto Antonio Musolino: esiste il concreto pericolo di un nuovo attentato nel capoluogo ligure.


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