In Vaticano la guerra dello Ior i big della Chiesa contro Bertone per la scalata alla banca di Dio

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Città  del Vaticano – «La partita interna al Vaticano, adesso, si concentra tutta intorno allo Ior. Ed è un confronto in cui il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si gioca il proprio futuro. Una battaglia sotterranea, decisiva tanto per i flussi di danaro che accorrono nella casse dello Stato, quanto per gli equilibri di potere all’interno della Chiesa». Mentre nella Santa Sede le indagini sui “corvi”, gli autori della fuoriuscita dei documenti segreti, proseguono, le spie continuano a parlare. E svelano i retroscena dello scontro in atto dopo la cacciata del presidente della banca del Vaticano, l’economista Ettore Gotti Tedeschi.

IL LITIGIO SULL’IMU
Quando lo scorso anno uscì l’iniziativa di far pagare l’Imu, la nuova tassa ex Ici, anche agli edifici ecclesiastici, in Vaticano si cercò qualcuno che potesse affrontare in modo concreto la questione. Fu individuato il nome di Gotti, e il presidente dello Ior avviò uno studio approfondito. Cominciò a settembre, e l’analisi e stesura del documento durò tre-quattro mesi. Dei dettagli e dei capitoli di questa materia delicata l’economista di Piacenza ne parlò a lungo, e più volte, non solo con il Papa, ma anche con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Bertone e la Cei, la Conferenza episcopale dei vescovi, rimasero però del tutto fuori dalla partita. Alla fine, a dicembre, a studio ultimato, Gotti Tedeschi rimase molto amareggiato dalla bocciatura della sua proposta. Era stato messo a studiare l’argomento, e si riteneva che l’avesse risolto in modo appropriato. Eppure il suo dossier fu accantonato. I rapporti fra il segretario di Stato vaticano e il presidente dello Ior cominciarono ad allentarsi. «Purtroppo c’è qualcuno che non vuole assegnarmi questo piano», disse il capo della banca vaticana, dovendo abbandonare il progetto.

I FALLIMENTI
Banca del Fucino, Ospedale San Raffaele, Istituto Toniolo, legge antiriciclaggio. Il braccio di ferro tra Bertone e Gotti si consuma su altri dossier ritenuti di importanza rilevantissima per la Santa Sede. E l’asse con il segretario di Stato, pur solido all’inizio, si deteriora e si rompe. Fino a quando Gotti decide di parlare direttamente al Papa, a cui invia anche delle relazioni sulla situazione interna allo Ior.

IL MEMORANDUM
Da giovedì scorso, da quando Ettore Gotti Tedeschi è stato licenziato da parte del Consiglio di sovrintendenza dell’Istituto, l’ex capo della banca vaticana ha cominciato a stendere un suo memorandum di difesa. Ieri l’economista e banchiere era in ospedale per un’operazione. È rimasto sotto sedativi per tutto il resto della giornata, si è addormentato presto, ma ha fatto in tempo a leggere i giornali e si è informato sulle ultime novità  in Vaticano. «Mi sento – ha detto – come Cristo nell’orto degli Ulivi». Un commento l’ha dedicato a Carl Anderson, membro del board dello Ior, autore di una dura critica sulla gestione di Gotti. «Ieri era Pentecoste – ha detto l’ex presidente dello Ior – e ho pregato che lo Spirito Santo possa illuminare anche Carl Anderson, che è una persona che ho sempre stimato». 

LA SEGRETERIA SOTTO ASSEDIO
Bertone ieri ha avuto una serie di incontri interni, ha parlato molto al telefono, ha mandato dei messaggi. Sottoposto a critiche nonostante la sua fedeltà  provata a Benedetto XVI, di cui è da tantissimi anni il primo collaboratore, il segretario di Stato sta provando ad arginare l’ondata di polemiche. Il palazzo del governo vaticano appare come un fortino sotto attacco. Il segretario di Stato ha rinserrato le fila dei suoi fedelissimi, tra cui i cardinali Versaldi e Calcagno, e che annoverano anche le eminenze Bertello e Coccopalmerio. Ma Bertone sa di avere contro avversari di grosso calibro, tra cui quattro big. A Roma il cardinale Piacenza è accreditato da più parti come il suo possibile successore. Sono poi note le diversità  di approccio con il presidente della Cei, Bagnasco. Ci sono infine i cardinali lombardi Scola e Tettamanzi. E dopodomani, per l’appunto, il Papa andrà  per tre giorni in visita a Milano, dove nei conciliaboli a latere degli incontri ufficiali molte questioni saranno affrontate. Lo scenario più probabile è che Bertone, che a dicembre compirà  l’età  limite di 78 anni, chieda per quella data al Papa il pensionamento, e toccherà  quindi a un nuovo segretario di Stato.

I CANDIDATI ALLA SUCCESSIONE
Tra i successore a Gotti spunta ora l’ex governatore della Bundesbank, Hans Tietmayer. Ha 81 anni, ma ha compiuto da giovane studi di teologia, ed è inoltre tedesco. È il nome che piace di più al Papa e al suo segretario, monsignor Georg Gaenswein. Attenzione anche su Hermann Schmitz, che dalla scorsa settimana ha assunto la presidenza ad interim dell’Istituto. C’è poi l’americano Carl Anderson, e tre nomi italiani di tutto rispetto: il notaio torinese Antonio Maria Marocco, il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e il manager dell’Apsa, il patrimonio della sede apostolica, Paolo Mennini. 
Gotti ormai è il passato per lo Ior. Ma c’è chi, per rammentare l’estrema vicinanza fra lui e il Papa, ricorda oggi episodi come questo: «Gotti Tedeschi staccava la sera dal suo ufficio, chiedeva appuntamento al segretario del Papa padre Georg, e raggiungeva lo studio del Pontefice. Si sedevano insieme a parlare, e il banchiere aiutava Benedetto a stendere la sua Enciclica “Caritas in veritate”. Ora alle lacrime di Ratzinger per il suo amico si aggiunge la preoccupazione per chi prenderà  il suo posto».


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