Italia e Spagna fanno sprofondare l’Europa

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Il mercato dell’auto non gode di buona salute di questi tempi, e a trascinare le immatricolazioni europee verso il fondo è anche il crollo italiano. Per i 27 paesi europei (a cui si aggiungono quelli dell’area Efta) il saldo è negativo del 7,1 percento nei primi quattro mesi dell’anno, per l’Italia le perdite arrivano al 20,2 percento.
Pessima è la situazione in Grecia dove il mercato dell’automobile perde, nel mese di aprile, il 39,1 percento. Complessivamente i dati rispecchiano l’andamento economico dei economico dei paesi dell’area europea, con Germania e Inghilterra che continuano ad avanzare (con il +2,9 percento e +3,3 percento), la Francia che contiene le perdite a 1,9 punti percentuali, e Italia e Spagna come fanalini di coda che crollano del 18 e del 21,7 percento.
Non inducono all’ottimismo i dati del gruppo Fiat, con una quota di mercato che in aprile, si posiziona al 7,1 percento (contro il 7,5 percento di un anno prima). Il Lingotto si dice comunque soddisfatto sottolineando la ripresa rispetto al mese di marzo, quando la quota di mercato era al 5,4 percento, dovuto principalmente «al prolungato fermo italiano dei servizi di trasporto a mezzo bisarche di marzo». Nel primo quadrimestre di quest’anno Fiat e Chrysler hanno immatricolato 293 mila vetture che equivalgono a una quota del 6,5 percento.
«Non ci si può nascondere dietro lo sciopero dei padroncini delle bisarche, è una foglia di fico – commenta a caldo Giorgio Airaudo della Fiom – Fiat ha un problema di prodotto e di investimenti, perde quote di mercato e la strategia di Marchionne è illusoria». Nel paese c’è un’emergenza e senza un intervento del governo «tra qualche mese Marchionne ci porrà  un altro problema occupazionale», dice Airaudo. Un altro stabilimento a rischio, è il timore della Fiom, dopo Termini Imerese, Avellino (con la Irisbus) e Imola (con la Cnh). «Il governo deve battere un colpo, non solo nella direzione di incentivare nuovi investimenti ma soprattutto per non perdere quelli promessi», conclude.
«I vertici aziendali hanno ribadito la volontà  di continuare con il piano industriale presentato, destituendo di ogni fondamento la notizia relativa alla paventata chiusura di insediamenti industriali» si dice certa la ministra del lavoro Elsa Fornero parlando della Fiat, che poi spiega: «L’impegno del governo va nella direzione di creare un ambiente favorevole nel paese al fine di rafforzare le imprese già  operanti in Italia e di attrarre imprese per nuovi investimenti. A questi principi – ha concluso Fornero – è ispirata la riforma del lavoro presentata in Parlamento».
Contro quella riforma, che proprio a partire dai diktat della Fiat ha preso corpo, si mobilita la Fiom con la manifestazione di sabato a Firenze (ore 11 all’Auditorium del palazzo dei congressi). Un’assemblea-evento in una data non casuale – 20 maggio, giorno in cui nel 1970 fu approvato lo Statuto dei lavoratori – in cui a fare da mattatore sarà  Vauro. «Tenere insieme i diritti del lavoro, quelli della cittadinanza, i beni comuni e la giustizia ambientale è l’unico modo per difendere la democrazia». Quarantadue anni dopo la conquista dello Statuto ce n’è più che bisogno.


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