“La crisi? Ridateci i Colonnelli”

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Rabbia Una manifestazione ad Atene del partito conservatore Nea Democratia che con Antonis Samaras potrebbe aggiudicarsi il voto 10% Agli ultrà  I partiti dell’estrema destra potrebbero raggiungere insieme il 10 per cento nel voto di domani Militanti del movimento Alba dorata manifestano vicino ad Atene
L’ingresso è talmente insignificante che se non fosse per i due nerboruti militanti che lo presidiano con occhio torvo e braccia conserte, sarebbe difficile scovarlo. La sede di «Alba dorata» è un appartamentino al secondo piano di un vecchio edifico malandato, di fronte alla stazione di Atene. Dentro, una decina di replicanti dei due guardiani all’ingresso, con enormi bicipiti e tatuaggi sotto magliette attillate, si aggirano indaffarati nei preparativi per gli ultimi comizi. Alle pareti, una foto della festa annuale del partito per ricordare la vittoria di Leonidas, appena due millenni e mezzo fa. Ma anche striscioni di manifestazioni che recitano amenità  tipo «La Macedonia è Grecia». Fuan e rune come piovesse, su uno scaffale nero pece un libro dedicato al neofascista Mikis Mantakas.
Donne in giro, una. La somiglianza non inganna: è Urania, la figlia 24enne del capo, Nikos Michaloliakos. Siamo venuti a capire come fa un partito dello zero virgola (0,29% alle politiche del 2009) a balzare al 5,4% nei sondaggi con parole d’ordine come «Hitler è stato un grande personaggio» o proposte come quella di riempire le frontiere di mine antiuomo o di nazionalizzare le banche. «Tanto sono comunque di proprietà  degli ebrei», taglia corto Urania. Ah, ecco. E la dittatura dei colonnelli greci che si è conclusa neanche quaranta anni fa? «Ha avuto molti lati buoni, la sicurezza ad esempio» spiega come se niente fosse.
La sicurezza è ovviamente un grande tema di «Alba dorata» con un grande capro espiatorio, gli immigrati. Una delle idee che ha fatto crescere questo partito, almeno ad Atene dove sono entrati nel consiglio comunale, è che i militanti si offrono per accompagnare le vecchiette a ritirare la pensione o a fare un bancomat. Facendo leva sul mito della capitale violenta, assediata da immigrati.
Quando viriamo di nuovo sugli argomenti che li hanno fatti rimbalzare sui giornali di tutto il mondo, come i campi di sterminio, Urania non ha incertezze: «ci sono state molte bugie su quesi sei milioni. E poi anche i comunisti hanno ucciso milioni di persone». Anche se lei nega, «siamo nazionalisti, non neonazisti», le parole d’ordine sono esattamente quelle. Ogni tanto, mentre parliamo, si avvicina un ragazzo con aria minacciosa e le chiede se è tutto a posto. Ci domandiamo se è uno di quelli noti per terrorizzare e picchiare gli immigranti in giro per la città . Urania deve averci letto nel pensiero: «Non siamo stati noi a terrorizzare gli immigrati. È una bugia messa in giro dalla propaganda di sinistra». E anche sull’Europa, la posizione è aggressiva: «L’abbiamo pagato caro e dunque noi restiamo nell’euro. Ma i debiti non li ripaghiamo, sono delle banche che sono in mano ad americani ed ebrei».
Per la prima volta da quando è stato fondato, 27 anni fa, questo partito potrebbe superare la soglia di sbarramento e mandare una dozzina di deputati in Parlamento, se i pronostici saranno confermati. E negli ultimi tempi ha anche approfittato del calo di consensi che è toccato all’altro partito dell’estrema destra, il Laos. Che sconta il fatto di aver appoggiato per mesi il governo Papademos. Nostalgico, ma troppo poco arrabbiato, il partito di Yorgos Karatzaferis. Che è dato attorno al 3 o 4% e propone dazi e una doppia valuta per due anni: l’euro per il commercio con l’estero e la «eurodrachma» per l’economia domestica. Insieme, la destra estrema euroscettica sfiora insomma il 10%. Ma il fronte politico che minaccia di ridiscutere l’accordo con la Ue e il Fmi che in cambio dei mega salvataggi ha imposto un radicale aggiustamento dei conti è molto più vasto. A sinistra i comunisti del Kke non scendono a patti con nessuno ma chiedono tout court l’uscita dalla Ue oltre che dall’euro e sono al 10-12%. Altri partiti di sinistra come Syriza o la Sinistra democratica sono fumosi sulla moneta ma rifiutano la tabella di marcia della trojka. Nei sondaggi sono accreditati rispettivamente all’11 e al 3%.
Domani si presenteranno ben 32 partiti alle elezioni politiche greche, unanimemente considerate le più importanti dal 1974, dall’uscita dalla dittatura. Circa 10 riusciranno probabilmente a entrare in Parlamento superando il limite del 3%. Di questi, quelli che tifano esplicitamente per mantenere gli impegni con l’Europa per salvarsi dal fallimento sono solo due, quelli attualmente al governo. Sarà  una domenica da brivido domani. E non solo a Parigi.


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