La piccola editoria chiede più visibilità 

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Torino
Dal Salone del Libro di Torino, che chiude il suo venticinquesimo capitolo con un incremento di visitatori, in particolare di giovani, che molti non si aspettavano alla luce della crisi economica, arriva un ventata di ottimismo e di fiducia nella ripresa. Doveva essere la Librolandia della recessione e delle grida di dolore dell’editoria tradizionale, appena attenuati dalle timide speranze di quella del digitale, protagonista dell’edizione appena archiviata. Invece le biglietterie hanno fatto registrare un aumento di pubblico del 4,1 per cento rispetto all’anno scorso, che pure era quello delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità  d’Italia. È una percentuale che si traduce fra le 317 e le 318 mila presenze. Un vero record, soprattutto, viene raggiunto per quanto riguarda gli ingressi di ragazze e di ragazzi, non soltanto quelli delle scolaresche, che toccano quota 149,68 per cento. 
Sembrava essere, questo delle nozze d’argento, un Salone destinato a fungere se non proprio a un requiem, quantomeno a un forte ridimensionamento del libro di carta. A sorpresa, le cose non sono andate così. In controtendenza con il mercato librario fuori dai cancelli del Lingotto, gli editori non ne escono affatto tra pianti e lamenti, e, in qualche caso, sono decisamente contenti. I grandi gruppi, da Mondadori-Einaudi a Rcs Libri, a Feltrinelli, parlano di una crescita delle vendite che oscilla fra il 10 e il 12 per cento, grazie anche ad incontri affollati dei loro autori di punta come è stato il caso di Niccolò Ammaniti (oltre 200 persone rimaste fuori per la presentazione della sua raccolta di racconti Il momento è delicato) e ai record di marchi come Sperling & Kupfer (più 47%, con Sveva Casati Modignani a fare da traino). E se tra i medio-piccoli editori c’è chi riscontra flessioni come nottetempo e Pendragon, altri quali IBS, Lit (da Elliot a Castelvecchi), Sellerio, Voland, spiegano che il risultato è stato in media con quello della fiera del 2011. Newton Compton, poi, sale del 15 per cento, mentre Fandango e minimum fax si attestano addirittura rispettivamente al 35 e al 50 per cento in più nelle vendite.
Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero, timonieri della kermesse, sono più che soddisfatti e non lo nascondono alla conferenza stampa di chiusura, anticipata di un’ora per potere dare il campo libero ad Alessandro Del Piero, il capitano della Juventus atteso al Lingotto da una folla oceanica e assurto a simbolo, pure lui, della reazione alla crisi e della riscossa. Ricordano il successo riscosso dalle nazioni ospiti, la Romania e la Spagna, e snocciolano altre cifre: 70 mila persone hanno partecipato a incontri e dibattiti, che in tutto sono stati 1162. Hanno ancora il tempo di annunciare le novità  per il 2013. Si lavorerà , sul fronte internazionale, per vagliare la candidatura del Cile e per verificare un possibile sbarco della Colombia e della Guinea. Sul fronte interno, quindi, si vuole prestare una maggiore attenzione verso la piccola editoria, che non ha nascosto dubbi e critiche nemmeno questa volta sui costi troppo onerosi del soggiorno torinese. Al di là  di tutto, tuttavia, gli organizzatori di Librolandia possono godersi il meritato riposo con la consapevolezza di avere dimostrato che “facendo squadra”, come si dice, anche le partite più difficili si possono vincere. Come, del resto, testimonia la Juve di Del Piero.


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