Il potere e i sentimenti Il viaggio di Scalfari tra passione e ragione

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Torino – «È il mio libro più personale», dice Eugenio Scalfari presentando a Torino Scuote l’anima mia Eros (da un verso di Saffo). «Una discesa nella caverna oscura degli istinti nella quale mi hanno guido molte letture ma anche la mia esperienza personale». Il consuntivo d’una vita, una sorta di disvelamento del proprio vissuto filtrato attraverso la letteratura e la musica, la filosofia e la mitologia che è “sguardo sul mondo”. 
Da Shakespeare a Garcà­a Lorca, da Beethoven a Chopin, da Montaigne a Nietzsche, il viaggio sentimentale di Scalfari conosce varie soste. «Un viaggio di conoscenza», dice Walter Barberis nella gremita Sala Gialla che ospita l’incontro. «Un viaggio che dalla selva oscura conduce a rivedere le stelle», gli fa eco Scalfari richiamandosi a Dante. E in questa meditazione sul rapporto tra passione e ragione, istinto e raziocinio, un ruolo centrale riveste Eros, pulsione di vita e fonte inesausta di tutti i desideri, “molto presente nella mia vita in vari modi”. Lo scrive anche nelle ultime pagine del libro: «Sono stato una persona nutrita di affetti, quelli che in abbondanza ho ricevuto e quelli che ho dato con tutte le mie capacità  che avevo di dare, poche o molte che fossero». Ora al Salone ringrazia la sua grande famiglia, gli amici – in prima fila c’è anche Piero Fassino – e i suoi affetti privati, la moglie Serena e la figlia Enrica. 
Perché un altro libro, “scritto dal bordo del secolo”? Scalfari colloca il principio di questo inedito e “arrischiato” viaggio nella “splendida e tormentata adolescenza”, la stagione in cui incontra Italo Calvino. Ed è dalle sue Lezioni americane che il libro trae ispirazione. «Io, a differenza di Italo, sono stato un mercuriale che sognava di essere un saturnino. Ho fatto molti mestieri, ancor prima di fare il giornalista. E in realtà  non ho mai fatto il giornalista perché ho cominciato a scrivere sui giornali che ho fondato. Ma per fare tutte queste cose occorreva un temperamento mercuriale. Sono stato un mediatore di scambi, di commerci, di conflitti. Mi piace apprendere e insegnare. Tuttavia negli ultimi tempi mi sono accorto che sempre più di frequente mi piace stare da solo, luci basse e in sottofondo musica blues». Un ripiegamento malinconico che però non non è né tristezza né pensiero di morte.
La tristezza si coniuga spesso con il potere, «il prezzo pagato da chi lo esercita». Qui il discorso porta inevitabilmente all’attualità . «Il potere è amore per sé, ed entro certi limiti è fisiologico», dice Scalfari. «Al di là  di certi limiti sconfina nella patologia, nel narcisismo, nella brama sconfinata che confligge inevitabilmente con gli altri e finisce per schiacciarli». Il pubblico capisce ed applaude. «Non è un caso che qualcuno si richiami al partito dell’amore: vorrebbe che tutti si innamorassero della sua persona. E cerca di raggiungere l’obiettivo con tutti gli strumenti possibili, dalla corruzione alla cooptazione».
Barberis riconduce l’attenzione al “viaggio” compiuto da Scalfari, di cui Scuote l’anima mia Eros «è una tappa, non l’ultima». Ogni viaggio mette alla prova il viaggiatore, dice l’autore. Ma il senso ultimo può essere colto nelle righe che l’editore Einaudi valorizza nella quarta di copertina: «Vivetela bene la vostra piccola vita perché è la sola e immensa ricchezza di cui disponete. Non dilapidatela. Non difendetela con avarizia, non gettatela via oltre l’ostacolo. Vivetela con intensa passione, speranza, allegria».

 


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