Perché apollo lo condannò

Loading

Racconta Ovidio che in origine il corvo aveva le penne bianche. La cosa risulterà  sorprendente, perché certo non vi è color nero che sia più nero dell’ala del corvo, eppure quest’uccello aveva un dì il candido piumaggio di una colomba. Salvo che poi, a dispetto dei saggi ammonimenti della cornacchia, il corvo incorse in una colpa fatale: la delazione.
Bisogna sapere che il corvo era molto legato ad Apollo, di cui fungeva da messaggero e da famiglio. Gli dèi Greci avevano spesso al loro fianco uccelli prediletti: se ad Athena si associava la civetta, di Zeus era invece compagna l’aquila (e qualche volta il cuculo, ma solo quando si trattava di questioni d’amore). Apollo invece aveva il corvo per famulus, come dice Ovidio, in un certo senso quest’uccello ero il suo maggiordomo. Ora accadde che il dio si fosse innamorato di Coronide, una ragazza di straordinaria bellezza. Ad Apollo però Coronide preferiva Ischi, un giovane mortale, e con lui si univa segretamente. Un fatto inaudito, quando mai era accaduto che un immortale fosse tradito in amore da un mortale? La norma prevedeva se mai il contrario, erano gli dèi a sedurre le donne dei mortali. Il corvo, sospettoso e solerte, si era accorto della tresca, e nonostante gli ammonimenti della cornacchia – che lo invitava sostanzialmente a occuparsi dei fatti suoi – volò subito dal dio di cui era famulus per raccontargli tutto. Del resto i Greci sapevano che il corvo è un gran chiacchierone, può addirittura imitare il linguaggio degli uomini, proprio come parlante sarà  un giorno il corvo di Uccellacci e uccellini di Pasolini. Dunque il corvo fece la sua delazione e a questa notizia Apollo fu preso da tanto dolore e da tanta ira che trafisse la povera Coronide con una freccia, uccidendola. Un attimo prima che fosse troppo tardi, però, ebbe pietà  almeno del piccolo che la ragazza portava in grembo e lo estrasse con un taglio di lama: nacque così Asclepio, futuro dio della medicina e (sia detto per inciso) primo esempio di estrazione di un neonato per parto cesareo. Quanto al corvo, invece che premiata, la sua delazione fu punita. Apollo mutò infatti in nero “corvino” le candide penne del suo famiglio. Il fatto è che bisognerebbe dar sempre retta alle sagge cornacchie.
In realtà  Apollo si era proprio scelto il famulus sbagliato. Lo si vide anche in un’altra circostanza, in cui il corvo tradì la fiducia del padrone. Un giorno infatti il dio lo mandò a prendere dell’acqua, ma il corvo, vedendo un albero carico di fichi maturi, invece di fare quello che gli era stato richiesto, si mise a beccare i frutti e si scordò del suo incarico. Apollo si arrabbiò un’altra volta e lo punì in questo modo: d’ora in avanti, gli disse, non berrai una goccia d’acqua finché i fichi non saranno maturi! Perennemente assetato, con il suo gracchiare il corvo simula il gocciare della liquida sostanza che tanto vorrebbe inghiottire. Ma dal suo gracchio, dicevano ancora i Greci, bisogna guardarsi, perché in esso si nasconde un presagio di morte: simile al sinistro “nevermore!” del Corvo di Poe.
Eccolo dunque il corvo, maggiordomo traditore di un dio, famiglio sciatto e perennemente assetato, delatore capace di provocare attorno a sé morte e sventura, proprio come il misterioso “corvo” del film di Clouzot. Come se non bastasse, i Greci sostenevano perfino che quest’uccello, peraltro noto mangiatore di carogne, copulasse con la compagna attraverso la bocca – un’ulteriore e sconcia metafora della sua sciagurata loquacità . Chi mai vorrebbe prendere al suo servizio un personaggio del genere?


Related Articles

Il tempo degli ultimi, eredità futura

Loading

Sono loro i veri eletti «al Regno dei cieli» I commenti di Gianfranco Ravasi e Adriano Sofri

L’arte occidentale ha rappresentato Gesù senza requie, come nessun altro personaggio della storia. Lo ha dipinto, scolpito, adattato agli stili inseguendolo in tutte le fasi della sua vita. Forse l’immagine più frequente è stata quella di evocarlo come un rabbi, un maestro.

La versione di Tabucchi

Loading

TABUCCHI LE EMOZIONI DI UNO SCRITTORE DIETRO LO SCIAME DEI PENSIERIA un anno dalla scomparsa dell’autore di “Sostiene Pereira” esce una sua raccolta di saggi inediti sulla letteratura e il cinema

Un mosaico dai confini mobili

Loading

L’ISLAM GLOBALE
Un saggio dell’antropologo Ugo Fabietti evidenzia il fatto che il Medio Oriente è un concetto ad uso e consumo dell’Occidente. E invita a misurarsi con le diverse interpretazioni del Corano e con la religiosità  popolare presenti nelle società  del Marocco, Palestina, Arabia Saudita, Pakistan, Afghanistan, senza rimuovere gli elementi comuni nati con gli scambi e gli incontri tra le popolazioni di questi paesi La tribù o il clan definiscono un’appartenenza che ha il suo collante nei testi sacri

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment