Terrorismo, scontro Cancellieri-No Tav “Valsusa madre di ogni preoccupazione”

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GENOVA – Prima l’allarme lanciato dal ministro dell’Interno, che risponde ai giornalisti sulla nuova minaccia eversiva. «La Tav è la madre di tutte le preoccupazioni», taglia corto Anna Maria Cancellieri, scatenando la rivolta del popolo della Valsusa. Che rifiuta la patente di «terrorista» e denuncia la «criminalizzazione» del movimento, avvertendo: «Questo è un gioco molto pericoloso». Quindi le precisazioni del Viminale, la correzione del tiro: «Le parole non si riferivano al rischio di lotta armata». Era solo «preoccupazione» per i problemi legati «alla realizzazione della Torino-Lione e all’ordine pubblico». I No-Tav prendono atto della marcia indietro. Uno dei leader, Alberto Perino, spiega: «Non abbiamo nulla a che fare con il terrorismo. La nostra è una lotta di popolo. Abbiamo anche noi paura dei terroristi. Perché sappiamo, da piazza Fontana in poi, che è uno dei sistemi storicamente utilizzati, anche dallo Stato, per infiltrare i movimenti». Al punto da dubitare dell’autenticità  della rivendicazione della Federazione anarchica informale: «Si cerca di infangare il movimento contro la Tav. È l’ultima spiaggia per i partiti. Adesso che verrà  abolito il finanziamento pubblico, la sola grande torta da spartirsi è quella della Tav. Ma noi lo impediremo».
La preoccupazione è rimasta altissima per tutta la giornata. Giovedì il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica deciderà  di scorte e protezioni a tutti gli obiettivi sensibili. Già  individuati a Roma quattro luoghi e sette esponenti del mondo economico da proteggere, due scorte e sette tutele mobili a Genova. Ma sono decine i dirigenti delle aziende tirate in ballo nel documento del “nucleo Olga”. Poi uffici e sedi delle società . Le strutture militari più a rischio, come il poligono interforze di Salto di Quirra, in Sardegna. Il mondo scientifico e universitario.
Ieri ad aumentare l’ansia è arrivato anche un comunicato delle Cellule di fuoco greche, sembra postato su di un sito da una delle prigioni dove sono detenuti gli otto anarchici citati nella rivendicazione dell’ultimo attentato. «La scelta dei compagni della Fai/Fri di chiamare la cellula che ha attaccato Adinolfi col nome di Nucleo Olga per la nostra compagna Olga Ikonomidou è un grande onore e un profondo atto di amicizia che non verrà  mai dimenticato», scrivono, ringraziando. Il documento, firmato dagli otto, contiene minacce nei confronti dei magistrati, in particolare quelli di Bologna che hanno inviato gli avvisi di conclusione indagini a cinque membri delle Cellule di fuoco elleniche per due pacchi esplosivi inviati a Silvio Berlusconi nel novembre del 2010. «È un tempo pericoloso per la mafia degli accusatori, che presto potrebbero incontrare una fitta pioggia di proiettili o una potente bomba». Sul web è intanto cominciata una guerra di post, con gli anarchici e libertari di Genova che su altro blog attaccano gli “informali” del Fai: «È immorale farsi fare la morale su come un anarchico dovrebbe agire per essere degno di questo nome. Se la società  futura che gli sparatori hanno in mente è quella di chi guarda l’altro dall’alto in basso, allora non combattiamo dalla stessa parte della barricata».
Ieri nel capoluogo ligure i dipendenti liguri di Finmeccanica si sono fermati per due ore in segno di solidarietà  con Roberto Adinolfi, stamani è in programma all’Ansaldo la visita di Pierluigi Bersani, segretario Pd. Giovedì la città  scenderà  in strada per dire no all’eversione e alla lotta armata: l’appuntamento per tutto il mondo del lavoro, le scuole le istituzioni è in piazza De Ferrari. «Sarà  la più grande manifestazione contro il terrorismo degli ultimi quarant’anni», dicono gli organizzatori.


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