La Lega avverte Formigoni: voto nel 2013

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MILANO — Alle ore 13 di ieri una militante leghista che si firma col nickname «Anna Jack» scrive sulla pagina Facebook di Roberto Maroni: «Per cortesia, potete dire a Formigoni di andarsene?». Accontentata. Due ore e mezzo più tardi da via Bellerio, dove si è riunita la segreteria federale del Carroccio arriva un colpo d’avvertimento all’indirizzo del governatore lombardo indagato nell’inchiesta sulla sanità : «Abbiamo valutato l’ipotesi di andare alle elezioni in Lombardia nel 2013, in coincidenza con le politiche», dichiarano Andrea Gibelli, vice di Formigoni nella giunta regionale e Stefano Galli, capogruppo leghista al Pirellone. È in pratica un avviso di sfratto al «Celeste» da parte dell’alleato principale, anche se Galli e Gibelli sottolineano come la decisione finale spetterà  al congresso leghista in programma sabato e domenica ad Assago.
I due dirigenti danno così veste di ufficialità  a quanto Roberto Maroni aveva dichiarato già  ieri mattina all’ingresso della riunione della segreteria: «Mi pare che tutto quello che è successo renda piuttosto difficile pensare di continuare fino al 2015». «Non mi interessa capire la fondatezza dei reati — ha proseguito il candidato numero uno alla guida del movimento — perché questo compito spetta alla magistratura. Ma ci sono anche valutazioni di opportunità  politica che rendono difficile continuare». Appena dieci giorni fa Maroni in persona aveva incontrato Formigoni e gli aveva rinnovato la fiducia nell’asse Lega-Pdl che governa la Lombardia. Che cosa è dunque cambiato in così poco tempo? Innanzitutto — è fin troppo evidente — Formigoni è stato iscritto al registro degli indagati; ma contemporaneamente cresce il malcontento nella base leghista. 
«Come si fa a sostenere ancora Formigoni dopo tutto quello che è successo? Io sono entrato nella Lega perché credo nell’onestà », è l’accorato appello che sempre via Facebook invia a Maroni il militante Massimo Cozzi. E in effetti sono tanti i sostenitori che chiedono al Carroccio di staccare la spina anche a Milano coerentemente con quanto deciso a Roma. «Per la verità  un sondaggio in nostro possesso e condotto da Matteo Salvini ci dice che il 70% della base è per proseguire l’attuale esperienza di governo lombarda» dice ancora il capogruppo Galli. Il quale, sulle decisioni adottate ieri in via Bellerio si spinge un poco oltre l’ufficialità : «La linea verrà  stabilita al congresso federale: lì si vedrà  se presentare una mozione di sfiducia nel 2013 o decidere se interrompere consensualmente l’esperienza di governo. Certo occorreranno prove solide sulle responsabilità  di Formigoni perché un avviso di garanzia non è una condanna e un avviso di garanzia ormai non si nega a nessuno. La mia opinione personale? Io mi definisco un soldato e sono abituato a eseguire le decisioni che vengono dal vertice del partito».
L’ipotesi che in Lombardia si torni a votare e soprattutto che il Carroccio possa correre da solo scatena l’immediato entusiasmo del fan in camicia verde. «Ah, che bello sarebbe avere un governatore della Lega…» è il messaggio che alle 19.15 di ieri sera diffonde via Internet il segretario lombardo Matteo Salvini. Ma subito c’è chi lo placa: «Attenzione perché con il quadro attuale rischia di vincere Penati…» afferma Fabio Binelli, segretario leghista di Varese. In effetti all’interno del gruppo dirigente del Carroccio non tutti sono convinti che sia il caso di sferrare il colpo del ko a Formigoni. C’è l’oggettiva possibilità  che i cocci dell’alleanza non si ricompongano e in questo caso le truppe bossiane dovrebbero dire addio al governo della Regione in cui sono più forti; c’è anche il rischio che il Pdl si vendichi rendendo la vita impossibile ai due presidenti del Carroccio, il veneto Zaia e il piemontese Cota. Senza contare che solo pochi mesi fa i voti del Pdl tolsero dall’imbarazzo proprio in Lombardia il leghista Davide Boni, a sua volta indagato e bersaglio di una mozione di sfiducia da parte del centrosinistra.


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