“Entro l’estate il bando per 300mila prof tra le prove una lezione dimostrativa”
ROMA – Ministro Profumo, in un paese dove solo sette scuole su cento hanno la banda larga, dove è ripartita la dispersione scolastica, dove c’è un arretramento delle iscrizioni all’università il merito è davvero una priorità ?
«Nel mio modo di pensare non ci sono gerarchie, c’è la politica e la politica deve essere generale. Questo governo e il mio ministero hanno un obiettivo: migliorare il livello medio del paese, ma questo lo cerchiamo di fare con una grandissima attenzione alla parte più debole. Solidarietà e merito devono stare insieme. Ce lo chiede l’articolo 34 della Costituzione, che parla di persone capaci e meritevoli».
Anche l’Unione europea lo chieda con insistenza. Rigore di bilancio e meritocrazia.
«Certo, la commissaria della competitività , in visita nel nostro paese, ha messo in evidenza i quattro punti da recuperare: un sistema università e ricerca troppo chiuso e poco trasparente, il merito e la questione dei tempi. Anche nella nostre università dobbiamo garantire, in ingresso e in uscita, una maggiore circolazione delle persone».
La voglia di merito di questo governo è chiara. Ci dice che cosa ha fatto per l’inclusione scolastica e l’attenzione ai meno abbienti in questi sei mesi?
«A dicembre con l’azione per la coesione abbiamo dato un miliardo: sicurezza nelle scuole, aree della dispersione, disegno di una scuola del futuro, più tecnologica. E a marzo nel provvedimento sul diritto allo studio universitario abbiamo riportato i finanziamenti ministeriali ai livelli del 2008: 150 milioni, quaranta in più dell’anno precedente. E c’è un accordo con le Regioni, che si sono impegnate a investire il 40% in più di quello che investe lo Stato. Ancora, abbiamo fatto crescere sull’aliquota del diritto allo studio le tasse per chi ha redditi più elevati diminuendole per chi autocertifica meno fortuna».
Li fate i controlli che le autocertificazioni siano veritiere?
«Li stanno facendo le università , con risultati sorprendenti. In Piemonte nelle ultime stagioni hanno recuperato un milione di euro».
Ministro, a Repubblica annunciò il ritorno dei maxi-concorsi scolastici: 300 mila candidati. Che fine hanno fatto?
«Ci siamo, la scuola italiana riavvierà a settimane il processo sul reclutamento. Dal 1999 non c’erano più concorsi a cattedra. Entro l’estate ci sarà il bando e dirà che metà professori li prenderemo dalle graduatorie e metà , appunto, dal nuovo concorso. Ma abbiamo già fissato il successivo, primavera 2003, e lì faremo crescere le quote di chi arriverà dalle graduatorie e accorperemo le classi di concorso. Ogni anno fino al 2015 ci sarà un bando nuovo. Serve continuità , servono certezze. Vorrei dire che saremo innovativi anche nelle prove. Ci sarà un test pre-selettivo, e sarà la prima volta. E poi, per dire, chiederemo la simulazione di una lezione, dobbiamo valutare quanto i docenti sanno farsi capire dai ragazzi del 2012. Devono essere competenti e pure capaci. E poi abbiamo fatto partire il bando dei Tfa, i tirocini formativi».
E all’università ?
«Servono tempi rapidi per avviare il processo di reclutamento. Entro il 29 giugno sarà pubblico il bando relativo alle commissioni di concorso, entro l’estate il bando per i candidati. Ci sarà un programma di concorsi universitari per i prossimi quattro anni. Scuola e università , in parallelo».
Ma se un ragazzo che vince le Olimpiadi di fisica lo mandate a fare, solo lui, corsi gratis di Fisica, a settembre tornerà in classe due volte più bravo degli altri. Che si deprimeranno.
«Credo nei meritevoli generosi, che offrono le loro capacità alla società . Dare un riconoscimento a chi eccelle vuol dire anche mettere i meritevoli al traino dell’intera classe e innalzare il livello medio».
Ribadisce: non cambierà la riforma Gelmini?
«No, non c’è tempo e qui bisogna amministrare non legiferare in continuazione».
Vede i primi risultati sul suo impegno sul fronte tecnologico?
«Lavoriamo a fra crescere un ministero virtuale. Il bando sulle città intelligenti ha come priorità la scuola, le scuole possono diventare un luogo di alfabetizzazione digitale anche per gli adulti analfabeti».
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