Vita, persona e unioni civili: il Pd discute sul documento

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Oggi è impossibile riflettere sul tema dei diritti personali senza tener conto del dato più dirompente che segna il nostro tempo: il vertiginoso aumento di potenza nelle mani dell’essere umano grazie alla rivoluzione tecnologica esplosa negli ultimi decenni. Oggi la nuova potenza della tecnica sta mettendo sempre più in crisi la distinzione tra «naturale» e «artificiale», consentendo alla tecnica di intervenire sugli stessi fondamenti biologici della nostra esistenza, dal momento del sorgere della vita fino ai confini con la morte. Per questo è essenziale incoraggiare, sostenere e rispettare il libero esplicarsi della scienza e dell’arte, ma al tempo stesso è del tutto evidente che tale immenso potenziale non possa essere lasciato alla nuda regolazione del mercato: se da un lato gli investimenti economici sono essenziali ai fini dello sviluppo della scienza e della tecnologia, d’altro lato la finalità  della ricerca e l’utilizzo dei suoi risultati non possono essere definiti solo dall’aumento di ricchezza che essi possono produrre. (…)
L’integrità  della persona deve essere rispettata sia là  dove essa sia in grado di esprimere autonomamente la propria volontà , sia là  dove ciò non possa accadere. Occorre darsi gli strumenti, anche legislativi, affinché la persona possa esprimere, anticipatamente e con forme e modalità  adeguate e consapevoli, i propri convincimenti e la propria volontà  per le situazioni nelle quali potrebbe non essere più in grado di esprimerli. Ed occorre adoperarsi per estendere la tutela delle libertà  personali a chi, versando in stati magari anche solo transitori di incapacità  ad esprimersi, è, come soggetto debole, maggiormente esposto al rischio di manipolazione e bisognoso di protezione e di rispetto. (…)
Per questo il Pd si è impegnato a combattere queste forme di violazioni della libertà  personale, anche attraverso specifiche proposte, quali ad esempio quelle contro la violenza sulle donne, contro l’omofobia e la transfobia, contro la manipolazione genetica, contro le terapie e le cure non rispettose delle volontà  di colui che le subisce, contro la tortura e a favore di un trattamento umano dei detenuti nelle carceri. (…)
DIRITTO ALLA CURA
Il Pd opera affinché il diritto alla cura debba essere garantito come esigibile da ogni persona, in ogni caso, specie da chi si trova in condizioni di povertà , materiale e relazionale, e di potenziale abbandono. Per questo afferma con convinzione la necessità  che siano sempre assicurate prestazioni di cura adeguate a ciascun cittadino, in particolare agli indigenti. Ciò tra l’altro è suggerito dalla nostra Costituzione, che saggiamente all’art. 2, c. 1, considera la salute come «interesse della collettività », oltre che come «fondamentale diritto dell’individuo». Il diritto alla cura è declinabile anche come diritto ad essere sollevato dalla sofferenza con trattamenti palliativi, là  dove non possa darsi altro rimedio, per ciò che la scienza e la tecnica allo stato consentono e nell’osservanza delle scelte della persona. È inoltre elemento coessenziale di questo diritto alla cura, e non è altro da esso in quanto connesso al diritto all’integrità  personale, il diritto al rispetto delle scelte della persona, fin dove non si impongano esigenze collettive di tutela della salute. Nelle proposte del Pd, la necessità  di preservare il rapporto di fiducia e l’alleanza terapeutica tra il medico ed il paziente, nel quadro delle relazioni familiari ed affettive che lo circondano, rispetta il principio per cui il convincimento libero e la volontà  individuale di chi è curato non debbono subire prevaricazioni o pregiudizi; mentre va assicurato il diritto ed il dovere del medico di non impartire al paziente stesso, il quale pure solleciti o acconsenta, trattamenti finalizzati a sopprimere la vita, tenendo sempre fermo il principio che l’ultima parola sull’intrapresa dei trattamenti e sulla loro prosecuzione è di chi li sopporta.
Vi sono poi violazioni dei diritti fondamentali anche nell’ambito della sfera spirituale. Anche su questo piano si registrano mancati riconoscimenti della libertà  di pensiero e di religione. Ciò riguarda la sfera della libertà  religiosa, della libertà  scientifica e artistica, della libertà  della ricerca scientifica, ma riguarda anche la sfera della formazione della pubblica opinione che si sviluppa attraverso l’accesso ad una informazione libera e plurale e di una educazione aperta e pluralistica. In questo ambito il principio fondamentale non può che essere quello del rispetto e della promozione della libertà  di coscienza del singolo, che è un valore frutto anch’esso della convergenza, sia pure dialettica, delle tradizioni religiose e secolari. Il riconoscimento della libertà  della coscienza pone un limite fondamentale al potere politico e ai suoi strumenti coercitivi che devono arrestarsi di fronte alla sfera interiore dell’individuo, e per ciò stesso anche di fronte alla sfera dell’arte, della cultura, della scienza. La difesa di tale diritto all’inviolabilità  della coscienza, il cui esercizio non può evidentemente essere riservato al solo spazio interiore di ogni individuo, deve conciliarsi con il principio di responsabilità  sociale per i comportamenti influenti su altre persone e sulla società . Per questo i riconoscimenti delle differenze di comportamento imputabili a identità  o scelte anche religiose, etiche o filosofiche, anche nelle forme di obiezione di coscienza giuridicamente garantita, devono inserirsi in un regime di compatibilità  con l’adempimento da parte di tutti i cittadini degli obblighi di solidarietà  sociale ed il rispetto dei diritti altrui. È compito delle istituzioni pubbliche, da un lato, riconoscere la libertà  di coscienza anche dei propri operatori, dall’altro, garantire a tutti i cittadini la protezione e l’assistenza di cui hanno diritto. In questa direzione il Pd ha avanzato proposte a sostegno della libertà  religiosa, a difesa di una informazione libera e plurale, a sostegno della libertà  di ricerca.
LA FAMIGLIA
Vi sono infine mancati riconoscimenti e violazioni di diritti nell’ambito delle relazioni e delle organizzazioni sociali. La vita umana esiste solo (ed è pensabile solo) entro le forme della socialità . Queste forme – tra cui la famiglia è forma primaria – si costituiscono non solo sulla base delle scelte degli individui, ma anche sulla base della loro posizione e del loro rilievo sociale. La storia della famiglia testimonia questa evoluzione continua, legata al mutare delle condizioni economiche, ambientali, culturali, religiose, al cui interno un ruolo fondamentale è stato svolto dai grandi processi di emancipazione femminile. In questa evoluzione la cultura e gli ordinamenti giuridici hanno riconosciuto un’importanza crescente alla libera espressione dell’affettività  personale, all’uguaglianza delle persone all’interno della famiglia e agli obblighi di solidarietà  tra coniugi e tra genitori e figli. Si tratta di valori essenziali non solo alla vita personale, ma all’intera vita sociale. Per questo la Costituzione italiana ha inteso riconoscere e stabilire i diritti e i doveri della famiglia (artt. 29 e 30), nonché il dovere della Repubblica di agevolarla e sostenerla nell’adempimento dei suoi compiti (art. 31). Rispetto a questo dovere l’azione del governo italiano, anche e soprattutto negli ultimi anni, è stata largamente inadempiente e il Pd considera un obiettivo primario il dare piena attuazione a questo impegno costituzionale.
D’altra parte non si può ignorare che nella società  contemporanea le dinamiche sociali ed economiche, da un lato, e, dall’altro, le libere scelte affettive e le assunzioni di solidarietà  hanno dato vita a una pluralità  di forme di convivenza, che svolgono una funzione importante nella realizzazione delle persone e nella creazione di un più forte tessuto di rapporti sociali. Per questo esse appaiono meritevoli di riconoscimento e tutela sulla base di alcuni principi fondamentali. Da un lato, nel principio della centralità  del soggetto rispetto alle sue relazioni, così da riconoscere sia i diritti di ogni persona a dare vita liberamente a formazioni sociali, sia i diritti di ciascuno entro le diverse formazioni sociali. Dall’altro, nel principio del legittimo pluralismo, che implica il riconoscimento dei diritti e dei doveri che nascono nelle diverse formazioni sociali in cui può articolarsi la vita personale affettiva e di coppia.
Tale riconoscimento dovrà  avvenire secondo tecniche e modalità  rispettose, da un lato, della posizione costituzionalmente rilevante della famiglia fondata sul matrimonio ai sensi dell’art. 29 Cost. e della giurisprudenza costituzionale che anche recentemente ne ha dato applicazione, dall’altro, dei diritti di ogni persona a realizzarsi all’interno delle formazioni sociali, che si declinano oggi in un orizzonte pluralistico secondo quanto espresso dalla Corte Costituzionale: «per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità , semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri» (138/2010). Il Pd, auspicando un più approfondito bilanciamento tra i principi degli articoli 2, 3, e 29 della Costituzione, quanto in specie alle libere scelte compiute da ciascuna persona in relazione alla vita di coppia ed alla partecipazione alla stessa, opera dunque per l’adeguamento della disciplina giuridica all’effettiva sostanza dell’evoluzione sociale, anche introducendo, entro i vincoli della Costituzione e per il libero sviluppo della personalità  di cui all’art. 2, speciali forme di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali.


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