Il Quirinale sorveglia i due Fronti di Emergenza

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Che fine ha fatto l’impegno dei partiti a scrivere insieme la riforma elettorale destinata a cancellare il «Porcellum», ma senza vararne una brutta e magari peggiorativa variante? E dove potrà  sfociare la resa dei conti apertasi nella maggioranza, e proprio sulla legge elettorale? C’è tempo per spegnere l’alta tensione politica oppure l’annunciata prova di forza del Pdl al Senato, nel tentativo di ricostruire l’asse con la Lega, è già  un sostanziale atto di rottura, come l’ha percepito il segretario del Pd Bersani con un pesante rilancio? Ecco gli interrogativi al centro delle preoccupazioni di Giorgio Napolitano in questa vigilia d’agosto, mentre il premier sarà  a sua volta impegnato in un tour europeo decisivo per le sorti della moneta unica e che il Quirinale seguirà  passo passo. Uno scenario che sfiora l’emergenza perché ogni segnale di logoramento dell’esecutivo, accompagnato dallo spettro del voto anticipato, alimenta di per sé il pericolo di altre speculazioni dei mercati finanziari. Se a tutto ciò si aggiunge il disagio sociale già  forte e destinato a riacutizzarsi con i voti di fiducia sui prossimi provvedimenti di Palazzo Chigi (ad esempio quello sulla revisione della spesa), è chiaro che il quadro politico rischia di risultare a breve ulteriormente condizionato. Ora, il presidente della Repubblica, che ha una lunga esperienza in Parlamento e nelle istituzioni, sa bene che sul piano della logica portare la sfida alle estreme conseguenze non conviene a nessuno, in quanto chi dovesse provocare le elezioni si assumerà  anche la responsabilità  di imporle agli italiani con il detestato strumento del «Porcellum», offrendo per di più un grosso vantaggio agli avversari. Ma sa pure che il confronto si è ormai fatto scivolosissimo e che quando si tira troppo la corda (per un eccesso di tatticismo o l’ansia di sgambettare i competitori) si rischia che la corda si spezzi anche se nessuno lo voleva. E sa, infine, che era da ingenui credere che l’accordo sul serio fosse a portata di mano, come molti nelle settimane scorse si erano illusi. Interverrà  ancora, Napolitano, per evitare che il Paese corra avventure di cui davvero non c’è oggi bisogno? Difficile dirlo. Vorrà  prima sorvegliare quel che accadrà  in Senato e magari sonderà  personalmente qualche leader. Poi deciderà , anche se va ricordato che messaggi sull’urgenza di una nuova legge elettorale ne ha mandati tanti dal gennaio scorso, quando coinvolse in questo suo sforzo i presidenti delle Camere, che fissarono allora assieme a lui e ai capigruppo dei partiti una precisa road map. Di più: su questo fronte si è faticosamente speso di persona, attraverso un continuo monitoraggio con i leader dei partiti. Perché quella legge è per lui la precondizione per chiudere dignitosamente (e a scadenza naturale) la legislatura. E, nel contempo, preservare il lavoro di Mario Monti.


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