“Porte aperte a Italia e Spagna” così il “timido” Hollande ha ridisegnato l’asse con Berlino

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Venerdì scorso, 27 luglio, Franà§ois Hollande e Angela Merkel hanno affermato insieme di essere «determinati a fare di tutto per proteggere l’euro», sostenendo quel che aveva detto poche ore prima Mario Draghi, e contraddicendo la severa Bundesbank. E ieri la Cancelleria di Berlino ha di nuovo appoggiato l’eventuale azione della Banca centrale europea in favore della moneta unica, sempre senza tener conto dei brontolii della Bundesbank. In altre occasione l’autorevolezza della “Buba” non è bastata per frenare l’azione del governo: ad esempio quando si trattò di cambiare alla pari il marco occidentale e quello comunista, al momento della riunificazione. In quell’occasione storica l’allora cancelliere Helmut Kohl non si lasciò intimidire. Ed ebbe ragione. Ma sfidare il tempio della moneta
resta pur sempre un gesto importante. Nel caso di Angela Merkel significa che l’intesa franco-tedesca, in difesa dell’euro, la conduce a scontrarsi con una forte opposizione interna. Non solo con la Bundesbank, ma anche con larga parte dell’opinione pubblica tedesca e con non pochi esponenti degli stessi partiti alleati, di quello liberale e di quello cristiano sociale bavarese. E’ una svolta nella politica europea: e non lo è soltanto perché quel che è accaduto risulta come un atto fondatore della coppia Merkel — Hollande. Stando alla stampa parigina sarebbe infatti cominciata l’epoca “merkollande”. La quale, per merito del presidente francese, si annuncia non più dominata in esclusiva da Francia e Germania. E questo è un aspetto di grande rilievo. Non c’è più un rigido asse Parigi — Berlino, anche se i legami tra le due capitali restano particolari ed essenziali, ma un cerchio aperto ad altri Paesi: tra i quali l’Italia e la Spagna, due delle principali economie della zona euro, e due vistosi bersagli, sia pure di disuguale vulnerabilità , della speculazione. L’allargamento dell’intesa era già  previsto dal candidato Hollande, il quale, diventato presidente, è stato favorito dall’avvento di personaggi nuovi. Il predecessore di Mario Monti non era più da tempo un interlocutore accettabile. Nell’ultimo mezzo secolo il rapporto tra le due sponde del Reno ha conosciuto crisi più o meno gravi e complicità  più o meno intense, suscitando secondo i casi apprensione o irritazione tra i frustrati e incoerenti partner europei, pronti a denunciare come arrogante o a invocare come indispensabile l’asse Parigi — Berlino. Sembrava che l’elezione di Franà§ois Hollande, secondo presidente socialista della Quinta Repubblica, avesse raffreddato i rapporti tra le due capitali.
Durante la campagna elettorale francese Angela Merkel aveva rifiutato di ricevere il candidato di sinistra, dimostrando platealmente la solidarietà  a Nicolas Sarkozy, suo non sempre gradito e facile partner politico degli ultimi cinque anni, ma come lei campione europeo di centro destra, e quindi naturale alleato. Lo sgarbo della cancelliera non aveva afflitto Hollande che si era subito consolato rivolgendosi agli amici socialdemocratici tedeschi.
Pareva, insomma, che all’epoca “merkozy” (l’agitato ma saldo rapporto tra Merkel e Sarkozy) fosse seguito, se non proprio il vuoto, un mediocre, freddo dialogo. Non una rottura, insomma, ma un’intesa formale franco — tedesca, un’intesa di routine, dettata dalla geopolica, e dalla
storia. E quindi irrinunciabile. Il gesto di Franà§ois Hollande appena eletto ebbe il valore di un rito: nonostante i fulmini che laceravano il cielo franco — tedesco, e sconsigliavano i voli, egli saltò su un aereo e raggiunse la capitale tedesca, alla quale riservava,
nonostante la tempesta, la sua prima visita da presidente. L’iniziativa, forse più spettacolare che rischiosa, ha cominciato a sfatare la fama di un Franà§ois Hollande timido, impacciato. Anche un po’ goffo. Non sono passati neppure tre mesi dalla sua elezione (6 maggio) e il non carismatico Hollande ha contribuito a cambiare i rapporti in Europa. Il programma è vasto e manca ancora molto al suo compimento. E tuttavia il timido Hollande, del quale si diceva non avesse la grinta necessaria per guidare la Francia, ha portato sulla ribalta politica europea un po’ di quel coraggio che scarseggiava. E lo ha fatto con discrezione, senza far chiasso, evitando le dichiarazioni tanto solenni quanto inconcludenti del suo predecessore. Ha adottato, come promesso, lo stile opposto a quello di Nicolas Sarkozy. Il quale gridava mentre lui parla sottovoce. Comportandosi come un presidente “normale”, definizione che lui stesso si è attribuito, Hollande ha avviato con Angela Merkel un rapporto garbato. Gli avversari hanno definito troppo timorosa, o addirittura inesistente, la sua tattica, e invece essa si è rivelata tanto efficace da condurre la cancelliera ad assumere posizioni nette in favore dell’euro. Posizioni che sembravano impensabili fino a qualche settimana fa anche perché sfidavano gli umori tedeschi. La dichiarazione di venerdi scorso, concertata con Angela Merkel, ha l’impronta di Hollande: era una dichiarazione franco — tedesca in favore dell’Europa, e non una decisione franco — tedesca comunicata al resto dell’Europa. In queste settimane convulse, ritmate dalle quotazioni in Borsa e dagli spread, sono emersi personaggi di cui si sentiva il bisogno. Avendo interlocutori attendibili a Parigi, a Francoforte e a Roma, anche l’esitante, a tratti sfuggente, cancelliera, ha lasciato trapelare l’audacia che distingue, tra i politici, gli uomini di Stato. Una razza indispensabile per fare l’Europa. I personaggi che dominano in queste ore la scena non hanno la stessa identità  politica. Hanno radici ideologiche diverse. Hanno in comune la competenza e sono europeisti. Angela Merkel si è immersa tardi nel processo di integrazione. Più che euro- scettica era euro-indifferente. Cresciuta nella Germania comunista non aveva il fervore dei suoi predecessori, da Adenauer a Kohl, che consideravano l’Europa una patria di sostituzione, avendo ancora sul collo il fiato del nazismo. Ma chi studia il comportamento della cancelliera su quel terreno sostiene che è cambiata. Non è più indifferente. Franà§ois Hollande è sempre stato, al contrario, un europeista convinto. Ma sa di essere il presidente di un antico Stato — nazione riluttante a cedere nuove fette di sovranità . Nell’ultimo mezzo secolo è capitato spesso che sul piano politico l’intesa franco — tedesca fosse politicamente asimmetrica. Il liberal conservatore Valéry Giscard d’Estaing è stato un ottimo partner del social democratico Helmut Schmidt. Insieme hanno gettato le basi dell’unione monetaria. E a concretizzarla sono poi stati il socialista Franà§ois Mitterrand e il cristiano democratico Helmut Kohl. Il socialista Hollande e la cristiano democratica Angela Merkel non costituiscono dunque un’eccezione.


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