Europa, l’ira di Cohn-Bendit “Con i verdi francesi ho chiuso”

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PARIGI — Daniel Cohn-Bendit se ne va, abbandona i Verdi francesi al loro destino, furioso per la loro scelta di votare contro il fiscal compact, una decisione che un convinto europeista come lui considera dissennata. Dany il rosso, con il passare degli anni, è diventato fautore di una linea liberal-socialista. In Germania ha contribuito alla trasformazione del movimento ecologista in un partito di governo, in Francia ha spesso preso in contropiede i suoi amici. Co-presidente dei verdi all’Europarlamento, ama stupire, prendere posizioni inattese, creare dibattito. E’ un battitore libero che sorprende i francesi: estraneo ai giochi parlamentari interni (non ha mai preso la nazionalità  francese), può parlare con una libertà  di tono che contrasta con il linguaggio paludato dei politici e gli piace “bastonare” amici ed avversari, soprattutto quando si parla di Europa. Emarginato in Germania, ha trovato Oltralpe molta attenzione proprio per questo suo ruolo di outsider.
E con i Verdi francesi è in costante attrito. Lui, vecchia volpe della politica che dal ‘68 non ha mai abbandonato la ribalta, li trova politicamente immaturi. E la loro decisione ( « drammaticamente patetica») presa sabato, di votare contro il Trattato europeo, ma di approvare la Finanziaria che applicherà  le nuove regole comunitarie, lo ha fatto andare fuori dai gangheri: «C’è un’incoerenza totale, votare contro il trattato e in favore del bilancio significa fare le cose a vanvera. Ma la coerenza non è il loro problema. Non voglio dare il mio assenso a questa deriva politica». E così l’eurodeputato ha deciso di abbandonare il movimento francese. Formalmente, non una dimissione, bensì una «messa fra parentesi» della sua partecipazione. La separazione è comunque dietro l’angolo: «Dentro di me sento che la storia è finita ».
Cohn-Bendit punta il dito contro un comportamento che potrebbe provocare maretta nella maggioranza. La ratifica del trattato europeo è infatti uno dei principali provvedimenti del governo e Jean-Marc Ayrault tenta di convincere i recalcitranti (oltre agli ecologisti, la sinistra socialista) a votare sì. Non che sia in pericolo
l’adozione, visto che la destra non farà  mancare il suo sostegno a un accordo firmato da Nicolas Sarkozy, ma perché una maggioranza che tira a destra e a sinistra rischia di diventare incontrollabile. Tanto più in un momento come questo: la linea di Franà§ois Hollande è poco chiara, il governo non ha strumenti per contrastare le ristrutturazioni industriali e i licenziamenti, l’aumento delle tasse, anche se pesa soprattutto sui redditi più alti, genera un malcontento generalizzato, l’impegno di coniugare rigore e politica di crescita non si traduce nella realtà  concreta. Risultato: il presidente crolla nei sondaggi. In un mese ha perso ben 11 punti e adesso solo il 43% dei francesi si dichiara soddisfatto della sua azione. La confusione nella maggioranza sul fiscal compact non aiuta e prendendo le distanze dai Verdi Cohn-Bendit ha voluto anche metterli in guardia contro il rischio di ritrovarsi ancora una volta marginalizzati.


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