L’Italia abbandona i rifugiati

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Martedì il Consiglio d’Europa – l’organizzazione internazionale che si occupa di promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani in Europa – ha pubblicato un rapporto [pdf] che critica l’Italia per la mancanza di assistenza e infrastrutture per accogliere le persone rifugiate provenienti dall’Africa, che vengono abbandonate a una vita di povertà  e isolamento. La relazione è stata stilata da Nils Muižnieks, Commissario per i diritti umani del Consiglio, e si basa sulle osservazioni da lui raccolte durante una visita in Italia lo scorso luglio.

Il rapporto arriva mesi dopo che la Corte europea per i diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia per aver respinto nel 2009 un gruppo di migranti eritrei e somali in Libia – da dove erano partiti – contro la loro volontà , senza essere identificati (alcuni avrebbero potuto avere diritto di asilo) e senza essere informati sulla loro destinazione, dove sarebbero potuti essere perseguitati, torturati o uccisi. Muižnieks ha lodato l’Italia per aver messo fine alla pratica dei respingimenti illegali e per aver concesso lo status di rifugiato politico – in tutto sono circa 58 mila persone – ma ha criticato la totale mancanza di politiche per integrare e aiutare i rifugiati, che vengono relegati ai margini della società  e sono vittime di razzismo e violenza.

(L’Italia condannata per i respingimenti)

Muižnieks ha visitato il cosiddetto “Palazzo della vergogna”, un edificio di otto piani abbandonato – faceva parte dell’università  Tor Vergata – che si trova nei pressi del Grande raccordo anulare, in cui vivono ammassati 800 immigrati provenienti soprattutto dal Corno d’Africa.

Le condizioni igieniche sono tremende, cento persone devono usufruire di uno stesso bagno e come spiega Donatella D’Angelo, un medico che fornisce assistenza volontaria ai migranti, «alcune parti dell’edificio sono allagate, le malattie infettive sono diffuse e ci sono ovunque allacciamenti di energia elettrica illegale». D’Angelo ha anche detto che i rifugiati hanno ricevuto permessi di soggiorno a casaccio per altri quartieri a Roma, «il che significa che non hanno accesso a scuole vicine o all’assistenza sanitaria». Dopo la visita al palazzo Muižnieks si è definito scioccato e ha invitato l’Italia a seguire l’esempio di altri paesi che forniscono assistenza ai rifugiati, concedono loro l’accesso alle case pubbliche, alla cittadinanza, al lavoro e organizzano corsi di lingua, istruzione e formazione.

Nel rapporto Muiznieks si è detto soddisfatto per l’adozione da parte dell’Italia della prima strategia nazionale per integrare le minoranze etniche di Sinti e Rom, ma ha criticato gli sgomberi forzati, che continuano a essere praticati, e la segregazione dei campi. Uno di questi si trova alla periferia di Roma, ospita 1.100 persone ed è recintato con filo metallico, sorvegliato da telecamere e accessibile da un’entrata sorvegliata. Infine Muiznieks ha criticato l’eccessiva durata dei processi in Italia, un problema «che genera il più alto numero di cosiddetti casi ripetitivi che arrivano alla Corte europea dei diritti dell’Uomo», e ha invitato le autorità  nazionali a intervenire per riallineare i processi agli standard europei. Secondo il rapporto l’inefficienza della giustizia italiana riduce il PIL del Paese dell’un per cento all’anno. Inoltre tra il 2007 e il 2011 la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia a pagare circa 30 milioni di euro per le sue violazioni; si stima che anche quest’anno la cifra raggiungerà  i dieci milioni di euro.

Immigrati libici a Lampedusa, marzo 2011 (AP Photo/Giuseppe Giglia)


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