Costi della politica, no dei deputati

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ROMA — No alla retroattività  del taglio sulle detrazioni e le deduzioni fiscali, no alla riduzione della spesa sanitaria di 600 milioni nel 2013, no all’aumento delle tasse sui ricorsi giudiziari. E no pure al decreto per il taglio dei costi della politica negli enti locali. Dopo lo stop all’allungamento dell’orario degli insegnanti, il governo incassa nuovi veti parlamentari sulla Legge di Stabilità , oltre alla bocciatura secca del decreto sulle Regioni, ma non si scompone più di tanto. Il cammino della Legge di bilancio è ancora lungo, e al di là  della disponibilità  del governo a considerare i suggerimenti della maggioranza, la partita, soprattutto sulla manovra fiscale, è ancora tutta aperta.

Quel che è certo è che i pareri e gli emendamenti delle commissioni parlamentari di merito sulla Legge di Stabilità  confermano fin qui le forti critiche espresse dai partiti alla manovra economica. Anzi, stravolgono completamente la Legge di Stabilità  che anche qualche ministro, come Andrea Riccardi («sarebbe bello rimodulare le detrazioni tenendo conto dei figli» ha detto ieri) vorrebbe modificare.
La Commissione Finanze della Camera, per cominciare, ha dato un parere nel complesso positivo alla Legge, ma ad alcune condizioni molto precise: stop alla retroattività  del taglio di detrazioni e deduzioni, alla tassazione Irpef delle pensioni di guerra, mantenere l’Iva al 4% per le prestazioni delle cooperative sociali, una revisione della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie.
Non è roba da poco conto, considerato che la sola manovra sugli sconti fiscali, tra tetto e franchigia, vale, per il 2013, 2 miliardi di euro, che bisognerà  trovare da altre parti, come i 300 milioni che verrebbero a mancare per le pensioni di guerra. Invece, mantenere l’Iva super agevolata sulle cooperative che assistono anziani, disabili e disadattati, secondo il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, creerebbe un problema di compatibilità  con la normativa europea.
Mentre la Finanze dettava ieri le sue condizioni per dare il via libera alla Legge, la Commissione Affari Sociali smontava letteralmente la manovra sulla sanità . Cancellando con un colpo di penna la riduzione del Fondi sanitario nazionale di 600 milioni messa in conto per il 2013, sostituendo i previsti risparmi con un ben poco fantasioso taglio lineare, di pari importo, al bilancio dei singoli ministeri. Non bastasse, la stessa commissione ha di fatto prosciugato il nuovo Fondo per le emergenze creato a Palazzo Chigi di 900 milioni: 400 ai non autosufficienti, 450 al Fondo sociale, il resto al servizio civile. Mentre la Commissione Giustizia metteva la parola fine ai previsti aumenti delle tasse sui ricorsi giudiziari. E in serata è anche arrivato lo stop della Commissione Affari regionali al decreto sui costi della politica, che tagliava le indennità  e il numero di consiglieri nelle Regioni e negli enti locali, varato dal governo dopo gli scandali nel Lazio e in Lombardia: parere contrario perché le norme, specie quelle sui nuovi controlli della Corte dei Conti, rischiano di confliggere con l’autonomia costituzionale.


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