Formigoni arriva al capolinea “Maroni candidato? Non può”

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MILANO — Roberto Formigoni sbatte la porta in faccia a Pdl e Lega. Il governatore della Lombardia annuncia: «Questa legislatura regionale è giunta al termine». Lo ha annunciato intervenendo ieri a sorpresa in Consiglio regionale, dopo che l’opposizione di centrosinistra aveva occupato l’aula con uno striscione che chiedeva le sue dimissioni perché «il tempo è scaduto». Formigoni sempre più accerchiato è ancora convinto che «si può e di deve andare a votare prima di Natale». Eventualmente «anche con la vecchia legge elettorale». Quella con il listino bloccato che ha fatto eleggere Nicole Minetti. Non contento ha attaccato il segretario federale della Lega che aveva avanzato la sua candidatura alla presidente della Lombardia. «Ritengo irrituale che il capo di un partito che ha fatto cadere la giunta che ha lavorato bene possa pretendere di essere il candidato». Pronta la piccata replica di Maroni: «Non spetta a Formigoni dire se posso o non posso candidarmi. Per quanto ci riguarda, l’esperienza di coalizione tra Pdl e Lega può continuare ».
L’uscita a gamba tesa di Formigoni è stata una doccia fredda per Silvio Berlusconi e per Angelino Alfano che stavano lavorando a rimettere insieme i cocci dell’alleanza con il Carroccio. Tanto che il segretario del Pdl si è affrettato a gettare acqua sul fuoco aprendo all’ipotesi di scegliere il successore di Formigoni attraverso delle primarie di coalizione. «Pensiamo che le posizioni di Formigoni, Maroni, del Pdl e della Lega siano conciliabili – ha spiegato Alfano – Sarà  la partecipazione democratica a scegliere il candidato». Poi ha aggiunto: «In Lombardia si andrà  a votare presto anche se la data non è ancora stabilita» Parole concilianti e prudenti che sono arrivate al termine di una nuova giornata di tensione altissima. Non solo nel centrodestra lombardo, ma anche in quello nazionale.
Lo showdown di Formigoni è previsto giovedì 25, quando il governatore ha annunciato che l’assemblea lombarda si scioglierà  dopo che la maggioranza dei consiglieri di maggioranza e opposizione avrà  consegnato le lettere di dimissioni. Dopo il voto sulla nuova legge elettorale. Si andrà  alla conta. Perché c’è chi scommette che alla fine alcuni consiglieri regionali di fede berlusconiana tradiranno Formigoni e non si dimetteranno. I formigoniani, al contrario, sostengono di avere già  la vittoria in tasca. Con l’appoggio degli ex aennini.
Solo la Lega ieri ha votato contro la proposta alla conferenza dei capigruppo. L’opposizione di centrosinistra, invece, è d’accordo. «Legge elettorale o no – ha tagliato corto il segretario lombardo del Pd Maurizio Martina questa legislatura la settimana prossima si deve sciogliere».
Il governatore della Lombardia non cede. «La Lega è in difficoltà  e alla fine si accoderà  al candidato del Pdl – fa sapere dal suo ufficio al trentacinquesimo piano del nuovo palazzo della Regione. Si riferisce all’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che però, ieri ha precisato si essere disponibile solo a patto che la sua candidatura sia appoggiata anche da Fli, Udc e da Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo.
Formigoni lavora alla sua nuova squadra che dovrebbe essere pronta già  lunedì. Una giunta tecnica aperta a personalità  della società  civile «al di fuori della politica regionale». La Lega ha già  detto che parteciperà  «con un assessore con funzioni di controllo ».


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