“I colpevoli hanno fatto carriera all’estero avrebbero già  lasciato”

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ROMA —  La notte della Diaz è stato il Ground Zero della polizia e della democrazia italiana. È crollato tutto. Questa sentenza e le sue motivazioni sono il primo passo verso la ricostruzione di un rapporto di fiducia verso i cittadini. Verso il mondo intero, che non ha dimenticato quello che è successo a Genova. Ma non basta». Mark Covell è il giornalista inglese che quella sera fu aggredito fuori dall’istituto di via Cesare Battisti, preso a calci e pugni: le costole rotte, un polmone perforato, quattro denti perduti, in fin di vita per tre giorni.
Non bastano queste motivazioni, per ricostruire.
«No. Servono fatti concreti. Le dimissioni di Gianni De Gennaro, tanto per cominciare. Ma poi è tutta la politica italiana che deve finalmente interrogarsi. Non possono continuare a fare finta di niente, ad ignorare l’evidenza. Il sangue, le bugie».
In Inghilterra non sarebbe successo?
«In Inghilterra, e in tutti i paesi civili, i colpevoli si sarebbero assunti le loro responsabilità  di fronte all’evidenza dei fatti. Per non dire
poi delle condanne: ma come si fa a non dimettersi, a continuare a fare carriera? Ma quale Paese può accettare una cosa del genere?».
Un Paese dove però i giudici sono andati sino in fondo.
«Sono molto orgoglioso di avere conosciuto persone come Enrico Zucca, il pm che per tutti questi anni ha sopportato pressioni incredibili ma ha trovato la forza di andare avanti. È perché c’è gente come lui, che sono sicuro
che riuscirete a recuperare un rapporto di fiducia con le istituzioni. Ma qualcuno deve andarsene. Ci vuole un esempio, perché se i primi ad ignorare la legge sono quelli che dovrebbero farla rispettare, è finita».
Domani a Roma otterrà  un risarcimento di 350.000 euro dal ministero dell’Interno per le violenze che ha subìto.
«La mia vita è stata distrutta. Ho perso la salute, ma non la voglia di lottare. E spero in un’altra inchiesta ancora».
Quella sul suo tentato omicidio, davanti alla Diaz.
«È rimasta a carico di ignoti. C’è un filmato che riprende i miei carnefici. Ma nessun poliziotto, nessun collega, li ha riconosciuti. Omertà . Da dieci anni. Spartaco Mortola mi ha visto a terra, sul marciapiede, ma poi ha scritto che mi avevano trovato dentro la scuola. E il loro capo, Antonio Manganelli, dice che vuole fare pulizia: ma come fate a fidarvi di persone così?».


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