I sorrisi «assassini». L’ultimo scontro con la Merkel

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BERLINO — Non erano in molti a credere, nella capitale tedesca, al «passo indietro» di Silvio Berlusconi. E l’ultimo affondo del Cavaliere contro Angela Merkel rappresenta probabilmente anche la reazione ad un nervosismo che è cresciuto in questi mesi nelle stanze del potere berlinese, dove anche la sua decisione di non ricandidarsi era stata accolta in modo molto scettico. Qualche volta, questo nervosismo è stato espresso in pubblico, come all’indomani delle dichiarazioni su una benefica uscita della Germania dall’euro. In altre occasioni ha trovato canali più riservati. Certo, i rancori italiani e le preoccupazioni tedesche accumulate nell’ultima fase della permanenza a Palazzo Chigi del leader del Popolo della libertà  sono alla base di tutto. Ma finito il governo, non sono terminate le tensioni. Anzi. Non capita tutti i giorni che il portavoce della Cancelliera definisca «un’assurdità » le parole dell’ex capo di governo di un Paese amico. Ma è avvenuto anche questo, un mese fa.
La data chiave di un anno vissuto pericolosamente (al netto di tutte le precedenti sollecitazioni della Cancelliera sui compiti a casa italiani) non è soltanto quel 23 ottobre in cui, al vertice di Bruxelles, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si misero a ridacchiare dopo una domanda sulla determinazione del governo Berlusconi ad affrontare le necessarie misure di risanamento. Sorrisi diventati famosi, definiti ieri dal Cavaliere «un assassinio politico». Tre giorni prima, secondo quanto ha scritto il Wall Street Journal, la Cancelliera aveva telefonato al presidente Giorgio Napolitano avvertendolo che l’unica soluzione per salvare l’euro era sostituire il presidente del Consiglio. Nessuno potrà  togliere dalla testa al Cavaliere l’idea che quel suggerimento sia stato fatto davvero, nonostante l’immediata smentita del Quirinale e del portavoce di Angela Merkel. La presidenza della Repubblica precisò che la telefonata ebbe luogo, ma che la Cancelliera «non pose alcuna questione di politica interna italiana, né tanto meno avanzò alcuna richiesta di cambiare il premier». Da Berlino si confermò «l’accurata ricostruzione fornita dall’ufficio del presidente italiano». Come siano andate poi le cose, è storia recente. 
Al di là  della veridicità  o meno di un intervento a gamba tesa di quel genere, che non sembra essere nello stile della Cancelliera, è un fatto che la nascita del governo Monti sia stata subito accolta con un gigantesco respiro di sollievo e che nei mesi successivi si sia stabilito un rapporto di grande collaborazione tra le due capitali. Con qualche attrito inevitabile, naturalmente, sulle ricette migliori per superare la crisi dell’eurozona. E quando politici italiani di centrodestra sono arrivati a Berlino, come è accaduto per esempio ad Angelino Alfano e Franco Frattini nel gennaio di quest’anno, da parte tedesca sono state sempre espresse preoccupazioni sui rischi della situazione politica e si è chiesto di continuare a sostenere il governo Monti. Di non staccare la spina, insomma, come invece ha nuovamente minacciato ieri Berlusconi.
In tutti questi mesi le continue critiche alla linea tedesca da parte del Cavaliere e di numerosi esponenti della maggioranza del precedente governo non sono passate inosservate e sono state sempre stigmatizzate dalla stampa, sia quella progressista che quella conservatrice. E quando Berlusconi ha dichiarato quest’estate, per cercare di ricucire i tanti strappi, di avere «un cordialissimo rapporto» con Angela Merkel, il portavoce del governo tedesco gli ha chiuso la porta in faccia senza tanti complimenti. «Non ci sono stati più contatti con la Cancelliera — furono le secche parole usate in quella occasione — da quando lui ha lasciato la guida del governo». Qualche giorno prima, la donna più potente del mondo aveva esibito tutta la sua diplomazia e molta freddezza. Interrogata sul possibile ritorno di Berlusconi, rispose di essere «una politica democratica» che «rispetta il risultato delle elezioni». Trattenendo a stento un altro sorriso. 
Paolo Lepri


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