Il segretario a Renzi: fidati del Pd Ma Vendola: rottamare le sue idee

Loading

ROMA — Nella corsa delle primarie per la leadership nel Pd e nella coalizione dei progressisti, Bersani punzecchia lo sfidante Renzi sulla sua assenza all’assemblea nazionale dei democratici e lo invita a fidarsi non solo del segretario ma di tutto il partito: «Lui dice che si fida di me? Lo ringrazio, anche io mi fido di me. Ma vorrei che, se ci tiene, si fidasse del partito a cui appartiene e delle sue regole», dice dunque il leader del Pd a Fabio Fazio che lo intervista a «Che tempo che fa» su RaiTre. E così, un altro richiamo Bersani lo fa guardando indietro proprio all’assemblea di sabato che ha dato il via libera alla candidatura alle primarie anche del sindaco di Firenze: «Avrei gradito che Renzi ci fosse, mi sarebbe piaciuto vederlo perché è un membro del partito. E come partecipa alle feste del Pd dove c’è pubblico, deve partecipare anche quando si dicono delle cose e ci si sente rispondere, perché questo è il collettivo». Ecco, tira dritto il segretario, «non mi è piaciuto: questa è una cosa che ha colpito, ricordo che qualcuno è venuto con una flebo attaccata, potrei fare il nome…».
Insomma, il giorno dopo aver sbrogliato la matassa che poteva strangolare il Pd, Pier Luigi Bersani si prepara alla madre di tutte le battaglie — «La vera partenza della mia campagna sarà  al Cern di Ginevra» — con tono fermo, ma non belligerante nei confronti di Matteo Renzi. E infatti, il segretario per ora lascia gli accenti forti contro il sindaco di Firenze al terzo competitore, Nichi Vendola, che già  spara ad alzo zero: «Bisogna rottamare la subalternità  culturale di certa sinistra al modello liberista che sta scorticando l’Europa», dice il governatore della Puglia a Maria Latella su Skytg24. Per questo, aggiunge Vendola sempre rivolto a Renzi, «penso sia molto importante fare il contrario di quello che ha fatto la destra». E tanto per chiudere in bellezza, il leader di Sel cala l’asso: «A destra Renzi prenderà  moltissimo, da Daniela Santanchè a Lele Mora ho visto endorsement straordinari». Anche se all’ipotesi-Vendola ieri intanto è arrivato un altolà  dall’Api: «Non è chiaro se il Pd intenda costruire una coalizione di sinistra o di centrosinistra. Ad una coalizione di sinistra, per evidenti motivi, Alleanza per l’Italia non potrebbe contribuire».
Le regole d’ingaggio delle primarie saranno definite dai competitori in vista del voto di fine novembre, conferma Bersani. Ma Renzi replica così, volando alto: «Non sono interessato alle discussioni interne al partito. Sono invece soddisfatto perché tanta gente torna a fare politica». Poi Renzi — ieri a Matera ha voluto visitare la mostra fotografica su Enrico Berlinguer ospitata a Palazzo Lanfranchi — risponde su Facebook di non voler accettare provocazioni: «Io a certi attacchi gratuiti rispondo col sorriso. Buona domenica…». Eppure contro la sua scalata ai vertici del Pd, oltre a Vendola, si batte con particolare vigore anche Rosy Bindi, presidente del partito: «Il messaggio di Renzi è berlusconiano, perché rende tutta la classe politica corresponsabile del disastro». Insomma, aggiunge la Bindi, «affermarsi così senza dire nulla sul Paese» per Renzi «è una mossa molto furba». Replica ancora Renzi: «Dire qualcosa di sinistra? Io non le dico, da sindaco di sinistra le cose di sinistra le ho fatte… Il punto vero è che voglio una sinistra che vinca. Troppo spesso però c’è una sinistra in Parlamento che si accontenta di partecipare. Io se voglio votare qualcuno che vuole solo partecipare, voto De Coubertin. Io voglio vincere».
Bersani si deve guardare non solo da Renzi. E così a Vendola, che mette sullo stesso piano Franco Fiorito, il «federale di Anagni» finito in carcere per peculato, e Filippo Penati, su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per concussione, risponde con una certezza: «Penati ha già  detto che si dimetterà  se rinviato a giudizio e ha già  chiesto il rito abbreviato. Credo che sia giusta questa scelta». Poi, il segretario fa un’osservazione sul ddl anticorruzione: «Mancano un paio di cose, bisogna reintrodurre il falso in bilancio e l’autoriciclaggio».


Related Articles

Sinistra 12 punti sopra Pdl e Lega i centristi al 16%, Grillo a quota 13

Loading

Vince il centrosinistra, il Pdl non rimonta a un mese dal voto 12 punti di distacco Sondaggio Demos: 30% di incerti, molti di loro nel 2008 con Berlusconi

A UN mese dal voto, la rimonta del Cavaliere, evocata da alcuni commentatori e analisti, non pare ancora iniziata. È ciò che emerge, almeno, dal sondaggio condotto nei giorni scorsi da Demos. Quando – va chiarito– l’affaire Mps non era ancora esploso. Non sappiamo, dunque, se abbia modificato il clima d’opinione degli italiani.

Maroni liquida le finanziarie dell’era Bossi

Loading

Il segretario vara «l’austerity» interna Con i rimborsi incassati 22,5 milioni

Maroni: contestare Kyenge non è razzismo

Loading

 Il ministro: minacciata la democrazia. Salvini: a Bruxelles gruppo con Le Pen

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment