Non sarà  la crisi a creare l’uguaglianza

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C on le statistiche bisogna fare attenzione: vanno lette nel modo giusto. Diversamente si rischia di scivolare nel famoso caso di scuola del capo dei vigili del fuoco di Chicago: aveva notato che i danni degli incendi erano maggiori quanti più pompieri venivano inviati sul posto; dunque, decise di mandarne meno. A leggere i dati a testa in giù non sempre si fa bruciare una città , ma quasi sempre si creano guai, qualche volta anche peggiori.
Probabilmente, ad esempio, il boss dei pompieri della «seconda città » d’America darebbe un’occhiata al grafico di questa pagina e ne dedurrebbe che i Paesi europei più in crisi — quelli che un paio d’anni fa venivano chiamati volgarmente Pigs, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna — sono quelli in cui, dalla metà  degli anni Ottanta alla fine del primo decennio del 2000, i redditi dei poveri sono cresciuti più dei redditi dei ricchi: ragion per cui, per non finire in crisi andrebbero affamati i poveri. Risultato: darebbe fuoco a quasi tutta l’Europa del Sud.
Lettura
In realtà , il grafico — pubblicato dalla rivista trimestrale della McKinsey su dati Ocse — è curioso ma porta a conclusioni diverse. Gli estensori hanno diviso i Paesi in due categorie: quelli (pallini rossi) in cui, sempre dalla metà  degli anni Ottanta alla fine del decennio scorso, il reddito del 10% più ricco delle famiglie è cresciuto più di quello del 10% delle famiglie più povere; e quelli (pallini blu) in cui il reddito del 10% delle famiglie più povere è aumentato più di quello del 10% delle famiglie più ricche. I pallini-Paese sono poi stati collocati su un grafico, dove sull’asse delle ascisse (orizzontale) è riportata la variazione media annua dei redditi del 10% delle famiglie più povere e sull’asse delle ordinate (verticale) la variazione dei redditi delle famiglie più ricche. Il risultato visivo è spettacolare.
Innanzitutto, si nota come in 15 anni la distribuzione del reddito in quasi tutti i Paesi a capitalismo avanzato sia stata a favore dei più ricchi. Non solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito, di solito considerati meno propensi a forme di egualitarismo. Anche, e in modo considerevole, in Paesi dal Welfare State estremo come la Norvegia, la Finlandia e la Svezia (nel caso svedese addirittura il 10% più ricco si è arricchito di quasi il 2,5% l’anno, mentre il decile più povero di nemmeno lo 0,5%). Poi si nota che la performance in assoluto peggiore è quella del Giappone. Il grafico cattura i due «decenni perduti» del Sol Levante e indica una sostanziale stagnazione anche in fatto di redditi e uguaglianza: dice che i più poveri sono rimasti tali ma anche che i più ricchi non si sono arricchiti granché (lo 0,25% l’anno).
Subito dopo il Giappone, il Paese a maggiore tasso di stagnazione è l’Italia, e in effetti anche per il nostro Paese c’è chi parla di «decennio perduto», quello trascorso, e di rischio simile per il prossimo. Nella Penisola, il 10% dei più ricchi ha accresciuto il reddito di poco più dell’1% all’anno, mentre i poveri dello 0,2%.
Decifrare
Francia e Belgio si collocano in una posizione moderata, nel senso che le variazioni non sono straordinarie e sono abbastanza bilanciate tra ricchi e poveri. Poi ci sono i quattro Pigs da capire. Irlanda e Spagna hanno vissuto buone parte dei 15 anni presi in considerazione in una bolla, soprattutto immobiliare, che ha fatto lievitare i redditi di tutti: dei più poveri di quasi il 4% e dei più ricchi del 2,5% (ma è chiaro che l’1% di aumento dei più ricchi è, in cifra assoluta, molto più dell’1% dei più poveri). Anche Grecia e Portogallo hanno vissuto per anni in una bolla di credito troppo facile rispetto ai fondamentali delle due economie. Da qui, probabilmente, il risultato statistico. Se per i quattro Paesi in crisi si considerasse cosa è successo negli scorsi tre anni (i dati del grafico si fermano al 2009) si noterebbe il crollo della crescita dei redditi e probabilmente anche un peggioramento del benessere del 10% più povero delle famiglie, il più colpito dagli effetti della crisi.
Il grafico racconta che negli anni precedenti la grande crisi la maggior parte dei Paesi capitalisti ha visto allargarsi la forbice tra i ricchi e i poveri. Il capo dei vigili del fuoco di Chicago penserebbe che, se proprio non vogliamo affamare i poveri, allora dobbiamo non crescere e restare sempre in crisi. Già , il mondo è pieno di boss dei pompieri.


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