50 sfumature di Robbe-Grillet

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PARIGI. Sono cinque pagine manoscritte, con una bella scrittura tonda, legate da un nastro rosso. Contratto di prostituzione coniugale, il titolo. «Tra i sottoscritti, il seguente contratto è firmato per precisare i diritti speciali del marito sulla sua giovane sposa durante le sedute particolari, remunerate in contanti, nelle quali la giovane donna subirà  umiliazioni e torture». Catherine Robbe-Grillet ha scelto di rivelare quel patto segreto che le era stato proposto nel lontano 1958, un anno dopo il matrimonio con lo scrittore e cineasta, capofila del Nouveau Roman. Un documento che racconta alcuni dettagli intimi di una vita sessuale fuori dal comune, condita non solo da pratiche sadomasochiste, ma anche da amplessi condivisi con terze persone, scambi di amanti, la sublimazione del desiderio fisico attraverso un immaginario raffinato e perverso al tempo stesso.
Una coppia atipica quella tra la giovane ragazza di buona famiglia, istruita dalle suore, e l’intellettuale già  affermato. Si erano conosciuti nel 1951 per non lasciarsi più fino al 2008, quando Robbe- Grillet è morto. «Non di pneumonite, come molti dicono, ma di infarto» precisa la vedova ottantaduenne nel volume biografico Alain.
La coincidenza con la moda dei romanzi bondage all’acqua di rosa è assolutamente fortuita, sottolinea l’editore Fayard che pubblica anche, in un altro volume, la corrispondenza della coppia tra il 1951 e il 1990. Attrice e fotografa, Catherine è considerata una pioniera nel genere. Ha scritto, già  nel 1956, alcuni romanzi sulle pratiche Bdsm (prima che si chiamassero così) come L’Image e Cérémonies de Femmes, firmati con lo pseudonimo Jeanne De Berg.
I ricordi e gli aneddoti sfilano in ordine alfabetico dalla A di agenda, su cui Robbe-Grillet annotava tutto, fino alla Z di zizgag, perché la vita non procede per linee rette. Catherine restituisce l’universo di oggetti, riti e parole-feticcio nel quale ha vissuto con Robbe-Grillet per oltre mezzo secolo. Sono brandelli di memoria, lampi di vita vissuta. Dalle bacinelle di rame che la coppia usava per fare marmellate, ogni estate, nella casa in Normandia, all’idiosincrasia per Balzac e Proust, banditi dalla libreria. Un elenco di particolari per raccontare il tutto, illuminare l’uomo privato che si cela dietro all’intellettuale pubblico. Con un’avvertenza: «Anche se l’opera non ricalca la vita – spiega l’autrice – questa vita gioca una parte, la condiziona».
Non è dunque una sorpresa scoprire la sessualità  originale di colui che ha firmato Le Voyeur o Jalousie e che ammetteva di avere una “tendenza sado-erotica”, specialmente nei confronti di giovani fanciulle. Robbe-Grillet conviveva con i suoi dèmoni, dai quali traeva ispirazione. Jacques Lacan, ricorda la vedova, lo sconsigliò di cominciare una psicoanalisi. «Avresti tutto da perdere».
Madame Robbe-Grillet sceglie così di portare il lettore nella sua camera da letto: in realtà , i due dormivano separati, ognuno nella sua stanza. È consapevole che la pubblicazione del Contratto di prostituzione coniugale potrà  scatenare «ilarità  e indignazione». «È così difficile – osserva – comprendere le fantasie altrui ». Il trattamento proposto da Robbe- Grillet prevedeva un compenso fissato a 20mila franchi dell’epoca per ogni seduta, con un massimo di due ore
e di tre appuntamenti al mese. Catherine si doveva presentare «con l’abbigliamento richiesto, inginocchiandosi davanti al marito, lo sguardo basso, le mani dietro alla schiena», dimostrando una «docilità  assoluta ». Era fatto divieto di parlare, se non interrogata. Il rapporto era «a senso unico », doveva «soddisfare ogni vizio del marito, anche il più scandaloso». La moglie, recita ancora il contratto, poteva essere «schiaffeggiata, morsa, graffiata, frustata», e via castigando, talvolta con l’uso di catene, lacci, ma senza mai provocare ferite o lividi. Catherine racconta di possedere ancora un collare e tre frustini, uno molto chic di Hermès. E comunque, aggiunge, i giochi erotici non hanno bisogno di accessori perché «lo spirito anima la materia, e non il contrario ». Un limite era previsto. «Se il dolore supera una certa soglia – spiega Robbe-Grillet nel documento – la moglie potrà  implorare la grazie del suo padrone». Alla fine, Catherine non ha firmato quel contratto. Non per il suo contenuto: nulla di bizzarro, almeno per lei. Ma aveva il difetto di rendere «esplicito ciò che era già  implicito ». Inoltre, «un vero padrone non ha bisogno di contratti ». Con gli anni, è diventata “maestra di cerimonia”, passando da sottomessa a dominatrice, dopo aver appurato che il marito aveva una «virilità  capricciosa», ripetute e improvvise “panne”. L’intellettuale non se ne sentiva umiliato, ricorda Catherine, non solo perché «la vita sessuale è una cosa mentale», ma perché autorizzava sua moglie a frequentare altri uomini, salvo poi farsi raccontare le avventure nei minimi particolari.
Robbe-Grillet aveva accolto in casa un amante storico della moglie, Vincent, al quale aveva concesso il titolo di “marito secondo”. Se non l’esclusiva, l’intellettuale pretendeva almeno una complicità  totale. In cambio professava la sua monogamia, tranne per una turbolenta passione con l’attrice Catherine Jourdan, mentre la moglie, per sua definizione, «non si è mai fatta mancare niente», senza però innamorarsi, perdere il controllo. Catherine si dipinge come una donna fredda, che «non ho mai provato una pena d’amore, non ancora ». Libera ed emancipata, non ha voluto militare nei movimenti femministi, convinta che «essere donna non significa essere una vittima». Dopo un aborto clandestino da adolescente, non ha voluto figli, scegliendo di rimanere «donna e bambina». Madame Robbe-Grillet oggi convive con una donna, molto più giovane di lei, che le è completamente devota. Il marito l’aveva conosciuta, prima di morire. Non ha avuto nulla da obiettare.


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