«Lo spread un imbroglio Che cosa ci importa?»

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ROMA — «Lo spread? Smettiamola di parlare di questo imbroglio. Di spread non si era mai sentito parlare, se non da un anno a questa parte». Silvio Berlusconi non tira neppure il fiato perché subito dopo aggiunge: «Che cosa ci importa di quanti interessi il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito tedesco?». Il Cavaliere telefona a Maurizio Belpietro su Canale5 e apre di fatto la campagna elettorale, indicando i temi che la domineranno: la Germania che detta le condizioni a tutti gli altri Paesi in Europa e che sarebbe dietro la caduta del suo esecutivo; il governo Monti che «ha peggiorato la situazione portando l’Italia in recessione perché ha seguito una politica germanocentrica». Tesi che suscitano, però, reazioni molto dure. Pier Luigi Bersani (Pd) le definisce delle «stupidaggini», auspicando che si discuta con «la Germania da amici, da pari a pari ma in modo amichevole». Raffaele Bonanni (Cisl) sceglie, invece, un registro decisamente più irriverente: «Mi pare una discussione da trattoria, la sera tardi».
Nel colloquio con Belpietro, l’ex premier fa intravedere la possibilità  di un ritorno «del glorioso simbolo di Forza Italia, dato che se i membri di An fanno la loro formazione cade il loro veto e il Pdl può cambiare nome». Non solo. Esclude, categoricamente, che le fibrillazioni sullo spread di questi giorni dipendano dall’annuncio della sua nuova discesa in campo. «L’anticipo delle elezioni — argomenta — è dovuto alle dimissioni di Monti, ma si tratta in ogni caso di un anticipo risibile, di poco più di un mese. Non vi è alcuna ragione perché i mercati si debbano agitare».
Berlusconi riesuma la teoria del complotto per scacciarlo da Palazzo Chigi. «Da quando c’è l’euro — ricorda — siamo andati avanti a pagare il 4,3%, la Germania il 3,3. Poi, però, la Germania da deciso di fare una cosa per i suoi interessi: ha ordinato a tutte le sue banche di vendere i titoli del Tesoro italiani che avevano nelle casse e questo fatto ha portato a 7, 8, 9 miliardi di vendite e gli altri fondi americani e internazionali hanno pensato che se la Germania vende, qualcosa ci sarà  sotto. Hanno venduto anche loro. Gli investitori nel nostro debito pubblico e quello degli altri “Paesi cicala” hanno ritenuto così di chiedere un premio per il rischio, anche solo teorico, che correvano». La tesi di Berlusconi è che la responsabilità  è tutta tedesca. E così, fa notare il Cavaliere, «sono stati chiesti interessi del 14/15% alla Grecia, del 9/11 al Portogallo, del 7/8 alla Spagna e del 6 all’Italia». La Germania, sentenzia il Cavaliere, «ha approfittato di tutto questo, disponendo dell’unico debito sovrano assolutamente solido e sicuro e ha abbassato all’1% i tassi per gli investitori nel loro debito pubblico». In pratica è avvenuto che «i nostri tassi, quelli che dobbiamo pagare per avere investimenti nel nostro debito pubblico, sono aumentati del 2%. Il che in un anno fa 5 miliardi di spese in più che si aggiungono agli 80 miliardi che ci costa il servizio del debito».
In questa cornice si colloca l’attività  dell’esecutivo guidato dall’ex commissario europeo. «Non voglio dire che siano stati commessi errori o altro», afferma il Cavaliere ricordando comunque di essere stato l’unico a dire no alla «signora Merkel» sulla Grecia, a dire no sulla Tobin Tax e a minacciare il veto quando si è parlato di Fiscal compact. Monti, fa notare ancora, «ha seguito la politica germanocentrica che l’Europa ha cercato di imporre a noi e ci ha portato a una situazione di crisi diversa e peggiore della situazione che c’era con noi al governo, quando il Pil negli ultimi mesi era positivo mentre con questo esecutivo il Pil è andato sotto al 2%».
Lorenzo Fuccaro


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