Taglia a New York sull’ultima sigaretta

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NEW YORK. DIECIMILA dollari per smettere di fumare in casa: chi offre di più? E va bene che New York si ritrova un sindaco miliardario. Però i soldi della ricompensa arrivano dal servizio sanitario nazionale: e così gli ultimi irriducibili della sigaretta già  denunciano lo spreco di denaro pubblico.
Per non parlare, e ti pareva, del sacrosanto diritto di farsi gli affari propri in salotto e in cucina. «Questo è un assalto all’ultima frontiera della libertà : casa nostra!» s’indigna subito Audrey Silk, l’ex funzionaria di polizia fondatrice del rumorosissimo Clash, acronimo che sta per “Cittadini che lottano contro la discriminazione dei fumatori”: e chi se ne importa che i discriminati sono anche gli altri, quelli che si godono — si fa per dire — il fumo passivo del vicino che filtra attraverso scale, condotte e finestre?
La taglia sul fumo è l’ultima battaglia della lunga guerra che il sindaco salutista Michael Bloomberg ha decretato. Per la verità  i primi passi furono condotti sotto l’amministrazione di Rudy Giuliani, il sindaco sceriffo: fu lui nel 1995 a firmare il bando nei bar e ristoranti che non erano dotati di una saletta a parte con specifica areazione. Ma è stato poi proprio Mike ad accelerare. Prima con il divieto totale nei luoghi pubblici,
2002. E poi dilatando i luoghi pubblici fino a comprendere parchi e spiagge: così spegnendo, maggio 2011 l’ultima sigaretta in pubblico a New York. Solo nelle case non era finora arrivato il tritacenere del sindaco: e quello che adesso il New York Post sbandiera come il piano segreto potrebbe essere dunque il grimaldello per permettere al pubblico di intrufolarsi nel privato. L’iniziativa è così congegnata. Il Comune si impegna a organizzare gruppi di volontari disposti a passare casa per casa per tentare di convincere i fumatori più riottosi a smettere. Compito più che ingrato. Che per non andare, appunto, in fumo, ha sicuramente bisogno di un buon incentivo: di qui la “taglia” di 10mila dollari promessa a ciascun gruppo. Chiaro che il sindaco sa che in questo caso rischia di di farsi impallinare dai paladini delle libertà : e infatti è lui stesso andarci coi piedi di piombo. “Non vogliamo bandire il fumo nelle case private” spiega il portavoce del comune “si tratta solo di iniziative educative”. Per non figurare in prima persona il sindaco ha poi affidato il piano a un’associazione non profit che “assisterà ” l’assessorato alla salute. E s’impegnerà  a lavorare sul caso in collaborazione con i condomini che lo vorranno: ma basterà  a nascondersi dietro al non profit per non farsi seppellire dalle polemiche?
Le iniziative salutiste hanno dimezzato negli ultimi dieci anni il numero dei fumatori. Che resta comunque alto: fuma ancora il 14 per cento degli adulti (circa 850.000) e l’8,4 per cento degli studenti delle superiori (circa 18.000). Riuscirà  la taglia ad abbattere anche questo zoccolo duro? La verità  è che al di là  delle scelte individuali
occorre un bando condominiale per vietare il fumo nell’intero palazzo: un divieto da passare col 66 per cento di voti. Certo: 10mila dollari di taglia non sono pochi. E c’è già  chi prevede come andrà  a finire. Magari non diminuiranno i fumatori: ma sai adesso quanti piazzisti dell’antifumo i newyorchesi si troveranno alla porta di casa?


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