«Vogliono la desistenza nelle Regioni decisive» Tensione tra Ingroia e Pd

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ROMA — Il problema del «voto utile» al Senato per la sinistra lo ha segnalato il capogruppo del Pd Dario Franceschini che, con qualche ritardo, si è rivolto direttamente ad Antonio Ingroia, leader della lista Rivoluzione civile (sostenuta da Idv, Verdi, Rifondazione, Pdci), con un invito a fare un passo indietro «almeno in Campania, Sicilia e Lombardia» per non compromettere la vittoria di Bersani e Vendola in tutte e due le Camere. Ma nel quartier generale provvisorio degli arancioni — dove si sono susseguite molte riunioni, in attesa del trasloco nella nuova sede nel quadrante di Sant’Ignazio — Ingroia e i suoi giudicano «irricevibile la proposta del Pd» soprattutto dopo il gran rifiuto di Bersani di fare entrare nella coalizione dei progressisti la nuova formazione degli ex pm. Eppure i candidati forti della lista Rivoluzione civile (Ingroia, Di Pietro, Ilaria Cucchi, Margherita Hack e, da ieri, anche il giornalista tv Sandro Ruotolo) hanno optato per la candidatura più sicura alla Camera: non tanto per fare un piacere al Pd ma perché a Montecitorio la soglia di sbarramento è al 4% e non all’8%.
«Io non ho ricevuto nessuna richiesta da Bersani in questo senso» ha detto Ingroia. Anche se poi ha aggiunto: «Il nostro avversario sono l’affermarsi dei principi del contenuti nel berlusconismo e nel montismo, parlare di patti di desistenza mi pare prematuro». Eppure era stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a raccontare di aver ricevuto una telefonata importante: «Franceschini mi ha contattato a nome del Pd e mi ha proposto un accordo di desistenza, cioè mi ha chiesto di non presentare le nostre liste in regioni chiave come la Lombardia, la Sicilia e la Campania». In altre parole, Orlando ha lasciato intendere che dal Nazareno era arrivata una proposta di scambio — do ut des, magari con qualche personalità  vicina agli arancioni da inserire nelle liste del Senato del Pd — molto simile al patto di desistenza stabilito nel ’96 tra Prodi (Ulivo) e Bertinotti (Rifondazione comunista). Ma in quel caso c’erano i collegi del Mattarellum che resero possibile l’operazione. Oggi invece — con il Porcellum — il Pd chiede agli arancioni di rinunciare per il Senato nelle roccaforti della Campania e della Sicilia. E non è un caso che il sindaco di Napoli, l’ex pm Luigi de Magistris, anche lui tra i soci fondatori degli arancioni, abbia messo le mani avanti: «Non esiste alcuna possibilità  di raggiungere un accordo di desistenza».
La lista Ingroia, dunque, deve superare l’8% nelle singole regioni se vuole far eleggere i suoi senatori. Mentre al Pd — che accredita gli arancioni sotto la soglia di sbarramento al Senato ma sopra a quella della Camera (4%) — potrebbero mancare proprio i voti di Rivoluzione civile per battere il Pdl in Lombardia, Campania e Sicilia, e dunque assicurarsi i numeri per governare. Ma a ballare, segnala il leghista Roberto Calderoli, ci sono anche Veneto, Lazio e Friuli Venezia Giulia. Ecco allora che nella sede di Rivoluzione civile si faceva un ragionamento tattico: nessun accordo politico con il Pd è possibile ma perché candidare i nomi di prima linea al Senato se poi rischiano di restare a casa? Preferibile, allora, depotenziare le liste dei senatori dirottando i big alla Camera. E nella circoscrizione Milano 1 (capolista Ingroia, seguito da una donna e Di Pietro al terzo) a causa dell’affollamento alla testa della lista è scoppiato il caso di Vittorio Agnoletto che si è sentito tagliato fuori.
Alla fine — dopo che alcuni dirigenti storici del Pd si sono incontrati con Ingroia e i suoi — Enrico Letta e Franceschini hanno smentito Orlando e la proposta di un patto di desistenza inteso come scambio. Però, ha spiegato Franceschini, il problema del voto utile rimane: «Ci sono regioni determinanti in cui si gioca la possibilità  di avere la maggioranza al Senato. Quindi dobbiamo spiegare agli elettori che un voto di protesta dato a Grillo o ad altri rischia di far vincere la destra. È una questione aritmetica non di politica. Per questo continuo a sperare che Ingroia e Orlando rinuncino a presentare la loro lista almeno in Campania, Sicilia e Lombardia». In caso contrario, al Nazareno stanno già  preparando una campagna anti arancioni sul voto utile.
Dino Martirano


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