Monti: Vendola avversario E il Cavaliere mi provoca

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MILANO — Una cosa è certa: «Noi siamo elettoralmente avversari della sinistra e a maggior ragione della sinistra di Vendola, e ci preoccupa la forte influenza della Cgil sullo schieramento di Bersani». Il presidente Mario Monti presenta a Milano i capilista in Lombardia della sua squadra «Scelta Civica» per le prossime politiche e ribadisce: «Non siamo schierati nè con nè contro nessuno». Di certo, «non vorremmo partecipare a nessun governo che non avesse una seria impronta riformista o nel quale fossero presenti o influenti forze con intonazione populista o antieuropea».
Chiaro anche a quale elettorato ci si rivolge: «Ci auguriamo che molti elettori di Pdl e Lega che hanno vista tradita sia la rivoluzione liberale e federalista e che hanno trovato intollerabili gli scandali di ogni genere che hanno travolto alcuni loro uomini, il 24 e 25 febbraio siano interessati a questo nostro tentativo. Non so quando si ripresenterà  un’opportunità  come questa».
Il professore, intervenuto a fianco del suo tridente per la Camera (l’ex presidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni, l’ex vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei e l’avvocato Andrea Mazziotti di Celso), torna però a prendere le distanze da Silvio Berlusconi: «Io cerco di non attaccare. Ma vengo un po’ provocato, come quando chi mi ha lasciato il Governo nel 2011 perché non reggeva più la situazione, dice che allora l’economia andava bene e che io ho creato un disastro. Un minimo di orgoglio professionale e umano è ferito». E le alleanze? Meglio la destra o la sinistra? «Noi vogliamo federare le forze democratiche — replica il premier — e non ci interessa metterci al centro di questa costruzione geografica, quanto proporre una diversa concezione di politica». L’obiettivo resta quello delle riforme: «Ho visto il Pdl ricomporre un polo di destra con la Lega, il Pd ricomporre un polo con l’estrema sinistra e nessuno dei due poli così ricostituiti dà  la garanzia di volere o di riuscire ad andare avanti con le riforme che servono per scrostare dall’Italia gli interessi corporativi e la mentalità  per cui nessuno rappresenta i nostri interessi e ci rifugiamo negli interessi particolari». Anche qui, «vogliamo scrostare e proporre una diversa concezione di politica».
Sarà  diversa, la concezione: ma alcune regole vanno rispettate. Come quella che impone anche all’austero professor Monti di concedersi al bagno di folla milanese: è la campagna elettorale, bellezza. Come già  faceva Berlusconi, dunque, ecco che Monti conclusa la conferenza stampa arriva in corso Buenos Aires, una delle vie dello shopping milanese, accompagnato dalla moglie Elsa e dalla figlia Federica. Il rituale è quello classico del candidato: due passi, pausa al bar (al Caffè Ambrosiano), scontrino («Ho pagato un caffè, un chinotto e un bicchiere di acqua»), due chiacchiere con il barista e un paio di clienti che non mancano di fare una foto ricordo e poi riprende la passeggiata. Monti cammina sorridendo, la scorta cerca di fare ala tra i passanti, la moglie Elsa ogni tanto lo perde di vista: «Non siamo abituati a queste cose», ammette. Berlusconi entrava nei negozi del centro e faceva incetta di profumi e creme: «Noi queste cose le compriamo in privato», risponde la signora Monti. Un giovane ferma il premier e gli confida le sue preoccupazioni per il futuro. Un altro gli chiede perché si sia messo in politica: «Stiamo facendo tutto per voi, perché bisogna dare uno scatto all’Italia». Qualcuno lo contesta: «Monti vai via». C’è chi chiede di abbassare le tasse, chi vuole capire «cos’è ‘sta storia di Monte dei Paschi», e lui alza gli occhi al cielo. «Togli l’Imu», ripetono in tanti. Una signora di colore si emoziona quando Monti si ferma a salutare lei e la sua bambina piccola. Un’altra, con parlata dialettale, lo ammonisce: «Io la voto, ma guardi che poi la controllo. Perché si sentono cose brutte sulle banche…». Il corteo prosegue, poi si sposta dall’altro lato della strada: stesse scene, le foto, le strette di mano, due parole di circostanza. Infine un saluto veloce. Fine delle tortura.


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