Nuovi modelli e fusione con Chrysler così la Fiat studia da azienda mondiale

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TORINO – Un 2013 all’attacco. I piani del Lingotto per l’anno che verrà  potrebbero essere decisivi per stabilire quali caratteri avrà  la fusione con Chrysler ormai in calendario per il 2014. I consuntivi dei giorni scorsi dicono che una fusione oggi andrebbe inevitabilmente a vantaggio delle due Americhe: da sole rappresentano i due terzi delle vendite nel mondo. Il mercato italiano è ormai il 15 per cento del totale. O si riuscirà , nei prossimi dodici mesi, a ridurre lo squilibrio tra le due sponde dell’Atlantico o è inevitabile che la discussione sulla sede del quartier generale della nuova società  nata dalla fusione tra Torino e Detroit non inizierà  neppure.
Il primo passo per invertire la tendenza è quello di realizzare nelle fabbriche europee quegli investimenti che nei mesi scorsi la crisi aveva suggerito agli Agnelli di sospendere. Così è partita la ristrutturazione di Melfi, dove verranno realizzati i due minisuv da vendere nel mondo con il marchio Jeep e 500. Una ristrutturazione da un miliardo di euro presentata nelle scorse settimane alla presenza del premier Mario Monti. Il secondo passo è la presentazione in prima mondiale al Salone di Detroit, che aprirà  la prossima settimana, della nuova Maserati Quattroporte. La cerimonia di presentazione della linea in Italia si svolgerà  a Grugliasco, vicino a Torino, nei primi giorni di febbraio alla presenza dei vertici Fiat. Oltre alla Quattroporte lo stabilimento produrrà  anche una berlina, la Maserati Ghibli. Più lontano invece il momento della partenza della nuova linea di Mirafiori dove nascerà  il suv Levante, anche questo con il marchio Maserati.
La ripartenza delle linee produttive in Europa potrebbe essere accompagnata da una prima ripresa del mercato nella seconda metà  dell’anno. Nel frattempo sull’altra sponda dell’oceano Marchionne continua a percorrere tappa dopo tappa la strada che porta verso la fusione con Chrysler. In marzo si dovrà  definire in tribunale la causa che oppone il Lingotto al fondo sanitario Veba del sindacato Uaw. Si tratta di stabilire il valore di una prima tranche del 3,3 per cento di Chrysler che Fiat propone di acquistare a un prezzo giudicato troppo basso dal sindacato. Se si troverà  l’accordo, è probabile che lo stesso valore venga attribuito alla seconda tranche di azioni, anch’essa del 3,3 per cento, opzionata nei giorni scorsi da Marchionne. A quel punto il Lingotto avrà  in mano il 65 per cento della Chrysler. Rimarrà  in mano al Veba il rimanente 35 per cento che Marchionne potrebbe decidere di acquistare vendendo in borsa una parte della Marelli, come lo stesso ad ha dichiarato recentemente. In ogni caso la possibilità  di utilizzare la cassa di Chrysler per investire su Fiat è al momento impedita dai contratti che legano le due società . Finché valgono quei contratti, indipendentemente dalla quota detenuta dal Lingotto a Detroit, il divieto è in vigore.
Commentando questa strategia il Financial Times di ieri ha definito Marchionne «un maestro ristrutturatore», per aver «fatto cose incredibili con pochissime risorse» e aver trasformato «Fiat-Chrysler in un’unica società  globale». In fondo, commenta il giornale, un po’ simile alla biografia del suo amministratore delegato.


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