Vendola: «I super ricchi devono andare al diavolo»

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ROMA — Sa lui dove mandarli. «I super ricchi devono andare al diavolo» dice Nichi Vendola, interpellato a proposito di Gerard Depardieu, corso dal presidente russo a prendersi il passaporto, in polemica con il governo francese che voleva tassargli il 75% del patrimonio. «Putin in effetti sembra il diavolo e quindi va bene così».
Ma il messaggio non tanto subliminale del leader di Sinistra ecologia e libertà  è diretto a tutte le ristrette cerchie sociali, economiche e finanziarie, leggi Berlusconi e soprattutto Monti, etichettato come «massone e guru di una élite conservatrice e feroce».
Una pericolosa riedizione dell’«Anche i ricchi piangano», lo slogan, corredato da foto di megapanfilo bianco, con cui Rifondazione comunista, nell’autunno del 2006, tappezzò muri e giornali, ai tempi della prima Finanziaria del governo Prodi, quando segretario era Franco Giordano. Una campagna che fece particolarmente scalpore, anche perché coincideva con le vicissitudini nautiche di Massimo D’Alema e la sua Ikarus. «Ci fu una canea», raccontò in seguito Alfonso Gianni, tra gli ideatori, oggi con Sel. «Volevamo condizionare la manovra stimolando il governo a non spremere i soliti noti». Non portò esattamente bene per Prc. «E comunque i ricchi non piansero affatto», ammette l’allora capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena.
E una rielaborazione del titolo della celebre telenovela con Veronica Castro fu sfoggiata persino da Giulio Tremonti che nel settembre del 2011, come souvenir di un convegno delle Acli, si portò via il cartello «Anche i ricchi devono pagare». Tre mesi dopo cadde il governo.
«La storia di far piangere i ricchi, la sinistra l’ha già  sperimentata andando incontro a sonore sconfitte» ricorda Bruno Tabacci, leader del Centro democratico. «Consiglio a Vendola di non riprovarci. Un conto sono la giustizia e il rigore fiscale, altro l’invidia sociale». Anche Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, bolla il presidente della Puglia come socialmente invidioso. «Ricordi la saggia frase di Olof Palme: la sinistra non deve far piangere i ricchi ma far sorridere i più poveri».
Lo soccorre invece il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Quella di Nichi sui super ricchi era solo una battuta, su cui ora lo inchioderanno». «Io no, non li mando da nessuna parte, devono pagare le tasse, meglio che restino qua».
Capitolo milionari a parte, Nichi Vendola, presentando gli undici candidati di Sel (tra cui un ex operaio Fiat, la portavoce dei rifugiati per l’Onu e quello dei senegalesi fiorentini), ha ripetutamente attaccato il premier: «È incredibile come Mario Monti non veda il dolore provocato nelle viscere del Paese. Il suo è un ottimismo da fiction e spot pubblicitario» (e qui Ermete Realacci del Pd gli rinfaccia «i toni un po’ berlusconiani»).
E poi ancora: «Con Monti si assiste al ritorno delle élites insofferenti nei confronti della democrazia, che pensano comunque di dover vincere loro e pretendono di scrivere l’agenda per chiunque governerà . Il suo è un classismo dissimulato nelle forme anglosassoni, ma feroce dal punto di vista degli effetti sociali».
Irritato per l’invito a «tagliare le ali» più estreme (tra cui Sel), rivolto ai democratici, il governatore pugliese gli rinfaccia «un disegno da democristianeria senza Dc, da Grande Oriente d’Italia, per far vincere quelli come lui, la razza padrona». Quanto a un possibile ticket Bersani-Monti, per Vendola è semplicemente «spaventoso».


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