Boccata d’ossigeno per Alitalia via libera al prestito da 150 milioni
ROMA — I soci Alitalia cercano di mettere una pezza ai buchi nei conti e approvano il prestito «fino a un massimo di 150 milioni di euro ». Un virgolettato — comunicato dall’azienda alla fine dell’assemblea — che nasconde il timore di non poter raggiungere la soglia prevista per tamponare la crisi di liquidità della compagnia. I piccoli soci, infatti, frenano e votano contro la proposta approvata con una maggioranza vicina all’87%.
Ogni azionista potrà sottoscrivere il prestito «in rapporto alla quota azionaria detenuta». Chi lo farà entro la fine del 2013 avrà facoltà di convertirlo in azioni della compagnia incassando un premio del 30% (e Air France di fatto aumenterebbe ulteriormente la propria quota, oggi al 25%). Dopo il 31 dicembre prossimo, ed entro il 2015, le quote non ancora rimborsate o non convertite, verranno automaticamente trasformate in azioni Alitalia. Un punto a favore dei francesi che proprio ieri hanno presentato dei conti disastrosi nel 2012 con perdite per oltre un miliardo e cento milioni di euro. Gli stessi vertici del vettore transalpino hanno però dichiarato che il dossier Alitalia non è al primo posto in agenda. Perché oggi i francesi non hanno né fretta né risorse sufficienti per prendere il controllo della compagnia
italiana.
La maggioranza degli azionisti presenti ha comunque dato il via libera all’operazione mentre hanno votato contro l’emissione del prestito Equinocse, Solido Holding di Achille D’avanzo, G&C holding di Cosimo Carbonelli D’Angelo e Gfmc di Antonio Orsero, che rappresentano circa il 12% dei presenti. Inoltre Vitrociset si è astenuta mentre non hanno partecipato all’assemblea il gruppo Toto, Finanziaria di Partecipazioni e Investimenti (Gavio), Acqua Marcia Finanziaria e Fondiaria-Sai.
Lo scontro interno al board, in ogni caso, ha già fatto saltare la poltrona dell’ad Andrea Ragnetti. Ma le fibrillazioni non sono ancora finite: nel corso del cda sui conti 2012 previsto dopodomani (si parla di una perdita operativa di 120 milioni di euro) potrebbe entrare nel mirino anche il presidente Roberto Colaninno. Le sue deleghe potrebbero essere in parte girate a quello che viene ormai dato per nuovo capo azienda, l’attuale vice presidente vicario: Elio Catania cercherà di garantire la ripresa con il supporto del direttore operativo Giancarlo Schisano e di quello finanziario Paolo Amato. Alitalia sarà quindi guidata da una troika di transizione che non prevede, almeno per ora, la figura dell’amministratore delegato.
Ma oltre al destino della governance aziendale, quel che non appare ancora chiaro è come e dove saranno trovati i soldi che mancheranno all’appello. Se i soci più riluttanti non dovessero mettere mani al portafogli, dei 150 milioni di euro preventivati e necessari per sbarcare il lunario fino all’estate, mancherebbero
almeno 30 milioni di euro. Un problema non da poco per la compagnia che a livello operativo per ogni giorno del 2012 ha bruciato circa 320mila euro. Un’emergenza che nei prossimi giorni verrà affrontata dalla nuova guida di Alitalia con un nuovo piano industriale lacrime e sangue, che prevede tagli alla flotta e al personale. Tutte notizie che spingono i sindacati in trincea: «Siamo fortemente preoccupati per la nebulosità che circonda Alitalia» dice Marco Veneziani, segretario generale aggiunto della Uil trasporti, «la compagnia ha urgente necessità di risorse finanziarie superiori a quanto approvato dai soci. Stiamo parlando di un asset fondamentale per l’economia del Paese – conclude – e questo rende indispensabile un intervento che non può gravare ancora una volta sui lavoratori».
Related Articles
“Offresi modo quasi-legale per portare soldi all’estero”
Una società lussemburghese si propone ad avvocati e commercialisti, ma non è l’unica: fioriscono le organizzazioni pro-evasione Garantita una commissione del 3% al professionista italiano che accetta l’accordo
Pensioni, nuova beffa per esodati e disoccupati
Quota 100. Comitati furibondi con Di Maio: ci aveva promesso la 9° salvaguardia, giovedì in piazza. La norma sarà «sperimentale per 3 anni» e niente stop all’aspettativa di vita per la vecchiaia
Decrescere dalla crisi
LA DOPPIA IMPOSTURA DEL «RILANCE», RIGORE PIà™ RILANCIO
La ricetta europea prevede austerità e ripresa ma ci porterà alla bancarotta. Le teorie keynesiane non sono più sostenibili. Bisognerebbe uscire dall’euro per opporsi ai diktat dei mercati. E per far rinascere la speranza