Partiti d’accordo: “Non autosufficienza da potenziare”. E la legge 180 “non si tocca!”

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ROMA – Iniziamo il nostro “viaggio” all’interno dei programmi di quelle forze politiche che hanno risposto al nostro appello in vista delle imminenti elezioni politiche. Nello specifico, hanno inviato i loro spunti il Partito Democratico, la Lista civica per Monti, Sel e Rivoluzione civile. Si tratta di risposte a precise domande poste dalla nostra Agenzia, ovviamente sui temi più cari al sociale. Vediamole. In fondo ad ogni lancio abbiamo pubblicato il link con il rimando al documento completo.

1) Fondi sociali.
Il fondo per la non autosufficienza interessa anche le disabilità  gravi: deve essere confermato e reso strutturale? Che dimensioni e caratteristiche dovrebbe avere?
– Come deve essere finanziato e regolato il Fondo nazionale per le politiche sociali? Vanno previsti altri fondi per settori specifici?

Partito Democratico. “Determinare i Leas”
Secondo il Pd, “i servizi sociali e le persone non autosufficienti si attendono giustamente, dopo oltre dieci anni dalla riforma 328/00, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Leas) e il correlato finanziamento, che sarà  graduale e quindi commisurato agli ‘obiettivi di servizio’ come prevede la legge sul federalismo fiscale”.
Inoltre, “anche il Fondo nazionale per le Politiche sociali va finanziato almeno nella misura minima richiesta dalle Regioni – la soglia 2009 è pari a 530 milioni – ma parallelamente occorre orientarlo al finanziamento dei Leas, superando la frammentazione dei fondi specifici che rende aleatoria la continuità  dei servizi e vanifica la programmazione degli enti locali”.

Rivoluzione civile. “Fondo non autosufficienza, reperire risorse dalla sanità ”
Secondo il movimento di Ingroia, “il fondo per la non autosufficienza deve non solo essere confermato e implementato, ma ancorato a una base strutturale, per evitare che scelte politiche contingenti, nel tentativo di ‘rastrellare’ risorse, lo ‘azzerino’ come è stato fatto nel recente passato. Un ‘fondo’ – per Rivoluzione civile – è sicuramente meglio che niente, e la sua consistenza ha una sua importanza, ma non è la risoluzione del problema. Un fondo per importante che sia non è il riconoscimento di un diritto perché ha nella sua stessa costituzione il limite delle risorse che vi si impegnano(…). La politica socio-sanitaria deve essere impostata semplicemente nell’affermare e garantire i diritti che peraltro in questo settore esistono già . Si tratta dei Lea (Livelli essenziali di assistenza)”.
Il fondo costituisce quindi un “’tappabuchi’, selettivo e discrezionale. Le risorse economiche non possono essere ‘aggiuntive’, ma debbono essere reperite nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale, per il quale non esiste un limite per il diritto costituzionale alle cure quando sono sancite nei Livelli essenziali di assistenza”.

Scelta civica per Monti. “Non autosufficienza, Fondo da 400 milioni”
Per la Lista Monti, “il fondo per la non autosufficienza dovrà  progressivamente aumentare fino ad arrivare a 400 milioni nei prossimi anni”.
”Tutto dipenderà  – si afferma – dall’efficacia delle misure di contenimento della spesa e agli incrementi di gettito legati alla ripresa economica, e alla lotta all’evasione e all’elusione. In ogni caso l’attenzione alle problematiche inerenti le politiche sociali e le politiche per la non autosufficienza è  molto intensa perché queste sono legate a doppio filo alle questioni economiche”. 
Ovviamente, si precisa, “il Fondo per le politiche sociali va rifinanziato in attesa di una revisione  della legge che lo regola e della semplificazione e alleggerimento della Pubblica Amministrazione”.

Sinistra Ecologia Libertà  (Sel). “Fondo non autosufficienza da rendere permanente”
Per Sel, “il fondo per la non autosufficienza deve essere reso permanente e strutturale (…). Servirebbe un miliardo di dotazione, ma gli standard minimi e la destinazione dei fondi dovrebbero essere individuati nel contesto della definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza previsti dalla legge 328/2000 e mai introdotti”.

2) Tra sociale e sanitario.
Le manifestazioni clamorose dei malati di Sla a fine 2012 hanno fatto emergere l’inadeguatezza della sola risposta “sociale” a problemi a forte componente sanitaria. Sanità  e sociale, inoltre, sul territorio nazionale continuano a funzionare con una netta separazione, a scapito ovviamente del sociale… Come rendere effettiva dunque l’integrazione tra sociale e sanitario per patologie come le disabilità  gravi, ma anche le dipendenze, la salute mentale ecc.?
– In Parlamento è giunto a una discussione avanzata un disegno di legge che intende riformare la legge 180. E’ necessaria questa riforma?

Partito Democratico. “No alla riforma della legge 180”
Per il Pd, “l’assenza dei Leas e l’azzeramento del Fondo sociale hanno determinato un grandissimo indebolimento dei servizi e delle prestazioni integrate sociosanitarie, finendo per deresponsabilizzare anche il sistema sanitario e quindi scaricando sulle famiglie i costi dei servizi. Perciò Leas e relativo finanziamento rappresentano le prioritarie leve per poter ancora parlare di diritti alle persone disabili”.
Quanto alla riforma della psichiatria, “non si sente assolutamente la necessità  di riformare la legge 180 (…). Abbiamo contestato questo progetto perché si muove in un contesto di ritorno al modello manicomiale. Ciò di cui le famiglie e i pazienti che soffrono di disagio psichico necessitano sono i servizi e le strutture intermedie previste dal progetto-obiettivo salute mentale e relative linee guida, largamente inattuale nel Paese”.

Rivoluzione civile. “Legge 180 da implementare”
Per quanto riguarda la riforma della  legge “Basaglia” sulla psichiatria, il movimento di Ingroia ritiene che essa non debba essere “riformata”, ma implementata.
“La legge Basaglia – si legge -, come molte altre leggi sul socio-sanitario in Italia, è una legge che non è stata completamente attuata nel suo dettame (…). Le lentezze burocratiche, le varie resistenze alla territorializzazione nella gestione della problematica, e soprattutto i tagli alla spesa sociale e sanitaria, hanno impedito che l’esperienza triestina si allargasse e diffondesse in tutta Italia come un buon modello di gestione della problematica psichiatrica così come riconosciuto da tutte le autorevoli istituzioni internazionali che hanno competenza in materia”.

Scelta civica per Monti. “Rendere operativa l’integrazione tra sociale e sanitario”
Per la Lista Monti, “rendere operativa l’’integrazione tra sociale e sanitario è importante per vari motivi: 1.Innanzitutto è importante per la qualità   e l’allungamento della vita delle persone con disabilità , per  i malati, e per gli anziani. 2. L’applicazione effettiva dell’integrazione socio-sanitaria contribuisce a far diminuire la spesa sanitaria in maniera consistente perché permette di evitare ricoveri ospedalieri e viene privilegiata la domiciliarità  degli interventi sia sociali che sanitari.

Sinistra Ecologia Libertà  (Sel). “Psichiatria, non si torna indietro”
Per Sel, “l’integrazione tra sociale e sanitario è fondamentale come, più in generale, è necessaria l’integrazione delle politiche sociali con le politiche del lavoro, della formazione, dell’istruzione ecc..”.
Quanto alla psichiatria, “non si può tornare indietro rispetto alla legge 180. Bisogna realizzare tutta la parte di interventi capaci di dare coerenza e applicazione alle norme della legge, potenziando le strutture territoriali e di base, la collaborazione tra i servizi sociali e sanitari, gli operatori e le famiglie, rafforzando gli interventi di associazioni e cooperative sociali per la gestione sul territorio dei servizi e i centri per la salute mentale”.

Leggi il documento del Pd
Leggi il documento di Scelta civica
Leggi il documento di Rivoluzione civile
Leggi il documento di Sel

 

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