Peugeot, perdita record il governo in campo per ora nessun salvataggio

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PARIGI — Il tracollo del gruppo Peugeot-Citroen fa venire i sudori freddi al governo. Il costruttore automobilistico annuncerà  mercoledì prossimo una perdita astronomica e la sua situazione sarebbe monitorata con attenzione dall’Eliseo. Secondo Libération, Franà§ois Hollande sarebbe pronto a far entrare lo Stato nel capitale della casa di Sochaux in caso di bisogno.
Un’ipotesi avallata ieri mattina dal ministro del Bilancio, Jérome Cahuzac, e smentita poche ore dopo dall’entourage del ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, e poi dallo stesso primo ministro, Jean-Marc Ayrault. Ennesima stecca di un governo in cui l’incertezza sulla rotta da seguire si accoppia a un incredibile dilettantismo nella comunicazione. Resta tuttavia un dato di fatto: Psa, la holding che controlla i marchi Peugeot e Citroen, naviga in acque difficili e il governo non l’abbandonerà  al suo destino. Anzi, secondo Libération avrebbe anche cercato di trovargli un nuovo amministratore delegato, ma Louis Gallois, ex ceo di Eads-Airbus e vicino ai socialisti, avrebbe rifiutato.
L’inquietudine è cresciuta l’altroieri, quando Psa (numero due in Europa, sia pur largamente distanziato dalla Volkswagen), ha annunciato la svalutazione di asset per 4,7 miliardi, preparando i mercati all’annuncio di perdite altissime per l’esercizio 2012: si parla di almeno 5,6 miliardi. La perdita sarà  solo contabile e la tesoreria dell’azienda non sarà  intaccata, ma il futuro del gruppo è incerto: la soppressione di 8 mila posti di lavoro e la chiusura di uno stabilimento non saranno probabilmente sufficienti per risollevare le sue sorti. Il costruttore è troppo dipendente dai mercati europei, in particolare da quelli mediterranei, deve rinnovare la gamma, fronteggiare una concorrenza pletorica, mentre la sua presenza nei paesi emergenti resta insufficiente.
Da qui le voci e le supposizioni su un possibile intervento pubblico.
Interrogato su questa eventua-lità , il ministro del Bilancio non ha esitato a confermarla: «E’ possibile, se non altro perché esiste il Fondo strategico di investimento (il fondo sovrano francese, ndr).
Questa azienda non può, non deve morire». Poche ore dopo, il ministero delle Finanze ha smentito: «Una partecipazione dello Stato in Psa non è all’ordine del giorno. Il gruppo deve mettere in opera il piano di risanamento e consolidare l’alleanza con General Motors». Una linea ribadita in serata da Ayrault: «Una partecipazione nel capitale dell’azienda non è all’ordine del giorno, poiché Psa non la chiede. Esiste uno strumento, il Fondo strategico, che può, se necessario, partecipare al capitale.
La questione oggi non si pone».
Prima di Natale, Psa aveva già  ottenuto la garanzia dello Stato per la sua banca, ma per il momento i suoi fondi propri non richiedono l’iniezione di denaro fresco: l’anno scorso, un aumento di capitale di un miliardo ha consentito alla Gm di prendere una partecipazione del 7% e i Peugeot sono scesi al 25%.
Gli analisti sottolineano che il gruppo disponeva ancora di 12 miliardi l’estate scorsa, ma aggiungono che è indispensabile mettere fine rapidamente alle perdite (200 milioni al mese dall’estate 2011): in caso contrario, un aumento di capitale potrebbe rivelarsi inevitabile. Ma non è detto che la famiglia Peugeot sia disposta ad accettare un intervento pubblico: in passato, anche nei momenti più difficili, si è sempre opposta a un’ipotesi del genere.


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