Bilanci bancari in profondo rosso

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MILANO — La pesante “moral suasion” di Bankitalia sugli accantonamenti a fronte dei prestiti e sulla cura dimagrante dei dividendi (in caso di bilanci in perdita) si è abbattuta con la violenza di un tifone sui bilanci bancari e il segno rosso è sempre più diffuso. Ieri è stata la volta di Bpm (-429,7 milioni la perdita netta consolidata rispetto ai 614 di un anno fa) e di Carige (63,2 milioni il rosso consolidato contro l’utile di 169 milioni del 2011) mentre la Popolare di Sondrio ha dovuto rettificare il tiro rispetto a quanto aveva già  comunicato a fine dicembre e ora «rileva un possibile scostamento tra la previsione relativa al dividendo» e all’utile netto formulato a suo tempo. In rosso anche il Credito Valtellinese (322 milioni la perdita) che di conseguenza non distribuirà  cedole ai soci.
Del resto, oltre i moniti di Bankitalia, ieri l’Eba ha ricordato che se Basilea 3 entrasse in vigore adesso (c’è tempo per il rafforzamento entro il 2019) le banche europee dovrebbero aumentare i mezzi propri di altri 112,4 miliardi di euro mentre l’Abi ha reso noto che le sofferenze lorde in Italia sono ancora salite in gennaio, a 126,1 miliardi.
Tornando a Piazza Meda, la Bpm ha approvato un bilancio consolidato che risente di pesanti accantonamenti prudenziali sui crediti, svalutazioni degli avviamenti e oneri straordinari relativi al Fondo di solidarietà  (per gli esuberi) mentre l’attività  tipica, senza le voci straordinarie, è stata più che positiva: il risultato di gestione “normalizzato” infatti risulta in crescita del 66,1%. Anche in questo caso, hanno pesato le indicazioni emerse dalla verifica ispettiva di Bankitalia, mentre aumenta il margine di interesse (+4,2%). Ma il consiglio di gestione di Bpm ha approvato anche altre misure corpose, a partire dall’aumento di capitale da 500 milioni (per ripagare i Tremonti bond) il cui avvio è atteso entro il prossimo ottobre (e che ha già  un consorzio di garanzia per l’eventuale inoptato). Inoltre, il cdg ha varato le linee guida del progetto di trasformazione della Bpm in spa, seppur stemperata da alcuni elementi di cooperazione. I dipendenti infatti avranno diritto all’assegnazione gratuita di azioni Bpm attraverso un aumento di capitale riservato (fino ad un massimo del 10%) inoltre è prevista la creazione di una Fondazione onlus riservata ai dipendenti e pensionati, che avrà  una dotazione iniziale di 10 milioni e ogni anno potrà  contare su un contributo pari al 5% degli utili della banca (e inoltre potrà  nominare tre consiglieri del cds su 15, mentre altre due liste di minoranza eleggeranno complessivamente altri tre consiglieri).
Più contenuto il rosso di Carige, su cui pesano le controllate assicurative (che chiudono con un rosso di 151 milioni dopo gli accantonamenti per riserve sinistri chiesti dall’autorità  di vigilanza). La banca ha anche approvato un rafforzamento del capitale per complessivi 800 milioni, da realizzarsi entro il 31 marzo 2014. La delega all’aumento sarà  chiesta confidando tuttavia che l’importo reale da eseguire «sia il più possibile contenuto» grazie al piano di dismissioni. E infatti in primis si cercherà  di vendere le due assicurazioni (valore stimato tra 4 e 600 milioni), partendo peraltro dal ramo danni. Entro il primo semestre insieme agli advisor Leonardo & Co e Mediobanca verrà  fatta la ricognizione degli altri asset vendibili, essenzialmente gli immobili e la quota nell’Autostrada dei Fiori. Ove non bastasse si realizzerà  nel primo trimestre 2014 un aumento di capitale fino ad arrivare a 800 milioni.


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