Padre Jorge e gli orrori dei militari due lettere dalla Germania lo assolvono

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BERLINO — Jorge Mario Bergoglio scrisse alla famiglia di Ferenc Jalics, uno dei due religiosi arrestati dalla dittatura militare, promettendo di fare di tutto per la sua liberazione. Lo ha rivelato ieri la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, in un lungo servizio in cui cita ampi passaggi di due lettere dell’attuale papa Francesco. Lettere che sembrano scagionarlo dalle accuse di collusione con la giunta, rilanciate invece — ma con documenti vecchi — dal giornalista Horacio Verbitsky.
Le due lettere sono state mostrate alla reporter della Frankfurter, Marie Katharina Wagner, dal fratello di Ferencs Jalics. La prima è datata 15 settembre 1976, quindi dopo che il gesuita e l’altro sacerdote, Orlando Yorio, erano stati arrestati dai militari come sospetti amici della guerriglia. «Ho preso molte iniziative per arrivare alla liberazione di vostro fratello, finora non abbiamo avuto successo», comincia l’epistola, scritta quasi tutta in latino. «Ma non ho perduto la speranza che suo fratello verrà  presto rilasciato. Ho deciso che la questione è il mio compito». Alludendo ai suoi dissensi con Jalics, Bergoglio prosegue: «Le difficoltà  che suo fratello e io abbiamo avuto tra di noi sulla vita religiosa non hanno nulla a che fare con la situazione attuale». Poi, in tedesco: «Ferenke è per me un fratello». E di seguito, «mi scusi se ho cominciato a scrivere in tedesco, ma la penso così. Ho amore cristiano per suo fratello e farò tutto quanto potrò perché egli torni libero».
Erano tempi duri: l’allora padre generale dei gesuiti, Pedro Arrupe, scrive la Frankfurter, aveva condannato la vita in borgata dei due sacerdoti, chiedendo loro di andarsene o di uscire dall’ordine. Si disse che erano stati uccisi. I due furono rilasciati solo dopo cinque mesi atroci all’Esma, la scuola della marina trasformata in centro di tortura. Il giorno dopo la loro liberazione, Bergoglio scrisse al fratello di Jalics la seconda lettera. «La falsa notizia, secondo cui Francisco era stato assassinato, fu riferita anche a noi, ma non ho mai voluto crederci, perché avevo informazioni su entrambi i padri. Di solito la gente parla troppo anziché contribuire a trovare soluzioni».
Horacio Verbitsky invece ha ripubblicato su “Pagina 12” documenti in realtà  già  usciti, che secondo lui «chiudono la discussione su Bergoglio». Il principale documento è una scheda compilata nel 1979 da un funzionario della dittatura, Anselmo Orcoyen. Raccomanda di non consegnare a Jalics (che era partito per la Germania) un nuovo passaporto, definendolo «sovversivo». Verbitsky sostiene che quei dati sarebbero stati trasmessi a Orcoyen dallo stesso Bergoglio.


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