Una guida per sbloccare strade senza uscita

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Il nuovo libro di Emanuele Severino, Intorno al senso del nulla, è dedicato a un tema a cui ha pensato da sempre. Ora l’ha scritto di getto. Per meglio comprendere il percorso di queste pagine, è il caso di prepararsi con la lettura di un saggio di Leonardo Messinese, la più recente delle ricerche riguardanti il pensatore italiano, Né laico né cattolico. Severino, la Chiesa, la filosofia (Dedalo 2013). Di Messinese, lo stesso Severino dice: «Un filosofo che mostra la sua competenza anche nei molti scritti che mi ha dedicato».
Ma, tornando al libro che oggi esce da Adelphi, diremo che lo stesso Severino ci ha confidato in una conversazione poco prima di chiudere queste pagine: «Il tema del nulla ha essenzialmente a che fare con il tema della morte. Durante il tempo del mito, l’uomo va abituandosi al fenomeno sconcertante della morte: della morte del sole al tramonto, della morte altrui (è con sofferenza che Gilgamesh si rassegna alla scomparsa dell’amico), della morte dei vegetali e degli animali. In questo tempo una prima difesa consiste nel credere nel ritorno dei morti. Poi appare la filosofia, la quale evoca il significato radicale e tremendo della morte, che consiste nell’intenderla come l’andare nel nulla assoluto e definitivo, quel nulla da cui non si ritorna».
A tale significato del nulla comincia a rivolgersi Parmenide, il filosofo greco a cui Severino ha dedicato importanti riflessioni già  negli anni Cinquanta, ed esso scandisce l’intero corso del pensiero filosofico. Non soltanto: il nulla ghermisce anche le vicende di quello artistico-poetico e della scienza stessa (a tal proposito, Severino aggiunge: «Si pensi, per esempio, al nulla da cui sostanzialmente procede il Big Bang e all’annientamento a cui conduce l’entropia cosmica o lo scontro tra particelle elementari»).
In campo filosofico il tema avvolge il cristianesimo (basterà  ricordare il concetto di creatio ex nihilo), il sistema di Leibniz (Severino ricorda la sua celebre domanda: «Perché l’essere piuttosto che il nulla?»), e lo stesso Kant. Severino si sofferma, nel nostro dialogo e a tal proposito, sulla «tavola del nulla» al termine dell’Analitica trascendentale nella Critica della ragion pura; inoltre ricorda Hegel o il grande finale de Il mondo come volontà  e rappresentazione di Schopenhauer o l’attenzione dedicata da Heidegger al Nichts, inteso addirittura come l’«essere», contrapposto all’ente. Diciamolo senza infingimenti: non è tema che manchi nei contemporanei, tutt’altro. Severino continua: «Penso a Carnap critico di Heidegger e, prima di lui, a Frege; infine non bisogna dimenticare le indagini compiute dalla filosofia analitica sul concetto di nulla».
Anche questo libro, come indica l’autore nelle parti anticipate in questa pagina, «sblocca le aporie», ovvero le «strade senza uscita». Sono quelle — aggiunge Severino — che «qualora continuassero a rimanere bloccate costituirebbero una nube attorno alla verità  essenziale. La quale può essere così indicata: il destino di ogni cosa, dalle più umili alle più alte, è di essere eterna, e cioè di non essere mai preda del nulla».


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