«Il lavoro mai così male da 36 anni L’unica nota positiva dall’export»

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Il dato da cui partire è la spesa delle famiglie: nel 2013 è prevista ancora in contrazione dell’1,6%, per effetto della diminuzione del reddito disponibile. Per dirla con Confesercenti, le famiglie dal 2008 al 2012 hanno dovuto tagliare 85 miliardi, 3.500 euro a testa. Il contributo «marcatamente negativo» della domanda interna (-2% al netto delle scorte), solo in parte compensato dalla domanda estera netta (+1,1%) ha a sua volta immediati riflessi sul Pil, il Prodotto interno lordo: nel 2013 è previsto in calo dell’1,4%, rivisto al ribasso di nove decimi di punto rispetto alle previsioni di novembre 2012. Non va meglio sul fronte del mercato del lavoro, che continua a manifestare «segni di debolezza», con un «rilevante» incremento del tasso di disoccupazione stimato all’11,9% (+1,2%rispetto al 2012) e al 12,3% nel 2014, che sarebbe il tasso di gran lunga più alto dal 1977, data d’inizio delle serie storiche.
Un’analisi confermata dai dati Inps sulla Cassa integrazione: ad aprile sono state autorizzate complessivamente 100 milioni di ore, il 3,1% in più rispetto a quelle autorizzate a marzo e il +16,5% da aprile 2012. A impennarsi sono sia la cassa integrazione ordinaria (+30,9% in un anno) sia la straordinaria (+92,2%). E non deve ingannare il fatto che gli interventi in deroga siano in decrescita (-76,5%): «Il calo è dovuto sostanzialmente ai noti problemi di finanziamento dello strumento», spiega lo stesso presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, confermando che le richieste ci sono, ma finiscono nel cassetto in attesa del rifinanziamento che dovrebbe essere deciso dal governo. C’è poi un’altra tendenza negativa che sembra confermarsi: la frenata dei prezzi, che potrebbe continuare, nonostante l’aumento di un punto (dal 21 al 22%) dell’aliquota Iva previsto per luglio 2013: «La mancanza di segnali di recupero per la domanda di consumo potrebbe rappresentare un ostacolo alla immediata e completa traslazione dell’incremento dell’aliquota sui prezzi finali», spiega l’Istat. L’unica nota positiva per quest’anno riguarda le esportazioni, in moderata espansione nel 2013 (+2,3%) e in accelerazione nel 2014 (+3,9%).
Non sono altrettanto positive le stime per l’anno prossimo per gli altri parametri. La spesa privata per consumi dovrebbe registrare una «lieve ripresa» (+0,4%), ma inferiore alla crescita del Pil (+0,7%). A dare una spinta al reddito delle famiglie, e quindi ai consumi, dovrebbe essere «il pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso i creditori privati», che «può avere moderati effetti espansivi nel 2014», scrive l’Istat. Perché solo «moderati»? È sempre l’Istituto nazionale di statistica a dare la chiave di lettura: «Il miglioramento delle condizioni di liquidità », dato appunto dal pagamento dei debiti alle imprese, «sarebbe destinato prevalentemente a ricostituire i livelli di risparmio». Anche il mercato del lavoro, nota l’Istat, reagirà  con ritardo alla lenta ripresa dell’economia, e così nel 2014 la disoccupazione secondo le stime continuerà  a crescere, fino a raggiungere appunto il record del 12,3%.
Come se ne esce? Secondo il Codacons, il governo deve concentrarsi su Iva e Imu, per aiutare le «famiglie ridotte sul lastrico». Per Federconsumatori e Adusbef, «la diminuzione dei consumi si attesta al 6,9%» e quindi «è assolutamente improrogabile un intervento di rilancio che punti alla ripresa occupazionale e al sostegno del potere d’acquisto delle famiglie». I sindacati sono sulla stessa linea. «Situazione drammatica, la priorità  è il lavoro», dice Maurizio Landini della Cgil. «A previsioni così negative bisogna dare una risposta forte e straordinaria», incalza Guglielmo Loy della Uil. «Va immediatamente messo in moto un meccanismo che faccia crescere consumi e investimenti attraverso un alleggerimento del prelievo fiscale su famiglie e imprese», conclude Luigi Sbarra, Cisl.


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