Fondi neri Rajoy sempre più in trincea

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Due, tremila euro al mese a seconda dell’incarico. Rajoy incluso. È il «Caso B» spagnolo, dove B sta per Bárcenas, l’ex tesoriere divenuto in carcere gran accusatore del suo stesso partito. Per la seconda volta in 5 mesi, Rajoy si è detto innocente e innocentista. L’ha fatto in un’audizione parlamentare trasmessa in diretta da quattro delle sei maggiori tv nazionali. «Non ho nulla da rimproverarmi se non l’essermi sbagliato a fidarmi di chi non lo meritava. Ho sbagliato, sì, ma lo rifarei. Perché non basta un episodio per cambiare la mia scala di valori. Per me ciascuno è degno di fede, fino a prova contraria». Cinque ore e mezza di dibattito non incrinano la maggioranza assoluta conquistata alle urne due anni fa. Potranno esserci mozioni di sfiducia, altre rumorose manifestazioni di piazza, ma la maggioranza resterà salda, almeno sino a che la magistratura non avrà trovato altre prove a carico. Per ora c’è la parola di Bárcenas contro quella del presidente in carica e di tutti i papaveri del partito. I suoi appunti a mano contro le dichiarazioni dei redditi degli altri. Come si potranno provare che soldi in contanti siano effettivamente stati incassati e spesi? Bárcenas ha detto minaccioso: «Se parlo, cade il governo». Finora non ce l’ha fatta. «Il Parlamento non è un’aula di tribunale – ha argomentato ieri il leader dell’opposizione socialista Alfredo Pérez Rubalcaba – ma basta un suo sms, signor Rajoy, per giustificare politicamente l’esigenza delle sue dimissioni. Lei, Rajoy, ha scritto al suo amico e tesoriere: “tieni duro, sii forte, faremo il possibile”. Bene, lei l’ha scritto dopo che tutti gli spagnoli avevano scoperto che Bárcenas nascondeva milioni in Svizzera. In qualsiasi democrazia sana un politico scoperto a difendere un evasore fiscale si dimetterebbe. Così farebbe una Merkel, un Hollande, un Cameron. Lei, Rajoy, sta “berlusconizzando” la Spagna». «Siamo sul punto di uscire dalla recessione — ha replicato Rajoy — non sprechiamo i sacrifici fatti destabilizzando il governo. La magistratura dimostrerà che non esistono fondi neri nel Pp. Lo farà senza interferenze come ha sempre fatto e come questo stesso caso dimostra: l’indagine sui conti del Pp è stata archiviata durante un governo socialista e riaperta con un governo Pp. Il mio obbligo non è evitare le maldicenze o le menzogne di un imputato. Chi vuole credere a un delinquente e non a me è libero di farlo, ma un innocente non deve essere costretto a discolparsi».


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