Grillo apre: “Un altro governo è possibile”

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    PORTO CERVO — Beppe Grillo spunta fuori dalla macchia mediterranea poco prima del tramonto. Percorre una stradina malandata e polverosa che conduce in una delle spiagge più esclusive della Costa Smeralda. Lo accompagna un amico, fanno jogging insieme lungo la riva. Il leader indossa una maglietta verde, pantaloncini e scarpe da tennis. È sudato. Intorno pochissimi bagnanti, qualcuno lo fotografa. Poco al largo spicca un’eccentrica barca fucsia, sfida sfrontata alle meraviglie del posto. Due giornalisti lo affiancano. Salutano e si presentano. Stretta di mano, poi è un attimo: «Ragazzi, no… sono davvero arrabbiato, non parlo».
Solo poche ore prima ha attaccato con un durissimo intervento sul blog, accusando i cronisti di cercare notizie fra «i bar» sardi. Colpevoli, per di più, di inventare aperture di credito del M5S al Pd. In spiaggia arriva la definitiva scomunica: «Con il giornalismo ho chiuso», esclama. A nulla vale il tentativo di chiedere spiegazioni, di invitare a distinguere: «Non è una questione personale, io con il giornalismo ho chiuso», ripete. Non è scortese, solo netto. Porta le mani davanti al volto, eloquente incrocia le dita come a dire: «Sulla stampa ho messo una croce». Poi guarda il compagno di corsetta: «Andiamo», e si tuffa in un faticosissimo percorso sabbioso fino a quando fa buio.
Con la stampa non parla, ma sul blog comunica. E dalla Sardegna si rivolge direttamente a Giorgio Napolitano, invocandone le dimissioni. Gli concede solo l’attenuante delle buona fede: «Voleva la stabilità politica». Ma poi mira dritto al Colle più alto: «Deve fare un passo indietro perché è il garante delle larghe intese, di un governo di Nani. È l’ultimo dei politici della prima repubblica ancora sulla scena. Ma le sue decisioni hanno consegnato il Paese all’immobilità per mesi, mentre l’economia franava».
Sono parole pesanti come pietre. E infatti il Pd sceglie la trincea per sostenere il Presidente, condannando «attacchi inqualificabili » di un leader che «gioca allo sfascio». Eppure, forse solo per tattica, le parole del Capo del movimento nascondono una vaga ma significativa apertura all’ipotesi di dar vita a un nuovo esecutivo, smentita solo poche ore prima.
«Un altro presidente – dice infatti Grillo – deciderà se sciogliere le Camere o proporre scenari di governo diversi da quello attuale che è insostenibile. Ci sono sempre alternative e oggi è necessario voltare pagina».
Per la prima volta, il fondatore non reclama ufficialmente solo le urne, evocando invece anche un piano B. In fondo, è la linea espressa in numerose occasioni durante i “sondaggi” sardi poi negati sul blog. E nel Movimento riprende fiato l’ala dialogante.
Uno che ha già provato a smuovere le acque è il senatore Roberto Cotti. Ha proposto un governo della società civile: «Sono d’accordo con Beppe. Io non immagino un’alleanza con il Pd, ma una terza via. Se poi i democratici convergono su un esecutivo di questo tipo, va bene».
Fra i pentastellati si moltiplicano le voci favorevoli a un confronto. Con sfumature, naturalmente: «Non intendiamo fare da tappabuchi
– premette il senatore Mario Giarrusso – noi mettiamo avanti il programma. Interventi su F35, Afghanistan, reddito di cittadinanza, finanziamento ai partiti e legge elettorale. Chi ci sta? Il Pd per fare cose del genere dovrebbe fare sette passi indietro». E se li facesse? «Non sarebbe un’alleanza per il governo, ma per il programma».
È in fondo il dilemma di Grillo, che lo costringe ad accelerazioni repentine e brusche frenate. L’obiettivo è quello di evitare che il Movimento venga etichettato come sterile fronte del no. Un rischio che esiste e che il fondatore ha toccato con mano consultando bagnanti e vacanzieri della Costa Smeralda. Per questo, c’è già chi fra i grillini immagina tortuosi percorsi parlamentari per cambiare maggioranza di governo senza passare – almeno in un primo momento – da una sfiducia.


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